WFSA: la riunione del ventennale ad IWA 2016
Nell'anno del suo ventesimo anniversario, il World Forum on Shooting Activities (WFSA) ha tenuto la sua riunione plenaria alla fiera di Norimberga, in Germania, a margine dell'edizione 2016 dell'IWA
Come ogni anno, la riunione plenaria del WFSA ("World Forum on Shooting Activities", Forum Mondiale sulle attività di Tiro sportivo) ha avuto molti motivi per concentrarsi sulle sfide politiche e di mercato che minacciano le legittime attività venatorie e di tiro sportivo.
Ma ad attirare la nostra attenzione quest'anno è stato il punto focale dell'evento. La riunione plenaria 2016 del WFSA è stata considerata estremamente importante, e in effetti lo è stata, in quanto mirata specirficamente ad indurre tutti i partecipanti ad una profonda riflessione sull'importanza strategica dei Social Media nel gestire e tutelare gli interessi del settore venatorio e del tiro sportivo.
L'importanza dei Social Media, e del ruolo che ricoprono nella vita di tutti i giorni di miliardi di persone in tutto il mondo, è più o meno chiara per quasi tutti noi.
Purtroppo non si può dire lo stesso dell'industria armiera: solo da pochi anni alcune aziende produttrici di armi hanno utilizzato ad usare i Social Media al solo scopo di promuovere i loro prodotti, ma quasi nessuna si è impegnata a sfruttarli nella direzione di una comunicazione attiva mirata a difendere gli interessi del mercato delle armi civili in se'.
Si tratta di una lacuna sia a livello tecnico che culturale, che dovrebbe essere colmata al più presto possibile al fine di contrastare efficacemente gli attacchi provenienti da gruppi di pressione e legislatori anti-armi, che in Europa e in molte altre parti del mondo utilizzano gli stessi Social Media per propalare menzogne sulla necessità di imporre restrizioni al possesso e all'uso di armi da parte dei cittadini onesti con la solita scusa di "Combattere il terrorismo e garantire la sicurezza comune."
Molti degli interventi tenuti da esperti di livello internazionale come Andrea Luminati (ITA) o Daniel Morgan (USA) hanno raggiunto la medesima conclusione: l'industria deve rivedere le sue strategie comunicative e sfruttare i Social Media in maniera più efficace e con maggiore competenza.
Una strategia quasi obbligatoria che sfortunatamente, ancora nel 2016, l'industria a livello globale non sembra pronta ad abbracciare, risultando la stessa spesso non in grado di comprendere appieno i vantaggi della comunicazione in Rete.
Per dare maggior enfasi al discorso, Rick Patterson, direttore esecutivo dello Sporting Arms and Ammunition Manufacturers' Institute (SAAMI), controparte nord-americana del CIP, ha annunciato che il prossimo ottobre il WFSA curerà un Workshop a Scottsdale, in Arizona, interamente dedicato ai Social Media: a quel che sono e a cosa sono diventati, e a come possono essere utilizzati dall'industria per raggiungere una platea più vasta in seno all'opinione pubblica, non più "soltanto" cacciatori e tiratori.
La riunione plenaria 2016 del WFSA è stata aperta da Gilbert De Turckheim (Francia), ex-Presidente della Federazione Europea delle Associazioni per la caccia e la conservazione (FACE),
che nel suo discorso dal titolo "Autentica conservazione nel mondo moderno" ha analizzato la necessità di sostenere un livello di comunicazione ancor più attivo riguardo ai valori della pratica venatoria presso l'opinione pubblica europea, al fine di far aumentare il sostegno alla caccia anche tra chi normalmente non la pratica.
L'opinione pubblica ha un effetto diretto sulle posizioni prese dai politici e sulle loro decisioni legislative. Secondo De Turckheim è necessario "Pubblicizzare i veri valori della caccia, la sua importanza per la conservazione delle specie e per la buodiversità, per le comunità rurali e per l'economia, senza dimenticare che ancora oggi la caccia è una fonte di cibo sano e affidabile."
Su un piano più generico, ma non meno importante, due interventi hanno posto l'accento sulle attuali iniziative in termini di restrizioni al possesso e all'uso di armi da parte dei privati cittadini, e sulle possibili iniziative di contrasto: in particolare sul tema hanno dissertato William Kullman (USA), consigliere per gli affari internazionali presso l'ATF e presso il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti; e Stephen Petroni (Malta), presidente della Fondazione delle Società Europee dei Collezionisti d'armi (FESAC).
William Kullman ha esposto i pericoli che nascono dalle decisioni in materia di armi prese a livello ONU, e ha delineato una strategia in tre punti per arginarli:
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Essere più presenti nelle "segrete stanze" della politica ove si prendono le decisioni.
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Imparare a gestire al meglio le battaglie legali strategiche in difesa del diritto alle armi, che spesso possono durare molti anni.
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Mettere l'esperienza e le conoscenze del WFSA e di altre associazioni nazionali e internazionali che si occupano di diritto alle armi al servizio dei governi e dei legislatori, al fine di prevenire le manipolazioni politiche del fronte antiarmi ed evitare che vengano prese decisioni di stampo restrittivo sull'onda emotiva di questa o quella tragedia.
Dal canto suo, Stephen Petroni ha ancora una volta posto l'accento sulla situazione in sede europea, ove la possibilità di decisioni politiche sbagliate e pericolose, che nulla hanno a che fare con la solita scusa della "lotta al terrorismo", rischiano di danneggiare seriamente il mondo del possesso di armi e dell collezionismo armiero in Europa, e il loro relativo retroterra culturale.
Focalizzandosi sulla minaccia che viene in questi mesi dalla Commissione Europea, che vorrebbe imporre modifiche restrittive alla direttiva UE sulle armi, Stephen Petroni ha posto enfasi sul fatto che "Un'efficace azione di contrasto sarà possibile solo con la piena collaborazione di fabbricanti, organizzazioni dei possessori d'armi e tutti gli altri portatori d'interessi nel settore."
Come al solito, gli studi internazionali e le azioni del WFSA si focalizzano su tali delicati problemi e su tali minacce, che purtroppo nel corso degli ultimi anni sono divenute sempre più frequenti.
Dal canto nostro, non possiamo che sperare che le reazioni dell'industria e delle grandi organizzazioni del settore non siano le "solite" viste in passato, ma che si caratterizzino per una maggiore incisività come richiesto dal pericolo che il nostro mondo corre a causa della situazione politica internazionale.