Direttiva Europea Armi: il trilogo giunge al termine
La Commissione Europea, con un comunicato stampa, ha annunciato oggi la conclusione del trilogo relativo alle proposte di modifica alla direttiva europea sulle armi
Con un comunicato stampa emesso ieri, la Commissione Europea ha annunciato la conclusione del trilogo relativo alla modifica della direttiva europea sulle armi da fuoco.
Il dossier, lanciato lo scorso novembre dalla Commissione Europea dopo i disastrosi attentati terroristici di Parigi, conteneva originariamente una serie di rigidissime restrizioni sulla capacità dei caricatori amovibili, sul divieto assoluto delle armi d'impostazione militare (quelle incluse nella categoria B7), e molte altre ancora.
Tali restrizioni sono apparse tuttavia subito irricevibili; i lunghi mesi di discussione all'interno del Parlamento Europeo hanno portato a quello che oggi la Commissione Europea definisce "un accordo provvisorio".
Le proposte restrittive della Commissione Europea sono state osteggiate sin da subito dalla comunità degli appassionati europei di armi, dei tiratori sportivi e dei collezionisti, con in prima fila la rete europea Firearms United – che si è meritata dalla Commissione Europea l'etichetta di "aggressiva lobby delle armi".
Sebbene è difficile che il testo consolidato dell'accordo provvisorio sia reso disponibile prima di gennaio, è molto probabile che esso ricalcherà a grandi linee quanto già annunciato il 20 novembre: niente divieto a tappeto delle B7, ma solo il blocco dell'immissione sul mercato delle armi demilitarizzate a partire dalla sua entrata in vigore; e niente divieto a tappeto dei caricatori ad alta capacità, ma restrizioni da cui sarebbero esenti i "tiratori sportivi".
Clicca qui per scaricare il comunicato stampa della Commissione Europea
La Commissione Europea canta vittoria...
...ma è legittimata? Decisamente no.
Sebbene nel testo del comunicato-stampa si parla di un "aumento della sicurezza dei cittadini", esso riporta anche le parole del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker:
« Abbiamo combattuto duramente per un accordo ambizioso che riduce il rischio di attentati terroristici, sparatorie nelle scuole e nei campi estivi con armi legittimamente detenute. Avremmo voluto ottenere di più, ma credo che l'attuale accordo rappresenti una pietra miliare del controllo delle armi nell'UE.»
Molto più importante per noi è la parte in cui si entra nel dettaglio delle proposte originali della Commissione che non sono state accolte:
« La Commissione si duole del fatto che alcune parti della sua proposta originale non siano state sostenute dal Parlamento e dal Consiglio. La Commissione aveva proposto un livello più alto di ambizione, con la messa al bando più totale delle armi semi-automatiche più pericolose tra cui tutte le armi delle famiglie AK47 e AR15, e la messa al bando della possibilità per i collezionisti privati di detenere armi d'assalto. La Commissione si duole anche che la capacità massima dei caricatori per le armi semi-automatiche non sia stata limitata a dieci colpi.»
Poiché queste parole sono quanto più vicino la Commissione Europea, nella sua superbia, possa arrivare all'ammissione di una sconfitta, è importante sottolineare che ciò che queste parole significano è che la pressione di Firearms United e delle altre parti in gioco è riuscita a neutralizzare quantomeno le parti peggiori e più disastrose della proposta della Commissione.
E la partita non è ancora conclusa.
L'accordo provvisorio uscito dal trilogo, infatti, dovrà essere approvato dal comitato IMCO del Parlamento Europeo a febbraio, e poi dal Plenum dell'Europarlamento a marzo. In tali occasioni potranno essere proposti ed approvati emendamenti per affrontare i problemi posti ancora da alcune parti critiche che permarrebbero nel testo, quali la messa al bando delle armi demilitarizzate (seppure con l'autorizzazione per chi oggi le possieda di continuare a tenerle), la definizione dei "tiratori sportivi" che sarebbero autorizzati ad utilizzare caricatori "ad alta capacità", e alcuni altri.
Non siamo ancora sconfitti
In questa direzione si indirizzerà presumibilmente nelle prossime settimane l'azione della rete di Firearms United – il cui Presidente, Tomasz Stępień, ha recentemente indirizzato una lettera a Frans Timmermans, vice-presidente della Commissione Europea. Allegandovi il riassunto del brillante Impact Assessment presentato da Firearms United in occasione della sua conferenza al Parlamento Europeo dello scorso novembre, Tomasz Stępień ha espresso il desiderio di Firearms United di collaborare coi legislatori per rendere la direttiva europea sulle armi un atto legislativo che, anziché focalizzarsi su restrizioni inutili nei confronti dei cittadini onesti, possa costituire una pietra miliare nella lotta al traffico illecito e rendere dunque effettivamente più sicura l'Unione Europea.
Sarà l'eventuale reazione della Commissione – o la mancanza di essa – a dire una volta per tutte se la volontà politica è quella di rendere l'UE più sicura per tutti o solo quella di disarmare i cittadini onesti. La lettera di Stępień a Timmermans non deve infatti interpretarsi come segno di debolezza o tentativo di resa onorevole da parte di Firearms United, ma come mano tesa: è l'ultima occasione che la Commissione, e l'Unione Europea nel suo complesso, hanno di recuperare un briciolo di credibilità agli occhi dei legittimi possessori d'armi di ventotto Paesi.
Clicca qui per scaricare la lettera di Tomasz Stępień a Frans Timmermans
Non di una vittoria, né di una sconfitta dunque si tratta, ma di un pareggio che apre la porta alle prossime battaglie – dai voti all'Europarlamento al recepimento da parte dei singoli Stati membri, fino alle varie cause legali che probabilmente saranno intentate contro un dossier che nel suo iter ha violato quasi tutte le norme e le leggi dell'UE. Le sfide che verranno nelle prossime settimane saranno da affrontarsi, come si è fatto finora, con energia e determinazione ma anche con fiducia nel coordinamento di chi è già riuscito ad ottenere molto.
Soprattutto è importante evitare di cedere alla tentazione di incanalare la propria rabbia e frustrazione – per quanto giustificate, da cittadini onesti fatti bersaglio di proposte restrittive ingiuste – in iniziative personali che possono essere controproducenti ed alienarci le simpatie di quei membri dell'Europarlamento che saranno fondamentali per le decisioni finali. È a questo che si riferisce la dichiarazione ufficiale di Tomasz Stępień che stigmatizza l'invio – avvenuto alcuni giorni fa all'indirizzo di numerosi europarlamentari di certe E-Mail – i cui toni e contenuti rischiano di vanificare gli sforzi fatti nei mesi scorsi per stabilire contatti proficui con i legislatori.