Fondazione UNA: il cacciatore paladino dell'ambiente
"La gestione del patrimonio vivi-faunistico in Italia: tra piccoli e grandi passi, dove siamo e dove arriveremo" – è stato l'argomento centrale della tavola rotonda che la Fondazione UNA ha organizzato a Roma con la fattiva collaborazione di Benelli Armi
La Fondazione UNA (Uomo, Natura, Ambiente) Onlus è nata nel 2015 ed è stata riconosciuta nel 2016 dal Ministero dell'Ambiente in occasione della stipula di un protocollo d'intesa.
Lo scopo della Fondazione UNA è quello di superare l'anacronistica contrapposizione – purtroppo oggi ancora più viva che mai – tra il mondo dell'ambientalismo e il mondo venatorio: una contraposizione peraltro dannosa per l'ecosistema, in quanto impedisce ai cacciatori moderni di svolgere fino in fondo il loro ruolo di tutori del territorio e garanti della biodiversità, rispettosi delle regole dettate dalla comunità scientifica e oppositori del bracconaggio.
In quanto "abitante naturale" dei sistemi spesso in stato d'abbandono come i boschi e le montagne, il cacciatore agisce tutto l’anno – non solo nei pochi mesi della stagione venatoria – quale elemento di controllo del territorio e di segnalazione preventiva alle Autorità delle problematiche legate al dissesto idrogeologico e ambientale.
Tale azione costante deve essere riconosciuta, in particolar modo dalle Autorità stesse e da quelle associazioni ambientaliste che si fregiano in maniera autoreferenziale del titolo di protettori esclusivi della natura, al fine di sviluppare un rapporto di collaborazione proficua tra detti elementi e il settore agriculturale e agropastorale; una collaborazione che, su scala purtroppo non ancora elevata come sarebbe auspicabile, già esiste e sta generando progetti concreti sul territorio.
È questo lo spirito che ha portato la Fondazione UNA a organizzare, con il patrocinio di Benelli Armi, la tavola rotonda "La gestione del patrimonio vivi-faunistico in Italia: tra piccoli e grandi passi, dove siamo e dove arriveremo", tenutasi lo scorso martedì 14 novembre presso l'Albergo Nazionale di Piazza Montecitorio a Roma.
A distinguere l'evento dalle tante tavole rotonde organizzate nel corso degli anni da associazioni venatorie, associazioni ambientaliste e organizzazioni non-governative è stata la presenza di eminenti personalità scientifiche e politiche, compresi esponenti di governo, che per la prima volta hanno evidenziato fuori dalle aule istituzionali la necessità di sostenere iniziative a favore dei cacciatori in quanto “soggetti attivi nella tutela e mantenimento del territorio”.
E non potrebbe essere altrimenti, visto e considerato che non solo i cacciatori sono attivamente impegnati nel monitoraggio del territorio ove praticano l'attività venatoria – anche svolgendo funzioni di pubblico servizio, come nel caso dei cacciatori che si offrono volontari per militare nelle Compagnie Barracellari in Sardegna – ma anche che sulla loro attività gravano numerose tasse e balzelli, a partire dal costo di mantenimento annuale della licenza di caccia e relativa assicurazione, che generano un introito indispensabile per lo Stato per sostenere i progetti di tutela dell'ambiente.
In poche parole: a differenza dei gruppi estremisti che si dicono animalisti, i quali spesso e volentieri estrinsecano il loro "ambientalismo" solo ed esclusivamente nel pericolosissimo disturbo venatorio e in altre attività di disturbo o violenza che costituiscono di solito reato, i cacciatori pagano di tasca loro per la tutela dell'ambiente e si impegnano in prima persona.
Alla tavola rotonda, coordinata dal giornalista Enrico Cisnetto, hanno partecipato l'onorevole Mariastella Gelmini, vicecapogruppo vicario di Forza Italia alla Camera dei Deputati; la senatrice Anna Maria Bernini, vicepresidente del gruppo di Forza Italia al Senato della Repubblica; l'onorevole Marco Donati, membro per il Partito Democratico della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo alla Camera; il dottor Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti; il dottor Mauro Libè, consigliere politico del Ministro dell’Ambiente; il dottor Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi; il senatore Luciano Rossi, di Alternativa Popolare; l'onorevole Stefano Borghesi, deputato della Lega Nord; e il dottor Maurizio Zipponi, presidente del comitato scientifico della Fondazione UNA.
Basandosi sulle evidenze scientifiche e su una puntuale analisi delle potenzialità economiche del settore, la tavola rotonda ha sottolineato la necessità di gestire e valorizzare la risorsa costituita dal patrimonio faunistico italiano, anzitutto con una convergenza di mondo venatorio e ambientalista per l'istituzione dei parchi nazionali – anche nell’ambito delle modifiche normative alla legge 394 in corso in Parlamento – andando nella direzione di una gestione più dinamica e proficua delle aree protette che consenta il passaggio delle stesse da "parco-museo", assolutamente intoccabile, a "parco attivo", vivibile anche tramite un prelievo venatorio che rientri tra gli elementi di salvaguardia della biodiversità.
Alla gestione condivisa del territorio e delle sue risorse partecipa anche il settore agricolo; il legame tra una corretta attività venatoria e la creazione di un nuovo sviluppo economico è sancito da importanti pubblicazioni scientifiche e da studi di spessore. I danni prodotti da specie invasive, come quella dei cinghiali, a oggi rappresentano un pericolo per la sicurezza umana, l’ecosistema ambientale e l’economia agricola; la convivenza tra cacciatori, agricoltori e ambientalisti è dunque concretamente realizzabile in quanto portatrice di un nuovo modo di intendere il rapporto con la natura, in grado di valorizzarla anche attraverso la creazione di nuove opportunità economiche.
I presupposti per il superamento di paradigmi antidiluviani, per l'isolamento degli estremismi pericolosi e per la tutela dei diritti del comparto venatorio ci sono sicuramente tutti, come emerge da quello che è probabilmente il più importante evento del suo genere realizzato in Italia da anni.
Resta da vedere se le parti, e in particolar modo il settore dell'ambientalismo, vorranno abbandonare le posizioni dogmatiche anche a costo di scontentare una parte della loro stessa base. Il rischio, altrimenti, è di continuare a farsi danno a vicenda mentre il patrimonio naturale della terra più bella d'Europa si avvia su una strada da cui non c'è ritorno.
L’intero evento è disponibile online nella sezione video della fanpage ufficiale della Fondazione UNA Onlus al seguente link:
https://www.facebook.com/FondazioneUNAOnlus/
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