Glock G19 Gen5 calibro 9mm
Glock è arrivata alla quinta generazione. È riuscita la fabbrica austriaca a migliorare ulteriormente un progetto che già dal primo modello era vicino alla perfezione?
Non faccio mistero di essere un estimatore delle pistole Glock. Ritengo che la Glock sia la pistola più sicura e facile da utilizzare specialmente quando l’arma deve essere usata sotto stress. L’assenza di sicure rende queste armi ideali per i tiri di risposta in situazioni difensive. Se si rispettano tutte le norme di sicurezza, basta estrarre l’arma e farla funzionare.
Non ci sono cani esterni da controllare, sicure manuali da azionare o alle quali fare attenzione per paura che si inseriscano involontariamente. Le tre sicure automatiche, presenti in tutti i modelli Glock, permettono il porto in fondina con la cartuccia camerata. Oltre essere “user friendly”, le Glock sono estremamente affidabili, resistenti e precise più di quanto possa servire nei tiri difensivi.
Il particolare sistema di scatto e percussione che si avvale di un percussore semi lanciato, denominato “striked fire”, permette di impiegare la stessa pressione sul grilletto dal primo colpo ai successivi, evitando particolari addestramenti occorrenti a imparare a gestire doppia e singola azione.
Tra le caratteristiche positive delle pistole Glock da non dimenticare c’è la loro economicità. Altre pistole in acciaio o con fusto in lega, possono arrivare a costare il doppio o il triplo di una Glock. Non a caso le Glock sono le pistole più vendute al mondo.
La Glock G19 è una pistola semiautomatica che adotta un semplice ed efficiente sistema a corto rinculo di canna oscillante tipo Browning modificato.
La Glock ha proposto ultimamente la quinta generazione dei suoi modelli di punta G17 e G19. Tra i due, ritengo che il modello G19 Gen5 sia il più versatile nel rapporto tra autonomia di fuoco, maneggevolezza, comodità di porto e occultamento.
Le varie versioni succedute hanno apportato lievi modifiche alle armi ma -sottolineiamo per fortuna - la sostanza è sempre rimasta immutata. Per vedere cosa è cambiato, è necessario a volte fare riferimenti al modello precedente aiutandoci con le foto.
Nella resistente scatola in plastica troviamo oltre la pistola i due caricatori, l’attrezzo per facilitare l’inserimento delle cartucce, ben 4 backstrap con accessori per il montaggio degli stessi, uno scovolo in plastica e naturalmente il manuale di istruzioni.
Estetica ed Ergonomia
La Glock Gen5 si discosta per dei particolari estetici dalla precedente versione. Salta subito all’occhio la rastrematura della parte anteriore del carrello che favorisce l’inserimento dell’arma in fondina, aumentando le proprietà snag free.
Con la quinta generazione Glock torna ai primi modelli eliminando i risalti anatomici anteriori ricavati sull’impugnatura. Si sa che l’anatomia umana è varia, quindi democraticamente Glock è tornata sui propri passi e ha eliminato tali risalti.
Glock ha avuto un occhio di riguardo per i mancini, dotando l’arma della leva arresto carrello bilaterale. Per quanto riguarda le fondine, la nuova leva arresto carrello sembra non interferire con alcuni modelli testati. Come nelle generazioni precedenti il pulsante di sgancio del caricatore è reversibile.
Nella parte anteriore del fusto è stato reintrodotto lo sguscio inferiore, presente nelle prime generazioni ma assente nella 4^ generazione. Tale incavo, in questo caso più ampio, migliora l’estrazione del caricatore che può restare incastrato quando l’arma ha un malfunzionamento tipo “double feed”. Le cuspidi del fusto sono identiche a quelle della 4^ generazione e assicurano un ottimo grip.
La Glock Gen5 mantiene la slitta sotto canna per l’installazione dei congegni di puntamento e illuminazione. L’alloggiamento nel fusto del caricatore presenta una generosa e provvidenziale svasatura, minigonna per i tiratori dinamici, che facilita la sostituzione del caricatore stesso.
Si nota inoltre che è stato eliminato il secondo perno del grilletto adottato dalla Glock a partire dalla terza generazione, per aumentare la resistenza delle armi che impiegano i calibri superiori al 9mm. Le ipotesi possibili di questo downgrade sono o che la quinta generazione sarà disponibile solo in calibro 9 oppure che Glock ha irrobustito le parti soggette a maggiori sollecitazioni quando si utilizzino calibri superiori al 9mm.
Il carrello è di un nero più profondo e meno opaco delle finiture precedenti ottenute con il processo di nitrurazione in bagno di sale chiamato Tenifer o Melonite.
