Greener MK2 Light Harpoon Gun: il lancia-arpioni del film “Lo squalo”!
Prodotto in Inghilterra dalla leggendaria W.W. Greener di Birmingham, il lancia-arpioni Mk.2 su base Martini-Henry è famoso per essere la star non ufficiale del film “Lo Squalo”
Quello della W.W. Greener è uno dei nomi più famosi e più antichi ancora in attività nel panorama armiero classico britannico. Fondata nel 1829 da William Greener a Newcastle e trasferita a Birmingham nel 1844, l’azienda – che porta il nome del figlio del fondatore, William Wellington Greener – ad oggi produce ancora armi fini.
Oltre a produrre armi, sia William Greener che il figlio William Wellington erano inventori, e la loro attività nel corso dei decenni ha contribuito a grandi passi avanti dell’ingegneria e della tecnica, non solo in campo armiero. Già nel 1837 l’azienda iniziò la produzione di strumenti lancia-arpioni e lancia-sagole destinati alla pesca di pesci di grandi dimensioni e alla cattura di animali marini per scopi scientifici.
I primi lancia-arpioni Greener erano a polvere nera e si montavano sulla prua delle navi baleniere; fu solo nel 1890 che l’azienda mise in commercio il suo primo lancia-arpioni leggero spallabile, il “Light Harpoon Gun”, basato sull’azione del fucile Martini-Henry che W.W. Greener conosceva molto bene, avendola utilizzata a lungo nelle sue creazioni – dalle carabine sportive al “Greener Police Gun” usato dalle Forze dell’Ordine coloniali britanniche a partire dal 1922 – addirittura producendo armi su base Martini-Henry fino al 1998.
La seconda incarnazione del Light Harpoon Gun di Greener – il modello Mk2, appunto – arrivò negli anni ‘50 e fu prodotto costantemente dall’azienda a Birmingham anche dopo che, nel 1965, fu acquisita da Webley & Scott. Il Light Harpoon Gun Mk.2 fu distribuito da Webley fino a quando, nel 1979, quest’ultima non abbandonò la produzione di armi da fuoco e il marchio W.W. Greener non tornò autonomo.

Il lancia-arpioni Greener Light Harpoon Gun Mk.2 è un’arma relativamente semplice, basato per l’appunto su un’azione a leva a blocco cadente Martini-Henry e realizzata in larga parte in acciaio con elementi in ottone. Tutte le componenti metalliche, internamente ed esternamente, venivano protette con una pesante cromatura a spessore per resistere agli effetti nefasti della salsedine e dell’umidità tipiche degli ambienti marini; per lo stesso motivo, il calcio e l’astina in noce – di foggia peculiare per motivi che vedremo più avanti – presentavano una spessa verniciatura.


Il Light Harpoon Gun Mk.2 di Greener è smontabile in due componenti – anteriore e posteriore – per facilitare il trasporto in un’apposita custodia; di queste, la parte posteriore consta essenzialmente nel calcio e nell’azione di un fucile Martini-Henry, mentre quella anteriore è quella dove il fucile è stato radicalmente modificato per assolvere alla funzione di lancia arpioni.
Il fucile è predisposto per l’uso di munizioni a salve basate sul calibro .38 Special, sviluppate appositamente dalla Kynoch. La canna è liscia ed è realizzata appositamente per utilizzare gli arpioni in acciaio inossidabile da mezzo chilo di peso che si innestano su di essa.
L’astina è predisposta per montare un supporto a due rebbi, tenuto in sede con un fermo a molla, su cui si avvolge la cima che assicura l’arpione all’arma stessa.



Le due parti del Greener Light Harpoon Gun Mk.2 si avvitano l’una all’altra in maniera semplice, e parimenti semplice è l’utilizzo: innestato l’arpione sulla canna e avvolta la sua cima sul supporto assicurato al guardamani, si abbassa la manetta d’armamento per aprire l’azione a blocco cadente ed inserire in camera la cartuccia a salve. L’arma è dotata di una sicura manuale sul lato destro del fusto, che a differenza di quanto accade su altre armi di derivazione Martini-Henry prodotte da Greener non si inserisce automaticamente quando la leva d’armamento viene chiusa, mentre un ritegno sotto la canna impedisce all’arpione di sfilarsi, quando è innestato nella canna.

Il Light Harpoon Gun Mk.2, tuttavia, non è un’arma per le grandi distanze, né di grande precisione: come indicato nel manuale, l’arpione è in grado di colpire un cerchio da otto pollici, o venti centimetri, di diametro pur mantenendo sufficiente penetrazione, alla distanza di trenta metri che poi sarebbe la massima gittata. Del resto, le mire erano semplicissime: un cortissimo canale fresato di fronte alla finestra di caricamento sul fusto funge da tacca di mira, mentre per mirino si deve utilizzare uno dei rebbi dell’arpione.
Si trattava, dunque, di un puro e semplice strumento da lavoro per la pesca industriale di tonni ed altri grandi animali marini, e in virtù di ciò ciascun esemplare veniva fornito di sei rocchetti di cima per l’arpione, da 35 iarde di lunghezza (32 metri circa), ciascuno dei quali era testato e certificato per sostenere pesi fino a 300 libbre, o 136 chili; su richiesta si potevano acquistare direttamente da Webley & Scott cime più lunghe o di maggior resistenza, fino ad una certificazione massima di 1.200 libbre (544 chili circa).
Oltre alle sei cime, la dotazione di fabbrica comprendeva due appositi supporti, tre arpioni, materiali per la pulizia e due scatole da cinquanta cartucce a salve.
Al di là del contributo dato alle attività di pesca e ricerca scientifica oceanica nella prima metà del 20mo Secolo, il Light Harpoon Gun Mk.2 della W.W. Greener sarebbe oggi una nota a margine nella storia di due importanti marchi dell’industria armiera inglese, se nel 1975 non fosse diventato il protagonista non ufficiale di uno dei film più iconici di sempre: Lo Squalo.


Nel film di Steven Spielberg, il personaggio del cacciatore di squali Quint, interpretato da Robert Shaw, monta ed utilizza il lancia-arpioni Greener in una maniera che segue alla lettera il manuale: si tratta di una delle pochissime volte in cui, in un film, si vede un’arma “esotica” utilizzata nel modo corretto e soprattutto nel corretto contesto per cui è stata sviluppata.
Il numero di lancia-arpioni Greener Light Harpoon Gun Mk.2 ancora in circolazione oggi non è noto; soprattutto negli USA saltano fuori raramente – ma periodicamente – nei cataloghi delle case d’asta specializzate, e quando accade si tratta quasi sempre di esemplari in condizioni perfette, perché se qualche esemplare ne sopravvive, evidentemente è perché non è stato sottoposto ad uso intenso.
Nello specifico, l’esemplare che vedete nelle foto a corredo di questo servizio (realizzato a Roma, presso l'armeria Red Point di Ostia) è in condizioni eccellenti ed è stato prodotto da W.W. Greener prima dell’acquisizione da parte di Webley & Scott; si tratta di un’occasione unica per possedere un’arma rara ed iconica.