Bleeding First Responder: il vero primo soccorso
Può capitare a chi va in guerra e a chi svolge mansioni di polizia. Non si tratta di sostituirsi ai medici esperti, ma sapere cosa fare in caso di emorragia massiva è qualcosa che può capitare a chiunque di noi, in poligono o a casa.
di Michele Romeo Jasinski
Immagini di Bruno Circi / GUNSweek.com
Il progetto “Bleeding First Responder” (BFR) nasce dalla volontà di Salvamento Academy e di quattro professionisti del mondo sanitario, sia civile che militare, di creare uno strumento di risposta, pratico e semplice, nel caso di ferite massive, siano esse causate da armi da fuoco, da armi bianche, da esplosioni o da cadute accidentali.
In ambito militare, questo problema si è posto alcuni anni fa quando si è iniziato ad indagare sulla tipologia di ferite mortali subite dal personale in teatro operativo: la risposta è stata il protocollo TCCC, acronimo di Tactical Combat Casualty Care.
Nel mondo civile, invece, gli strumenti presenti sono inseriti nei protocolli di risposta al trauma (SVT, PTC, ATLS...) che prevedono, però, una formazione specifica e complessa, destinata, solitamente, al personale sanitario o di assistenza.
Lo scopo di questi corsi è quello di rendere una parte di questi strumenti accessibile al resto della popolazione, per preservare le funzioni vitali in attesa dell’arrivo dei soccorsi o della neutralizzazione della minaccia.
Il corso BFR non ha la presunzione di creare dei piccoli “Combat Life Saver” armati di tourniquet e garze emostatiche, ma solo di diffondere una cultura del soccorso qualsiasi sia la sua professionalità o le sue esperienze pregresse.
Una cultura del soccorso (o, nella sua versione basilare, di autosoccorso) incentrata sulla capacità di individuare ed evitare la minaccia (prevenzione), mettersi in sicurezza (attiva o passiva a seconda del proprio ruolo e delle proprie dotazioni), soccorrere o auto soccorrersi nel minor tempo possibile, allertare la Centrale Operativa competente e fare tutto il possibile per mantenersi in vita.
Nella prima parte del corso si impara a individuare le tipologie di minacce possibili per ottenere la più repentina risposta personale (allontanarsi, porsi in sicurezza...) e strutturale (attivazione 112-118 o altro).
Nella seconda parte del corso si passa poi a riconoscere quali sono le principali lesioni da arma da fuoco o arma bianca e come possono essere trattate in caso di minaccia ancora presente: parliamo del Care Under Fire.
Per farlo ci addentreremo nei meandri del corpo umano e delle sue dinamiche fisiologiche: partiremo dal sistema circolatorio e respiratorio, per arrivare al problema principale: trattare e contenere il sanguinamento.
Una volta soppressa la minaccia o guadagnata una posizione di sicurezza,
applicheremo il protocollo M.A.R.C.H.:
M – MASSIVE BLEEDING
A – AIRWAYS
R – RESPIRATION
C – CIRCULATION
H – HEAD
Una serie di azioni semplici e ben definite per aumentare al massimo la sopravvivenza del ferito, sempre in attesa dei soccorsi sanitari inviati sul posto a seguito della nostra o altrui segnalazione.
Il corso di cui si parla in questo articolo e nel video dedicato, è stato organizzato dalla ASD Training Shooting Center di Roma, in collaborazione con la Salvamento Academy ed altri professionisti del settore.
Sono già pianificati altri appuntamenti per le giornate del 30 settembre e 8 ottobre. Per informazioni e iscrizioni vi invitiamo a contattare direttamente la ASD Training Shooting Center all’indirizzo email trainingshootingcenter@alice.i