La finitura adottata per la quinta generazione, denominata nDLC, è ottenuta tramite bombardamento di ioni di azoto (n) su particelle di carbonio amorfo simile a diamante (Diamant Like Carbon). Questo tipo di finitura è comunemente usata per rivestire parti metalliche soggette a forti attriti, proteggendo contemporaneamente il metallo dall’ossidazione.
L’impugnatura della Glock normalmente si adatta bene alla maggior parte di complessioni così come esce dalla scatola ma per particolari conformazioni, sono forniti ben 4 backstrap. Applicati sul retro del fusto, due di questi possono ispessire l’impugnatura rispettivamente di 2 o 4 mm, mentre gli altri due hanno un prolungamento che riveste l’elsa e possono risultare utili a chi ha la mano magra e non riesce a togliere l’aria tra l’inforcatura della mano (plica interdigitale tra pollice e indice) e la parte inferiore dell’elsa.
I backstrap possono essere applicati durante le prove senza bisogno di inserire il perno di montaggio fornito a corredo, facilitandone la scelta definitiva. Restano invariate le fresature verticali che consentono una forte presa durante le manipolazioni del carrello.
Caricatori
I caricatori della Glock G19 sono in materiale polimerico con rinforzo interno in lamierino. Hanno una capacità di 15 cartucce con fori di controllo posti sulla costa posteriore.
La novità consiste in un vistoso elevatore rosso utile, in condizioni di buona visibilità, a essere sicuri dello stato del serbatoio e in un prolungamento anteriore del fondello per favorire l’estrazione, sempre in caso di malfunzionamento dell’arma.
Per mia esperienza l’attenzione ai malfunzionamenti riservata dalla Glock alle sue pistole sembra eccessiva. In anni di utilizzo, sparate migliaia di cartucce con i vari modelli succeduti, ricordo un paio di malfunzionamenti come eventi eccezionali ma visto che la legge di Murphy è sempre in agguato… bene così. Da notare che i caricatori delle precedenti serie possono essere utilizzati nella quinta generazione.
Congegni di mira
Sono disponibili mirini e tacche di mira di altezze diverse e varie conformazioni. Quelli installati sull’esemplare in prova hanno il sistema “drop in the bucket” ovvero dot bianco sul mirino e contorno square sulla tacca. La particolarità dei nuovi congegni risiede nella finestra della tacca di mira più larga rispetto i modelli precedenti. Questa conformazione velocizza l’acquisizione del bersaglio e favorisce chi non ha più la vista di un falco.
Scatto
L’arma in prova ha una resistenza allo scatto appena estratta dalla scatola che si aggira sui 2,750 kg. La corsa del grilletto e il riaggancio sono come ci ha da sempre abituati la Glock puliti e soprattutto corti, consentendo delle serie velocissime. Il peso di scatto è adatto a un’arma da difesa.
La leva di scatto non presenta più le zigrinature verticali del modello precedente ma è del tipo liscio che permette di riposizionare il dito agevolmente durante i tiri veloci.
È difficile descrivere la sensazione di scatto, ma per me lo scatto della Glock Gen5 sembra più netto e meno gommoso di quello standard delle versioni precedenti. Questo è dovuto probabilmente alle modifiche interne apportate all'ultimo modello.
Parti interne
Nei modelli di quinta generazione la Glock ha optato per canne dotate di rigature convenzionali al posto di quelle poligonali adottate nelle precedenti versioni. La canna definita Marksman barrel ha la rigatura che termina all’interno della volata (match crown) come in quelle da tiro di precisione, tale configurazione consente anche una maggiore protezione della stessa.
L’esame delle parti interne rivela ulteriori modifiche. Nel carrello si nota che la sicura al percussore non ha più la classica conformazione cilindrica dei modelli precedenti ma è stata sostituita da un elemento ellittico dotato di due piani inclinati anteriormente e posteriormente che favoriscono lo scorrimento del risalto che comanda la sicura stessa, migliorando lo scatto.
Il tappo posteriore che tiene in sede percussore e estrattore, è stato opportunamente modificato per consentire lo scorrimento degli elementi contenuti nel sottostante pacchetto di scatto anch’esso modificato.
Il percussore non ha più il singolare profilo squadrato ma è tondeggiante. In questo modo dovrebbero penetrare meno fecce all’interno dell’alloggiamento del percussore e lo scorrimento dello stesso dovrebbe migliorare.
Nel fusto è stata sostituita la molla a lamina che comanda il pulsante di smontaggio con una a spirale, che per ora sembra offrire più resistenza, assicurando inoltre una durata maggiore.
