Doppietta Pedersoli a pietra focaia
Il mondo è pieno di “solite cose”. Eppure, questa doppietta ad avancarica Pedersoli a pietra focaia rappresenta qualcosa di nuovo che al tempo stesso è “elegantemente” molto, molto antico
In un mondo dove i produttori di armi sgomitano per portare alla ribalta l’ultima più moderna e avveniristica novità, ci vogliono davvero un bel paio di attributi, sfrontatezza e romanticismo per reintrodurre sul mercato qualcosa come quest’ultimo ingresso nel già ricco catalogo avancarica Pedersoli: una doppietta a pietra focaia...
Non abbiamo avuto la fortuna di poter provare sul campo questa bellezza, per cui non entreremo in dettagli tecnici, ma ci limiteremo a descrivere quello che possiamo vedere.
Prima di procedere oltre, se gli accoppiamenti legno-metallo vi appaiono inferiori agli standard a cui ci ha abituati Pedersoli, è perché lo sono… cosa che ritengo sia perfettamente scusabile considerando che si tratta di uno dei modelli pre-serie, comunque davvero notevole, che ci mostra un’arma di rimarchevole eleganza.
Le viti riferite presenti sulla codetta e sul calciolo sono per esempio un tocco di classe raramente visto su armi di produzione corrente. Il calcio è dritto, con la guardia del grilletto che fluisce in un ricciolo d’appoggio per le dita della mano. Lo scatto non poteva che essere bi-grillo.
Anche se sinceramente un po’ troppo semplici nel design, almeno per un’arma di questo genere – una doppietta a pietra focaia, roba da ricchi, all’epoca – la tipologia degli acciarini è la più vecchia, assolutamente affidabile e ultra provata utilizzata da Pedersoli fin dagli anni settanta: gli acciarini mostrano un’ottima geometria, con un angolo corretto tra pietre e martelline e foconi posti a un’altezza corretta rispetto al fondo dello scodellino.
Doppietta Pedersoli ad avancarica a pietra focaia
Calibro: 20
Strozzatura canne: modified cylinder
Lunghezza canne: 70 cm / 27,5"
Lunghezza totale: 111 cm / 43,7"
Peso: 3,5 kg / 7.7 lbs
Gli scodellini stessi sono interessanti nel design, con un ampio bordo piano (invece di uno arrotondato e sottile) che mi portano a essere pronto a scommettere che, con una ditata di grasso sul bordo e con l’accortezza di portare il fucile con gli acciarini in basso, questi acciarini funzioneranno perfettamente anche in una giornata piovosa.
Tutte le informazioni rilevanti dell’arma sono scritte sul lato delle canne, e trovo che mettere le informazioni sul caricamento sia un tocco pratico davvero valido anche se, dato il tipo di arma, avrei preferito che il tutto venisse impresso sul lato inferiore, magari nascosto dall’astina.
Non è ovviamente presente la leva di sgancio delle canne, né alcuna sicura, essendo l’unica sicura costituita dalla mezza monta dei cani.
L’unico dispositivo di mira presente è un mirino d’ottone a testa di bambola alla fine delle canne, che sono piuttosto corte rispetto a quanto riscontabile sulla più parte di fucili da caccia del XVIII secolo.
Le canne sono cromate internamente. Ritengo che considerazioni di potabilità e facilità di porto abbiano avuto la precedenza sulle pure prestazioni balistiche, che avrebbero richiesto canne assai più lunghe e ingombranti.
La scelta di calibro è in linea con l’eleganza del fucile: invece del solito 12, Pedersoli ha optato per un più fine e leggero calibro 20, con una strozzatura cilindrica modificata. Dopo tutto, se si accetta la sfida di andare a caccia con un fucile a pietra, si può far le cose bene fino in fondo e andarci con un fucile dalle proporzioni eleganti. Senza contare che il calciolo in acciaio satinato non fa nulla per mitigare il rinculo dell’arma.
Ora non resta che procurarsi una marsina, un paio di buoni stivali in cuoio grasso e un tricorno. Ma detta così, non rende l’idea di quanto sia piacevole e storicamente interessante poter andare a caccia con una doppietta ad avancarica, a pietra focaia…