Perché le pistole "Striker Fired" hanno conquistato il mondo
Negli anni le pistole cosiddette "Striker Fired", ovvero dotate di sistema a percussore lanciato, hanno di fatto conquistato il mercato delle armi corte. Portato al successo dalla Glock, il favore riscontrato da tali armi ha spinto tutte le case costruttrici a inserire nei loro cataloghi pistole con meccanismo di sparo di tipo “Striker System”.
Partiamo dalla definizone di base della parola stessa: "striker" in inglese, "percussore" in italiano.
In un sistema di sparo di tipo "Striker Fired", l'innesco sul fondello della cartuccia viene colpito dalla punta del percussore (come in qualsiasi arma). Tuttavia, a differenza dei sistemi cosiddetti "a cane esterno", il percussore non è spinto (lanciato) in avanti dall'abbattimento di un cane, ma dalla semplice forza di una molla a spirale.
L’idea geniale è stata quella di rispolverare delle intuizioni meccaniche già esistenti da molti anni. Infatti già le pistole Borchardt C93 (del 1893) e in seguito le Roth Steyr M1907, utilizzavano sistemi meccanici simili a quelli che oggi si trovano nelle varie pistole che impiegano il sistema “striker fired” a percussore variamente lanciato.
L’innovativa pistola Borchardt C93 si avvaleva inoltre un sistema di chiusura articolato, in seguito ripreso dalla più famosa Luger P08, dotata anch’essa di sistema a percussore lanciato. Per pura curiosità si ricorda che la pistola Luger P08, una volta caricata, può sparare anche separata dal fusto.
Il sistema "Striker Fired" si avvale di una serie di collegamenti tra la leva di scatto e il percussore, che in questo sistema viene appunto definito come "percussore lanciato".
Il percussore si carica di energia cinetica tramite una molla a spirale che, in relazione al sistema adottato e una volta azionato il carrello otturatore, può essere compressa parzialmente. la stessa molla, in altre varianti del sistema "striker" può essere compressa completamente azionando leva di scatto.
Nell'immagine qui affianco vediamo il percussore del sistema di sparo Glock, scomposto nelle sue poche parti: si noti la molla che fornisce l'energia cinetica occorrente alla percussione della capsula della cartuccia.
Per quanto riguarda i fusti realizzati in polimeri plastici che equipaggiano le moderne pistole "striker system", un modello precursore risale al 1970, quando fece la sua comparsa la Heckler & Koch VP70: l'arma non riscosse molto successo, sia per l’aspetto troppo fuori dagli schemi per quegli anni, sia per lo scatto, non proprio da tiro, ma il suo fusto in polimero aprì la strada al mondo delle pistole che conosciamo oggi.
Tornando ai giorni nostri, si fa per dire, nei primi anni ’80 uscì un’altra arma che rivoluzionò il mondo delle armi corte: la Glock 17, pistola full size con caricatore bifilare da ben 17 cartucce, chiusura a corto rinculo di canna sistema Browning modificato, ma soprattutto sistema di scatto detto “safe action” a percussore pre-lanciato e fusto polimerico.
Alla comparsa della Glock, apriti cielo! tutti i puristi dei primi anni ottanta gridarono allo sdegno: il cane dov’è?! è pericolosa, perché non ha sicure!
E saltò fuori perfino una notizia - nota a tutti gli appassionati di armi -, notizia che oggi definiremmo una “fake news”, ma ai tempi subito spacciata per vera dai classici “giornalisti che spiegano bene quello che non sanno” (aforisma di Leo Longanesi), ovvero che "la Glock non era rilevata dai metal detector, perché era di plastica!". Trascurando il piccolissimo dettaglio che in plastica è solo il fusto, mentre tutto il gruppo canna-carrello è di normale e rilevabile acciaio.
Nei primi anni ottanta la Glock era così strana agli occhi di molti puristi che, per il solo fatto che per metà fosse in plastica, c’era chi si rifiutava persino di toccarla. Come sono poi andate le cose e quanto successo abbia avuto il "concetto Glock", ormai lo sappiamo tutti.
All’epoca anche io era un po’ scettico: per me esisteva solo la Beretta 92 e la Colt 1911 Government. Poi nei primi anni ’90, alla ricerca di una pistola compatta, sono venuto in possesso della mia prima Glock un modello 19.
Dopo poche scatole di cartucce confrontai i tempi di estrazione e 1° colpo in sagoma tra le tre pistole in mio possesso. Ottenuto il tempo minore con la Glock appena acquistata, mandai in pensione Colt e Beretta, adottando il detto in voga negli USA: "show your 1911 to your friends, and your Glock to your enemies".
Sta di fatto che anche le rosate ottenibili con le pistole striker-fired sono alla base del loro successo, come mostra la rosata della foto in alto.
Ovviamente le varie opposizioni di chi non apprezzava le pistole Glock erano tutte campate per aria, tanto che negli anni la casa austriaca ha preso il sopravvento su qualsiasi tipo di arma corta in commercio, risultando negli anni la più venduta e la più copiata, avvalorando la tesi che la qualità alla lunga paga.
Le ragioni del successo della Glock o più in generale delle pistole polimeriche con sistema striker sono molteplici:
- A differenza di quanto affermato, riguardo la loro pericolosità, tutte le pistole striker system hanno sicure automatiche che impediscono lo sparo a meno che non si prema volontariamente il grilletto.
- In virtù del semplice sistema di scatto la meccanica ha un numero di parti ridotte che aumenta l’affidabilità, diminuendo la possibilità di rotture.
