Legittima Difesa: difendersi in casa propria
Legittima difesa in casa, ma come? Un tempo i ladri non si azzardavano a forzare una porta sapendo che la casa era abitata. Ora i furti avvengono a qualsiasi ora, anche con i proprietari presenti (e non solo "di notte")
I ladri sono spesso impuniti. Accade anzi spesso che a fronte di una pur giusta reazione da parte dell’aggredito, chi amministra la giustizia conceda risarcimenti osceni all'aggressore, dimenticando che chi subisce un’aggressione sotto stress non può soppesare la propria reazione.
Per non parlare dei tentativi di proporre leggi restrittive e inutili, proclamando che è solo compito delle istituzioni difendere il cittadino. E su questo, ho i miei dubbi.
Insomma: più che le aggressioni, dobbiamo temere le leggi "che ci tutelano".
Le aggressioni, anche quelle in casa, si svolgono in tempi talmente ristretti che per le forze dell’ordine è praticamente impossibile intervenire in tempo
Il tempo tra l’allarme e l’arrivo dei “nostri” è comunque sempre troppo lungo. In pochi minuti si possono fare molti danni.
Alcuni consigliano di chiudersi in una stanza e aspettare l’arrivo della polizia. Io credo che questa tattica, se la stanza non sia stata attrezzata a “panic room”, non sia tra le migliori, specie se non si ha nessun ausilio difensivo. Sfondare la porta della stanza dove ci siamo rintanati è molto semplice per chi non ha remore a violare l’entrata principale.
Tra l'altro, chiudersi nella panic room potrebbe far apparire la nostra casa come un comodo supermercato, spingendo i ladri a tornare più volte, vista la facilità del compito.
Chi ha case dotate di uscite secondarie, avendone tempo, dovrebbe cercare di uscire dall’abitazione, evitando al massimo il contatto con gli intrusi. Purtroppo questa è un’opportunità remota. Tempi, modalità delle aggressioni delle rapine e le moderne abitazioni, di solito non permettono di fuggire, rendendo il contatto con gli intrusi inevitabile, violento e non infrequentemente mortale. Non lo dico io. Basta leggere i fatti di cronaca.
Chi decide di forzare la porta di una casa abitata non ha scrupoli. È pronto a tutto, ha una cultura basata sulla violenza. Quello che a noi può sembrare un comportamento aggressivo per certi soggetti è normalità.
I nuovi predoni, utilizzano tutti i mezzi per farsi rivelare dai legittimi proprietari di casa dove sono riposti i nostri averi. Sono impiegate armi da fuoco, coltelli, calci, pugni, lo stupro, bastoni e quanto a loro disposizione o trovato direttamente sul posto. Non ultimo è stato utilizzato un ferro da stiro per torturare i proprietari di casa.
Potrà anche essere politicamente scorretto affermarlo, ma negli ultimi anni l'Europa si è riempita di sbandati (non sempre dei semplici "profughi") e purtroppo, chi governa sembra non rendersi conto di mettere dei lupi a contatto con sprovveduti agnelli.
Decidere di difendere noi stessi, i nostri cari e i nostri beni è da prendere in considerazione soprattutto sapendo che è in gioco la nostra vita. Non sappiamo se chi ci aggredisce si limita a toglierci solo i nostri beni e quali mezzi utilizza per farlo.
La preoccupazione di quello che accade dopo che ci siamo difesi, tenendo conto delle statistiche nefaste, relative a chi è aggredito in casa propria, deve giustamente essere presa in considerazione ma andrebbe anche ricordato il detto: better judged by twelve than carried by six.
Se prima, preparandoci per la notte, l’unica preoccupazione era quella di caricare la sveglia e mettere un bicchiere d’acqua sul comodino ora, accanto al letto, sarebbe salutare disporre altri oggetti.
La difesa abitativa è soprattutto prevenzione: attenzione alle persone che fate entrare in casa, o con cui parlate rivelando le vostre abitudini.
Ottima idea un antifurto con sirena. Non solo quando siamo fuori, ma anche quando siamo in casa, l’allarme sonoro ci segnala prontamente ogni intrusione. Un espediente consiste nel far scattare volutamente la sirena dll'allarme, specialmente se abbiamo avuto l’accortezza di scegliere un sistema dotato di scheda telefonica e chiamata automatica collegata a parenti, amici o forze dell’ordine.
Soprattutto sotto stress, è più semplice premere il pulsante del telecomando dell’allarme, che comporre dei numeri sulla tastiera del cellulare, magari al buio. Probabilmente in questi frangenti non si ricorda neanche il codice di sblocco del nostro smartphone.
Ricordiamo poi anche il fatto che la linea fissa del telefono potrebbe essere stata volutamente interrotta dai malviventi: quindi utilizziamo il cellulare come piano “B”.
Indispensabili ma non risolutive, porte blindate e inferriate. Questi presidi non sono totalmente inviolabili ma possono senz’altro ritardare l’accesso dei malintenzionati e dare tempo per mettere in atto una contromossa.
Molta attenzione deve essere fatta quando entriamo e usciamo da casa. Nei condomini sono da preferire portoni vetrati per controllare chi sosta all’interno o al di fuori del nostro portone.
