Direttiva armi: si allungano i tempi per il recepimento
Può tirare un sospiro di sollievo chi temeva in un recepimento frettoloso del decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri: la Camera dei Deputati si è data tempo fino al 31 di luglio per decidere
C'è un motivo per cui noi di GUNSweek.com non ci siamo allineati, nelle scorse settimane, ad altre testate del settore che si rincorrevano in notizie spesso allarmistiche sul recepimento della direttiva europea sulle armi, i cui termini per l'esame da parte delle commissioni parlamentari competenti come posti dalla bozza di Decreto Legislativo dello scorso 11 maggio scadevano venerdì 22 giugno: a dispetto delle tendenze pessimistiche e a volte vittimistiche di alcune parti della nostra comunità, abituata purtroppo a essere "mazziata", era chiaro che qualcosa si stava muovendo.
Anziché arrivare per primi, abbiamo preferito aspettare e dire la verità. Una volta ogni tanto. E la verità è arrivata ieri in giornata, con una comunicazione ufficiale della Camera dei Deputati.
La Camera dei Deputati si è data infatti altri quaranta giorni di tempo, per la precisione fino a martedì 31 luglio, per esaminare la bozza di decreto legislativo emanata dal governo Gentiloni tra i suoi ultimi atti. Saranno le commissioni Affari Costituzionali, Bilancio e Politiche UE a esaminare il testo per assicurarsi che rispetti la legge-delega emanata al riguardo lo scorso anno – una legge, ricordiamo, che prevedeva una delega strettissima, per il recepimento nella normativa nazionale della direttiva europea 2017/853/UE nei suoi termini minimi, senza eccessi.
E infatti, bisogna ricordarlo, pur con alcune criticità sottolineate dal Comitato Direttiva 477 e da ANPAM, il testo partorito pur dal precedente governo disarmista è sostanzialmente indirizzato a salvaguardare lo Status Quo, grazie anche a un Ministero dell'Interno non interessato a importanti restrizioni vista la causa ceca presso la Corte Europea di Giustizia che rischia entro il prossimo anno di demolire completamente l'impianto della direttiva.
Le criticità vanno da un generico divieto per le armerie di "perfezionare contratti a distanza" – che porterebbe a un paradossale divieto per queste ultime di prendere ordini telefonici o addirittura di fare annunci pubblicitari, cosa che resterebbe consentita ai privati, e che lo stesso Ministero dell'Interno ha definito "conseguenza non voluta" del testo e dunque da correggere – a uno status non chiaro delle armi demilitarizzate introdotte sul mercato e acquistate dopo il giugno 2017, fermo restando che esse, assieme alle armi oggi inquadrate nella categoria B7, con o senza caricatori ad alta capacità, resteranno comunque disponibili ai titolari di porto d'armi.
Chi temeva di dover attendere ancora a lungo prima di vedere tali criticità sanate a forza di decreti e circolari può dunque tirare un sospiro di sollievo. Nel frattempo, il comparto agisce unito – per la prima volta con una forte presenza di un'associazione di possessori d'armi, il Comitato Direttiva 477, facente parte della rete internazionale di Firearms United – per evitare "sorprese" di carattere peggiorativo.
Uno sforzo che sta dando frutti inaspettati e che dev'essere sostenuto, non prestando attenzione a malelingue e disfattisti e supportando l'azione del Comitato anche coi tesseramenti.
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