Beretta M9A4 cal. 9 Para - un'analisi dettagliata
Derivata dalla M9A3 che ha partecipato ai test per la nuova arma corta delle Forze Armate americane, la Beretta M9A4 presenta ulteriori migliorie sulla piattaforma M9, aggiornandola secondo le più moderne tendenze e soddisfando le esigenze dei moderni operatori istituzionali e possessori di porto d’armi. Camerata naturalmente in 9 Para (9x19).
Fotografie di: Marco Dell'Acqua
Per quanto la M9A3 possa aver perso la corsa a diventare la nuova arma corta delle Forze Armate statunitensi a favore della Sig P320 (M17), questo non ha impedito a Beretta di apportare ulteriori migliorie alla piattaforma, a favore di quanti volessero affidarsi a questa popolarissima pistola che ha dato ampia prova di sè in innumerevoli occasioni sul campo di battaglia e che è stata l’araldo dell’ascesa in popolarità del 9mm Luger come cartuccia da difesa negli Stati Uniti.
Rispetto alla classica M9A1 in dotazione alle forze armate statunitensi, la A4 presenta numerose differenze, alcune appariscenti altre meno evidenti.
Le tre migliorie che più risaltano, a confronto con la M9A1, sono probabilmente la slitta picatinny a tutta lunghezza sul dust cover, rispetto alla precedente slitta a singola tacca, l’impugnatura a dorso diritto, che ricorda quella di una 1911 con dorsalino dritto e, soprattutto (e finalmente, qualcuno direbbe) il carrello fresato per accettare un punto rosso da pistola.
Le mire metalliche sono al trizio, con innesto a coda di rondine, e di altezza tradizionale rispetto a quelle ad altezza silenziatore che si vedono su molte armi dotate di punto rosso.
Parlando della qual cosa, la canna della M9A4 è filettata per il montaggio di compensatori o silenziatori, con un anello protettore della filettatura trattenuto da un o-ring che ne previene l’allentamento senza bisogno di stringerlo eccessivamente, rendendolo difficile da rimuovere, come è capitato di vedere su altre armi.
L’arma è rivestita in cerakote FDE, per una miglior resistenza all’abrasione e all’ossidazione. Il carrello è in una differente tonalità rispetto alla canna e al fusto in lega, come già osservato su altre armi (lo SCAR viene subito in mente).
Che sia deliberato o il risultato di esigenze produttive correlate ai differenti materiali (il fusto sembra anodizzato), non saprei dirlo, ma trovo il risultato finale tutt’altro che sgradevole, con i comandi neri che contrastano piacevolmente.
Ci sono poi migliorie meno evidenti, come il pulsante di sgancio del caricatore leggermente maggiorato, la leva al carrello con la sola funzione di abbatticane e il vano caricatore con l’invito svasato per rendere più agevoli e fluidi i cambi caricatore. Personalmente, avrei preferito una leva al fusto come per la 92X Performance, o la sua completa eliminazione, ma posso capire il desiderio di mantenere i comandi più simili possibile agli usuali comandi M9, al fine di mantenere invariata l’operatività.
Il meccanismo interno rimane quello della M9, senza modifiche, a parte il guidamolla polimerico a sezione cruciforme e il meccanismo di scatto.
Questo è il sistema Xtreme Trigger, già visto sulla 92X Performance, ed è uno scatto particolarmente valido: netto e pulito, con un trigger reset molto corto, facilita precisione e rapidità nel doppiare il colpo, facendo percepire un peso di scatto più leggero di quanto sia in realtà, senza rinunciare alla sicurezza necessaria in un’arma da difesa o servizio.
I caricatori della M9A4 sono della Mec Gar, come evidente dalla scritta stampata sul caricatore stesso, e sono disponibili in versioni da 10, 15 o 18 colpi, a seconda delle esigenze legislative.
L’impugnatura dritta, con guancette sottili, rende la M9A4 più comoda per utenti dalle mani piccole, mentre le zigrinature anteriore e posteriore e la finitura aggressiva sulle guancette consentono una presa sull’arma molto salda.
A parte le summenzionate differenze cromatiche, che possono piacere o meno, le finiture e le tolleranze dell’arma sono davvero valide, nel rispetto della tradizione Beretta. L’unica remora che ho in termini di estetica riguarda la pletora di diciture inutili sull’arma, riguardanti le solite questioni di sicurezza “Leggere il manuale prima dell’uso” e “Spara anche senza caricatore”… È una pistola, per la miseria, e se avete bisogno di scritte simili, non dovreste averla tra le mani!
Sfortunatamente si tratta di stampigliature ormai onnipresenti su qualsiasi arma venduta in questa nostra società iperprotettiva e cavillosa, quindi non è che si possa farne una colpa a Beretta, ma se tutte le migliorie presenti sulla M9A4 la portano a livello delle più moderne armi della categoria, nessun aggiornamento può sopperire alla mancanza di formazione e allenamento, che sono l’unica cosa che ci possa davvero portare a tirare meglio.
Sia chiaro: si tratta comunque di migliorie più che benvenute, su un’arma ampiamente apprezzata ma che cominciava a sentire i suoi anni.
La 92X Performance ha messo un’arma moderna in mano ai tiratori sportivi, e ora la M9A4 fa lo stesso con quanti abbisognino di un’arma a fini difensivi o di servizio (non che la M9A4 sarebbe fuori posto su una piazzola di tiro dinamico) e, per coloro che la trovino un po’ ingombrante, c’è anche il modello Centurion, con una canna e carrello leggermente più corti.
Certo, non è un progetto nuovo, ma le disavventure della Sig M17 mostrano come l’evoluzione sia talvolta preferibile alla rivoluzione al fine di migliorare le cose.
Ancora oggi la M9 risalta per le doti che l’hanno resa una grande arma corta all’epoca della sua introduzione: precisione, fluidità di funzionamento e affidabilità proverbiale, ora abbinate a punto rosso e alla capacità di dotarsi di una vasta gamma di accessori sia sotto la canna sia sulla canna stessa, come un silenziatore, per chi abbia la fortuna di vivere in un paese i cui legislatori basano le proprie scelte sul buon senso anziché una dose eccessiva di serie TV. Un grande classico reso moderno senza snaturarne le qualità fondamentali.
Si ringrazia l'Armeria Casabella di Casatenovo (LC) che ha messo a disposizione l'arma fotografata.