Firearms United intervistata da Tiscali Notizie!
Firearms United, intervistata da Tiscali Notizie, risponde alla tempesta mediatica che la settimana scorsa gli ambienti antiarmi hanno cercato di abbattere sull'iter di recepimento della direttiva europea sulle armi e sulla possibile riforma delle leggi sulla legittima difesa
Par Condicio
Con l'avvicinarsi del termine dei lavori parlamentari sul recepimento della direttiva europea sulle armi e col proseguire del dialogo sulla riforma della legittima difesa, non accenna a scemare l'attacco mediatico verso i legali possessori di armi, iniziato la settimana scorsa da La Repubblica e ripreso da numerose testate.
Non tutta la speranza di avere a che fare con un giornalismo equilibrato e privo di pregiudizi è morta, comunque.
Ce ne ha dato ieri dimostrazione il sito Tiscali News, che pure nella giornata del 18 luglio aveva ripreso l'articolo de La Repubblica utilizzando anche contenuti di GUNSweek.com.
Il giornalista Paolo Salvatore Orrù, con la sua intervista al delegato di Firearms United per il Comitato Direttiva 477, ha dimostrato che per i Media italiani è assolutamente possibile sentire tutte le voci, senza appiattirsi su una soltanto, e dare loro il giusto spazio per esprimere le loro idee in maniera posata, dettagliata e soprattutto senza domande faziose o "trabocchetto".
L'intervista, che potete leggere integralmente a questo link, si articola su nove punti: nove domande chiare, senza doppi sensi o trabocchetti, a cui è stato dato modo di rispondere diffusamente, citando fonti e dati.
In realtà si è trattato di un documento d'impegno nei confronti dei cittadini onesti che è stato sottoposto a TUTTE le forze politiche; non è certo colpa dei legittimi possessori d'armi se solo poche di esse hanno voluto sottoscriverlo!
Mossa decisamente ammirevole da parte di una testata che – bisogna dirlo – nel corso degli anni ha comunque dato prova di dare spesso voce a pareri anche molto contrastanti tra loro riguardo molti temi. Un plauso importante, da parte personale di chi vi scrive, va al giornalista che inizialmente avevo scambiato per un altro dei tanti membri dell'Ordine "allineati e coperti" sulle tesi disarmiste, e a cui per questo equivoco chiedo scusa.
Un atteggiamento professionale, quello del giornalista di Tiscali, che dovrebbe servire di esempio anche al Grand Vizir del disarmismo italiano, il sociologo Giorgio Beretta, che continua a rilasciare interviste sempre e rigorosamente senza contraddittorio e piene di Cherrypicking e altre falsità, e che appunto per questo è stato recentemente invitato dalla rete di Firearms United ad un pubblico dibattito che difficilmente vorrà accettare.
Guardando al giornalista di Tiscali News, in tanti certo penseranno che "Una rondine non fa primavera"; ma gli sforzi di Firearms United e del Comitato Direttiva 477 in questa direzione sono importanti ed innegabili, e la speranza è che finalmente la voce della comunità dei legittimi possessori e utilizzatori di armi da fuoco in Italia possano finalmente arrivare a godere di un'eco mediatica non falsata, distorta, o ideologicamente motivata.
In quanto categoria sociale – quella, certo, più controllata e comprovatamente più onesta, ma sempre una categoria sociale come un'altra! – riteniamo sia in fondo nostro diritto.
Quello che abbiamo dovuto sopportare finora è stata invece una copertura quasi sempre orientata a senso unico sulle posizioni disarmiste, con poco o nessun contraddittorio – o, peggio ancora, con un contraddittorio falsato da domande trabocchetto, personaggi poco rappresentativi e poco preparati a sostenere un confronto pubblico dignitoso, tempistiche ridotte e modi sbrigativi non adeguati ad esprimere un punto di vista – o per meglio dire, una realtà! – che va esposta con dovizia di particolari e fatti a sostegno contro le posizioni antiarmi che sono fatte di ideologia, pregiudizio, Cherrypicking e falsità vera e propria.
Certo, direte, ci sono le pubblicazioni specializzate di settore: ma vi piacerebbe vivere in un mondo in cui le ragioni e le vertenze degli operai metalmeccanici trovassero spazio solo su Quattroruote?
La politicizzazione della questione armi in Italia e in Europa
Non si può tuttavia ignorare che se la propaganda antiarmi è arrivata a questo punto, il motivo è uno soltanto: in Italia come in Europa, la questione riguardante l'accesso dei comuni cittadini alle armi si è politicizzata.
Non che storicamente non sia stata un tema politico, certamente; ma mai come nell'ultimo decennio è diventata di primo piano. Non sono in pochi, tra noi, a credere che la colpa sia essenzialmente da dare alla volontà degli ambienti politici italiani ed europei di scimmiottare l'amministrazione di Barack Obama – molto antiarmi ma peraltro completamente incapace di varare alcuna restrizione (fortunatamente per i diritti dei cittadini americani!), e peraltro a sentire i cittadini statunitensi nient'affatto un Presidente degno di nota se si trascura il fatto che è stato il primo Presidente afroamericano.
Nei Paesi europei dove ad un alto tasso di possesso legale d'armi senza particolari restrizioni corrisponde un ridottissimo tasso di crimini – come la Repubblica Ceca o Malta – si è potuti arrivare a tale risultato solo ed esclusivamente perché le associazioni per la difesa dei diritti dei possessori d'armi si sono accreditate come istituzionali, concrete e serie, portando dati concreti anziché urlando.
Una strada intrapresa a livello europeo dalla rete di Firearms United e in Italia dal Comitato Direttiva 477 – che, come abbiamo ricordato più volte, ha certamente tentato di depoliticizzare la questione offrendo a tutte le forze politiche quello che gli antiarmi hanno spudoratamente definito "il patto d'onore".
Il problema resta dunque la depoliticizzazione del tema armi, impossibile senza uno sforzo unificato delle associazioni di categoria, dei possessori d'armi, e delle rappresentanze del settore industriale ed economico.
Paradossalmente, tuttavia, se si dovesse arrivare veramente ad un coinvolgimento di tali rappresentanze, gli antiarmi troverebbero confermate le loro fantasie di "collusione", e non si avrebbe tale depoliticizzazione.
E mentre il serpente si morde la coda, la comunità dei legittimi possessori d'armi ne paga il prezzo. Ci dicano, dunque, i giornalisti e i politici come Gennario Migliore e Piero De Luca che oggi sbraitano di "patti elettorali tra la Lega e la lobby delle armi": a fronte di dichiarazioni dal tono assolutamente inequivocabile al riguardo, che cosa si aspettavano che avrebbero fatto i cittadini, se non votare per chi garantiva la salvaguardia dei propri diritti?