- Il fusto polimerico, oltre a diminuire il peso dell’arma, riduce lo spessore dell’impugnatura non richiedendo l’aggiunta delle guancette e rendendo gestibile queste pistole anche a chi ha mani piccole. I modelli recenti sono forniti di back strap per adattare l’arma a varie complessioni.
- Lo scorrimento che avviene tra le guide del carrello e i ridotti inserti di metallo, presenti nel fusto, genera attriti minori rispetto ai classici sistemi delle pistole in acciaio o lega di alluminio. Questo comporta un ciclo di sparo virtualmente esente da malfunzionamenti, anche in caso di sporcizia accumulata, procrastinando gli interventi di pulizia quando per problemi logistici non sia possibile effettuarli.
- L’assenza di sicure manuali (per alcuni modelli) e del cane esterno, oltre a rendere l'arma "snag free" ne riduce le manipolazioni, aumentando la sicurezza specialmente stando sotto stress.
- Il sistema di scatto sempre uguale, dal primo ai successivi colpi, a differenza delle pistole dotate di scatto misto, velocizza il periodo di addestramento del neofita.
- La lavorazione del fusto e lo stesso materiale plastico di cui è costituito, riduce sensibilmente il costo finale dell’arma.
Eppure c’è ancora chi osteggia questo tipo di armi. Tra questi ci sono persino alcuni addetti ai lavori. I pregiudizi riguardano proprio le prerogative funzionali che al contrario aumentano la sicurezza nel maneggio, come l'assenza del cane e delle sicure manuali esterne.
Alcuni “esperti” affermano che tali armi possono essere utilizzate solo da pochi eletti super addestrati - ovvero loro stessi. Ricordate il marchese del Grillo? "Io so’ io e voi nun sete ’n "beep"... Le cose oviamente non stanno così, e il primo punto da sfatare è la pericolosità data dell’assenza del cane esterno.
In primo luogo ricordiamo che l’arma corta può essere utilizzata sotto stress. Non necessariamente stress da combattimento. Basta effettuare un addestramento sotto l’occhio di un istruttore per mettere in agitazione anche il tiratore esperto. Prendiamo a esempio pistole dotate di scatto in doppia azione e cane esterno. Ho visto personalmente e più spesso di quanto si possa immaginare, durante gli addestramenti, rimettere armi in fondina con il cane armato e il colpo in canna, dimenticando di azionare la sicura manuale.
Credo sia più pericoloso rimettere in fondina una pistola con uno scatto in singola azione di 1,5 kg rispetto a una striker che normalmente ha uno scatto che supera i 2,5 kg. Resta il fatto che lo skill del tiratore dovrebbe essere tale da non commettere questi errori grossolani.
Il problema peggiora se per regolamenti imposti a dipendenti di vari corpi armati, esiste il divieto di portare il colpo in canna (vedi articolo dedicato). In questo caso, una volta caricata l’arma, la confusione del personale, addestrato sommariamente, aumenta.
Ricordare di attivare o disattivare le varie tipologie di sicure manuali può fare la differenza tra la vita e la morte. Con le striker prive di sicure manuali, basta ricordare di non mettere il dito sul grilletto se non si vuole sparare o in caso di bisogno estrarre e sparare: do it simple, stupid!
Quindi il cane, anche se l’arma ne è dotata, senza i necessari automatismi, con molta probabilità sotto stress non si ricorderà di riportarlo in posizione di riposo e neanche verrà in mente di andare a guardarlo.
Per quanto riguarda il peso dell'arma, avremo sempre la tentazione di lasciare a casa la bellissima arma in acciaio, pesante un chilo scarica, e non averla in caso di bisogno.
Di contro, il peso ridotto di una pistola compatta o sub-compatta che aumenterebbe il rilevamento durante il tiro, ricordo che queste armi sono state ideate per porto prolungato e tiri da difesa che raramente vanno oltre i 7 metri. Lo sport non c’entra nulla, non occorre prendere il bottone della camicia, ma cercare di colpire il bersaglio in una zona centrale “alta” del torso umano.
Le armi non adatte a tutti non sono le striker fired, ma ben altre. Sono ad esempo quelle con impugnature esageratamente grandi, che impediscono a chi ha mani medio piccole di raggiungere il grilletto (trigger reach) in modo ottimale e di mantenere l’arma saldamente durante tiri veloci, esplodendo colpi in rapida successione.
Armi non adatte sono anche quelle che impiegano la chiusura labile, dotate di molle di recupero che in caso di poca forza nella mano restano difficili da manipolare, specialmente se non si porta la pistola con la cartuccia camerata.
In commercio esistono molte tipologie di armi corte che impiegano il sistema “striker”. Negli anni quasi tutte le case costruttrici hanno introdotto nel loro catalogo questi modelli con poche varianti. La mia preferenza va a quelle prive di sicure manuali. Massima sicurezza unita a un peso di scatto adatto ai tiri difensivi e sempre uguale dal primo ai successivi colpi.
Se si rispettano le norme di sicurezza le pistole striker, ugualmente a quelle a cane esterno, da sole non sparano. Se si considera l’arma “sempre carica” nessuno mette il dito sul grilletto senza necessità. Non basta un cane esterno per aumentare la sicurezza, l'attenzione deve essere data alla camera di cartuccia che, in caso di dubbio, si deve considerare sempre PIENA.
In conclusione, serve tanto addestramento: eseguire manipolazioni corrette, imparare a estrarre l’arma eliminando i tempi morti, scegliere la fondina e l’abbigliamento adatto e sparare regolarmente diverse scatole di cartucce (il numero non è mai abbastanza).