La molla di recupero ha il terminale in plastica anteriore più sottile che sembra adattarsi anche al modello precedente.
Un problema che si poteva verificare (beninteso) solo dopo molte decine di migliaia di colpi sparati, era la rottura di uno degli occhielli della molla del grilletto.
Altra miglioria che porta ad aumentare ulteriormente l’affidabilità già indiscutibile di queste pistole è stata l’adozione del pacchetto di scatto già impiegato sui modelli Glock G43. Il sistema di scatto ora si avvale di una molla a spirale priva di occhielli, tenuta in sede da due elementi.
La molla del grilletto, al contrario dei modelli precedenti, lavora inoltre per compressione e non in estensione. I modificatori incalliti forse dovranno attendere che in commercio escano i vari kit di modifica e accontentarsi delle parti intercambiabili con i precedenti modelli.
Priva di inutili sicure manuali, anche se qualcuno è sempre tentato di applicarle after market, la Glock ha la necessaria sicura automatica al percussore e quelle che prevengono lo sparo in seguito a caduta dell’arma presenti sul grilletto e nel meccanismo di scatto. L’estrattore presenta un risalto che sporge in presenza di cartuccia camerata, permettendo la verifica tattile dello stato dell’arma.
Smontaggio
Dopo aver tolto il caricatore, arretrato il carrello e accertato che la camera di cartuccia sia vuota si procede allo smontaggio da campo mandando il carrello in chiusura.
Per iniziare lo smontaggio occorre eseguire uno scatto a secco. In seguito arretrando di pochi millimetri il carrello e simultaneamente abbassando il pulsante di smontaggio zigrinato bilaterale, è possibile sfilare il carrello.
Si prosegue togliendo l’asta guidamolla posizionata tra lo zoccolo della canna e il foro ricavato nella parte anteriore del carrello. Di seguito può essere estratta la canna dal carrello. L’asta guidamolla con molla prigioniera, non richiede ulteriore smontaggio.
Prova a fuoco
L’arma out of the box si è comportata in maniera esemplare. Ho provato munizioni Fiocchi, Geco e alcune mie cartucce caricate con un minimo di polvere e palla troncoconica, per mettere in difficoltà la pistola. Ho inoltre rifornito un caricatore mescolando i vari tipi di cartucce.
La Glock modello G19 Gen5 è risultata perfettamente azzerata in alzo e deriva e non si sono verificati malfunzionamenti di sorta. Il ritorno in mira facilitato dalla finestra della tacca di mira più larga rispetto i modelli precedenti.
Sulla Gen5 rinculo e rilevamento sono sembrati più contenuti, forse grazie alla diversa molla di recupero, ai giochi più stretti dell’arma nuova e all’impugnatura conformata in modo lievemente differente rispetto agli altri modelli.
La precisione è come al solito ottima. Nel corso della prova ho potuto confrontare al tiro tre modelli G19: Gen 5, 4 e 2.
Riguardo la precisione non ho rilevato miglioramenti sostanziali tra la Glock Gen5 e i modelli precedenti. La precisione di un arma dovrebbe essere in ogni caso testata con un rest e non a mano libera.
C’è da notare che la finestra della tacca di mira, più larga rispetto i modelli precedenti, facilita l’acquisizione veloce del bersaglio ma l’aumento delle luci laterali, va a discapito della precisione.
In un’arma destinata alla difesa la velocità d’uso resta comunque una priorità assoluta quindi benvenuta la finestra della tacca di mira più ampia.
Conclusioni
Senza farsi prendere dal moto compulsivo di quanti cambiano telefono cellulare ogni volta che esce l’ultimo modello, chi è in possesso di una pistola Glock datata, può continuare a usarla senza pensare di aver perso qualcosa non acquistando l’ultima generazione. Quando è uscita sul mercato la Glock era già una pistola talmente innovativa da essere ancora oggi superiore a molti modelli recenti. All’epoca occorreva solo capirla.
Le modifiche apportate negli anni, e quelle presenti nella 5^ generazione, sono delle piccole limature che, anche se benvenute, non possono migliorare troppo un progetto nato praticamente perfetto quindi difficilmente migliorabile.
Per quanti siano in procinto di acquistare un’arma da difesa personale abitativa o divertimento al poligono, posso consigliare come prima scelta una pistola Glock 5^ Generazione modello G19 compatto o G17 full size, in base alle proprie esigenze. Il prezzo, sebbene di poco superiore a quello delle generazioni precedenti, resta abbastanza convincente e senz’altro ottimo rispetto il rapporto qualità - prezzo.