Tecnica: lo scatto di prova nelle armi da fuoco e le sue controindicazioni
Tra le procedure più controverse quella dello “scatto di prova” deve essere analizzata a causa degli incidenti che spesso provoca.
Stabilito che le armi da sole non possono sparare - nessuno è mai riuscito a dimostrare il contrario - avvengono periodicamente incidenti per lo più casalinghi provocati da chi, premendo il grilletto dell’arma erroneamente creduta scarica, ha esploso un colpo spesso fatale.
Ovviamente non parlo di omicidi che si tenta di mascherare come incidenti ma dei colpi partiti involontariamente in seguito agli errori commessi da chi ha maneggiato incautamente l’arma.
Le ipotesi più ovvie riguardo questo tipo di incidenti sono il mancato o errato accertamento dello stato dell’arma, ovvero il controllo della camera di cartuccia e il famigerato “scatto di prova”, da non confondersi con lo “scatto a secco” che si esegue per imparare a sparare con precisione e del quale ho scritto in un altro articolo.
Anche se sembra illogico affermare che una data arma sia più pericolosa di un’altra, resta il fatto che alcune organizzazioni meccaniche richiedendo ulteriori manipolazioni prevedono un addestramento maggiore.
Per esempio, restando in ambito arma corta, è oggettivamente più semplice premere il pulsante di apertura di un revolver per controllare le camere del tamburo che effettuare l’accertamento dello stato della camera di cartuccia di una pistola semiautomatica, ove sono richieste manipolazioni da eseguire con una sequenza non modificabile.
Lo stesso vale per le armi lunghe. Le camere di cartuccia di una doppietta sono facilmente visionabili semplicemente azionando la chiave di apertura posta sulla testa della bascula. Più macchinoso controllare che il serbatoio e la camera di cartuccia di un fucile semiautomatico siano effettivamente vuoti.
Un addestramento corretto e ripetuto nel tempo può mettere al riparo dal commettere errori.
La memoria muscolare acquisita permette di lavorare con il “pilota automatico” ed eseguire le manipolazioni in maniera istintiva anche stando sovrappensiero (condizione comunque sconsigliata quando si maneggia un’arma).
Quando il colpo è esploso involontariamente, possono verificarsi e sommarsi varie cause. Scarso addestramento, distrazione, abitudini sbagliate e mancato rispetto delle 4 principali regole di sicurezza (quelle di Jeff Cooper).
In mancanza dell’addestramento è facile ignorare le 4 regole di sicurezza. Si considera che l’arma sia scarica, si punta l’arma in zone inidonee, non si tiene conto dell’energia cinetica della cartuccia e soprattutto si mette il dito sul grilletto.
Se per distrazione la cartuccia non è stata estratta dalla camera di scoppio e si effettua lo scatto di prova si verifica lo sparo involontario.
Visto che la legge di Murphy funziona bene e chi ha tirato il grilletto di solito ignora la regola che impone di non puntare l’arma verso cose che non si vogliono colpire, la conseguenza spesso è disastrosa.
Un proverbio recita: uccide più la penna che la spada. L’ho ripensato in: uccidono più gli scatti di prova che gli spari volontari . L’errore durante il maneggio delle armi non è ammissibile, tecniche sorpassate rivelatesi pericolose dovrebbero essere immediatamente abbandonate.
Eppure in alcuni poligoni di tiro lo scatto di prova è ancora insegnato e praticato durante i corsi di maneggio delle armi. Chi insegna ed esegue questa procedura non tiene conto dell’errore umano, della memoria muscolare e della differenza - in termini di possibili danni - tra un colpo partito per sbaglio all’interno di un poligono di tiro da quello esploso per sbaglio in un luogo diverso da un poligono.
Un poligono di tiro è progettato in modo che un colpo esploso per errore (sempre che la volata dell’arma sia indirizzata verso una zona appropriata) possa essere intercettato dalle strutture idonee a contenere l’energia cinetica della palla. In un’abitazione, al contrario, in qualsiasi direzione parta la palla si provoca un danno. Dal semplice buco su un muro, al forare tutti i vestiti riposti nel guardaroba o nel peggiore dei casi a provocare danni fisici a persone innocenti poste anche fuori dalla nostra vista.
L’energia cinetica sviluppata da molte cartucce permette di forare una porta, un vetro o un muro divisorio e mantenere una forza viva tale da provocare gravi e irreparabili danni.
Da non sottovalutare che effettuare lo scatto di prova - per abitudine - dopo aver controllato l’arma, potrebbe - per abitudine - far premere involontariamente il grilletto anche dopo che l’arma è stata caricata.
Eppure, salvo casi particolari, le armi non richiedono di effettuare lo scatto di prova, eseguito per riportare il cane in posizione di riposo o disattivare i congegni di scatto.
Per non lasciare molle in tensione, alcuni modelli di armi corte sono dotati di sicure abbatticane. In mancanza di questo congegno è sempre possibile, con le dovute cautele, riportare il cane in posizione di riposo manualmente.
Le pistole striker system possono avere un pulsante che disattiva il percussore quando questo è armato completamente. Nei modelli striker in cui il percussore resta parzialmente armato non c’è necessità di disattivare il percussore ad eccezione nella fase di smontaggio dell’arma.
Persino alcune carabine sono provviste di pulsanti che disattivano il percussore armato.
Per quanto riguarda le armi da caccia, doppiette e sovrapposti il facile controllo delle camere di cartuccia dovrebbe mettere al riparo da spari accidentali, disattivando i percussori con lo scatto di prova. Più attenzione richiedono i fucili dotati di serbatoio.
Per quanti non volessero fare a meno - per convinzione - dello scatto di prova il consiglio è di dotarsi di semplici elenchi telefonici, impilati in giusto numero e spessore, che permettano di trattenere l’eventuale cartuccia sparata per errore.
Per chi è più tecnologico è possibile trovare su internet degli elementi in policarbonato dal costo esiguo che riescono a trattenere palle sparate fino al .44 Magnum.
Ho testato per questo scopo una piastra balistica dal costo di poche decine di euro, reperibile on line sui siti orientali. La piastra Strike Face della DEWBest (www.dewbest.com), protezione livello III-A, in polietilene, rivestita con uno strato di cotone ha sopportato agevolmente le palle di due cartucce calibro .38 Special oltre la palla di una cartuccia calibro .357 Magnum a caricamento medio (circa 63 kgm di energia cinetica).
La piastra posizionata in verticale e in modo precario, collocata all’interno di uno zainetto, non è caduta dopo essere stata attinta dalle varie palle, dimostrando l’ottima attitudine a dissipare l’energia cinetica su tutta la sua superficie. Le palle sono state inoltre trattenute dietro lo strato di cotone, evitando pericolosi rimbalzi di materiale.
Anche se gli elenchi del telefono o le piastre balistiche potrebbero evitare danni materiali, c’è da considerare che il rumore provocato dallo sparo in un centro abitato, potrebbe causare la visita delle FFOO allertate da qualche vicino e probabile sequestro delle armi per inaffidabilità del detentore.
Insomma, meglio lasciare una cartuccia a dormire nella canna dell’arma che spararla dentro casa.