Altri luoghi che richiedono attenzione sono l’ascensore e il garage dove è più facile essere aggrediti.
Vale lo stesso per chi abita in una casa dotata di giardino e cancello. Da preferire cancelli che consentano la visuale dall’interno e dall’esterno e giardini sistemati in modo che non offrano nascondigli. In alternativa dotiamoci di telecamere.
Un valido aiuto arriva dai nostri amici a quattro zampe: i cani. Se non vogliamo tenere in casa dei cani addestrati di grossa taglia che potrebbero far desistere i malintenzionati, ripieghiamo su un piccolo cane abbaiatore tipo un simpatico Jack Russell. I sensi acutissimi di questi amici dell’uomo, avvertono la presenza di malintenzionati molto prima dei sistemi elettronici. Indipendentemente dalla "stazza", il cane deve essere tenuto sempre all'interno della nostra abitazione.
Purtroppo, dal momento in cui parte l’allarme, all'effettivo arrivo dei soccorsi (SE arrivano) passa del tempo e in questi casi anche pochi minuti equivalgono a un’eternità.
Optato per l'antifurto elettronico o a quattro zampe, una volta realizzato che in casa è entrato uno o generalmente più intrusi, dobbiamo dotarci di qualche strumento utile per contrastare la violenza che potrebbe scaturire dagli aggressori.
In casa nessuno vieta di tenere a portata di mano un coltello, utile non solo per scopi difensivi. Uno smartphone e il telecomando dell’eventuale antifurto completeranno la nostra dotazione.
Ma prima di pensare all'arma da fuoco, il minimo necessario consiste nel dotarsi di una torcia tattica, ausilio che definiremmo adirittura indispensabile. Per consuetudine, una torcia è considerata tattica quando consente di impostare l’emissione luminosa solo alla massima potenza senza regolazioni intermedie dei lumen posseduti.
Negli ultimi 2-3 anni abbiamo assistito a una vera e propria esplosione di modelli di torce, molto potenti, che pur disponendo di regolazioni della potenza, sono dotate di caratteristiche tali da farle classificare come perfettamente idonee anche ad impieghi di tattici, pertanto ottime anche in situazioni di difesa personale abitativa.
Il fascio luminoso generato da queste super torce, proiettato negli occhi, crea un muro di luce che impedisce agli aggressori di vedere e combattere.
Se si dispone di una torcia tattica, utilizziamo sempre questa per muoverci al buio. Non commettiamo l'errore di accendere la luce dell'abitazione, come invece consiglia qualche esperto. Eviteremo in questo modo di diventare un facile bersaglio. La torcia serve inoltre a essere sicuri del "nostro" bersaglio, o semplicemente a trovare la via di fuga.
L’ultima risorsa è l’arma da fuoco.Teniamo conto di chi vive in casa con noi. Rispettiamo tutte le regole di sicurezza per impedire che l’arma vada in mano a persone incompetenti. Consideriamo però che l’arma, in caso di pericolo, deve essere immediatamente raggiungibile.
Gli istruttori d’oltreoceano, ai quali mi associo, asseriscono che quando si materializza un pericolo in casa devi contare fino a tre. Se al tre non hai l’arma carica in mano... hai perso. Un’arma chiusa in cassaforte, a chiave in un cassetto o tenuta solamente scarica, difficilmente sarà disponibile nei pochi secondi che precedono lo scontro.
Di primaria importanza: la destrezza e sicurezza nell’uso dell’arma da fuoco, che si ottiene unicamente con un addestramento appropriato e costante.
La scelta dell’arma deve tenere conto della propria preparazione, della prestanza fisica e del calibro adatto a essere utilizzato all’interno di un’abitazione.
Evitiamo calibri esasperati per arma corta o fucili a pompa con calcio a stampella. Nel dubbio, se non siete convinti, provate a sparare qualche colpo a piena carica con un fucile calibro 12 tenuto al fianco, utilizzando l’impugnatura a pistola.
In questi attimi è facile scordare la combinazione della cassaforte, dove abbiamo nascosto la chiave del cassetto, la scatola delle cartucce o il caricatore della pistola. Se utilizziamo un’arma per difesa abitativa, riporla separata dalle cartucce e in luoghi diversi o tenere l’arma smontata non ha nessun senso pratico.
Se non possiamo fare a meno di tenere l’arma scarica e smontata, rendendola un puro oggetto da collezione, non c’è altra alternativa dei molossi.
Chi amministra la giustizia spesso la interpreta. Sembra però l'interpretazione volga spesso a sfavore dei cittadini onesti.
Chi si è trovato costretto a difendersi da un’aggressione spesso è condannato. Ormai anche i comici prendono in giro la giustizia italiana sul tema della legittima difesa e il sempre intravisto “eccesso”.
È infatti applicata la “proporzionalità” alla reazione all'aggressione, vista come se tutti gli aggrediti fossero forti ed esperti lottatori, in grado di sbaragliare con estrema facilità e a mani nude avversari armati e in sovrannumero, dosando le proprie forze, per non fare troppo male ai poveri rapinatori colti nel pieno esercizio delle loro funzioni lavorative.
Il dilemma è: farsi massacrare ingiustamente o subire i rigori della legge altrettanto ingiustamente? Per questo non ho risposta.