Difesa personale: incoerenze nell'addestramento
Ho individuato delle incongruenze relative alle modalità di addestramento per difesa personale. Invito i lettori a esprimere le loro opinioni su ciascuno di questi argomenti, che meritano, e ai quali potremo dedicare, un’analisi più approfondita.
1 - Colpo in canna
È forse l’argomento più dibattuto. Ho sposato da anni la teoria che la pistola, se utilizzata per difesa, ovvero in risposta a un attacco, portata senza colpo in canna perde la sua utilità, già scarsa in questi frangenti.
Dover utilizzare due mani per inserire il colpo in canna, la perdita di tempo, anche minima, la distanza estremamente ridotta in cui avvengono gli scontri per difesa personale, dovrebbe far optare senz’altro per il porto con la camera di cartuccia piena.
2 - Allenamenti al buio
Le statistiche rivelano che gli scontri e le intrusioni in abitazioni avvengono maggiormente durante le ore notturne o in locali privi di illuminazione artificiale.
In questi frangenti tutto diventa più difficile, specialmente se non conosciamo l’ambiente in cui operiamo. La torcia tattica permette di vedere dove andiamo, controllare l’ambiente e identificare la minaccia. Ma quante volte l’anno ci alleniamo correttamente al buio con la torcia tattica?
3 - Impugnare l’arma corta con due mani
Spariamo con due mani perché in TV vediamo che gli attori fanno così
Quando siamo al poligono per una ragione o l’altra si spara solo con due mani. Vogliamo realizzare la rosata più stretta possibile sparando in velocità.
Chi si addestra per difesa personale deve ricordare che le aggressioni avvengono a distanza di braccio. Spesso è impossibile impugnare l’arma con due mani.
4 - Posizioni tattiche
Spesso ci soffermiamo a perfezionare una data posizione di tiro. Isoscele, Weaver, Weaver modificata. Controlliamo se il piede è troppo avanti, il busto è troppo eretto.
Quando si è aggrediti non si ha il tempo di assumere "la posizione esatta". Bisogna reagire e basta, e l’avversario non si presenta sempre davanti ma può arrivare da ogni lato.
Ogni movimento superfluo fa perdere tempo e ci rallenta. Lasciamo stare le posizioni perfette e impariamo a indirizzare l’arma da ogni lato mentre siamo in movimento.
5 - Utilizzo del bancone in allenamento
Per agevolare i principianti, alcuni poligoni sono attrezzati con dei banconi sui quali è molto comodo poggiare l’arma, le cartucce, le cuffie e quanto altro ci occorre. Ma in strada non troveremo nessun appoggio.
Alcuni tiratori non riescono nemmeno a inserire le cartucce nel caricatore se non lo premono su un piano d’appoggio, prelevando una cartuccia alla volta dalla scatola.
Impariamo a fare a meno di questa comodità.
6 - L’estrazione dalla fondina.
Estrarre l’arma dalla fondina è un gesto che deve essere preparato e studiato attentamente. Oltre a velocizzare i tempi ed eseguire il movimento in sicurezza, occorre imparare a portare correttamente l’arma verso il bersaglio.
Questo gesto risulta più difficile se avviene estraendo l’arma dalla fondina. Evitiamo di iniziare l’esercizio partendo comodamente con l’arma impugnata o prendendola dal bancone.
7 - Inquadrare il mirino
Per sparare con precisione occorre saper gestire lo scatto e la mira. A corta distanza dobbiamo imparare a sparare senza utilizzare i congegni di mira visto che lo stress impedisce di mettere a fuoco oggetti piccoli.
Per l’allenamento da difesa i bersagli devono essere posti a corta distanza, al massimo 5 metri. Si utilizza il puntamento istintivo e per non barare, si può applicare del nastro adesivo sui congegni di mira.
8 - Soluzione inceppamenti: quando si ha il tempo?
Nei corsi si da largo spazio alla risoluzione dei vari malfunzionamenti delle armi semiautomatiche. Nulla da dire.
Ma se pensiamo di riuscire a scamparla in uno scontro a fuoco, con l’avversario a pochi metri da noi, dopo che la nostra pistola ha avuto un double feed, allora siamo veramente degli ottimisti.
Testiamo la nostra arma e le cartucce in modo da prevenire i malfunzionamenti.
9 - Cercare un riparo: dove lo troviamo ?
Altro argomento sempre messo in primo piano è il riparo.
Mentre ci stanno saltando addosso con un coltello o ci stanno sparando non andiamo a cercare un riparo. Credo sia meglio reagire con quello che abbiamo di meglio oppure diamocela a gambe levate.
Per cercare il riparo occorre tempo e un’arma per rispondere al fuoco. Nella difesa personale il tempo è l’unica cosa che manca sempre.
10 - Cambio tattico e d’emergenza del caricatore
Deve essere senz’altro appreso come sostituire il caricatore ma quanti portano con se il caricatore di riserva?
Anche queste sono tecniche operative che non hanno senso negli scontri che durano pochi secondi e avvengono a distanza ridotta, spesso a distanza di braccio.
Inoltre il cambio tattico del caricatore è spesso mostrato nelle sue varianti più complicate, forse per mostrare quanto è bravo l’istruttore di turno. Manipolazioni che richiedono movimenti fini, non vanno d’accordo con lo stress. Si rischia di commettere errori. Si potrebbe reinserire il caricatore appena estratto o far cadere a terra quello da sostituire.
11 - Double tap
Le ultime teorie tattiche insegnano a sparare fino a quando l’avversario sta in piedi. In altri paesi ancora si propugna il double tap o addirittura: spara un colpo e guarda che succede.
Durante uno scontro a fuoco si perde quasi completamente la capacità di sparare. Molti colpi vanno a vuoto e quelli che vanno a segno potrebbero non avere l’effetto sperato.
Condizioniamoci quindi a sparare più colpi su uno o più bersagli.
12 - Bersagli fermi (bull’s eye don’t shoot back)
Addestrarsi su bersagli fermi, da gara e a lunga distanza è una grossa carenza negli addestramenti per difesa. Non aiuta neanche il Tiro Dinamico perché il tiratore si muove ma i bersagli, a parte qualche raro mover, stanno fermi.
Per rendersi conto di quanto sia difficile colpire un avversario aggressivo, in movimento e che alcune tecniche in queste circostanze sono impossibili da eseguire, pratichiamo il Force on Force.
13 - Arma da tiro in allenamento - arma da difesa in servizio
Vogliamo fare la rosata più stretta o abbiamo paura di non prendere il bersaglio, sparando in velocità.
Soluzione: la pistola in singola azione che utilizziamo in gara con lo scatto da 700 grammi.
Un giorno proviamo a sparare in doppia azione con la nostra Beretta o con la Glock che portiamo per difesa. Probabilmente la prestazione non è la solita.
14 - Vestiario e buffetteria tattica
Sia gli istruttori che i partecipanti a volte si presentano a corsi o allenamenti come se fossero in procinto di partire per la guerra. Vestiario camouflage, anfibi tattici, guanti con rinforzi, fondina cosciale a triplo sistema di ritenzione.
Allenarsi usando abbigliamento e accessori che non si utilizzano nella vita di tutti i giorni significa allenarsi in maniera errata. Se dobbiamo girare con la pistola sotto gli indumenti, facciamolo anche durante gli addestramenti.
Anche se le prime volte siamo impacciati, in questo modo simuliamo la realtà e ci rendiamo conto delle nostre effettive capacità.
15 - Il coltello
Sul coltello i pareri sono vari. Alcuni asseriscono che se si è assaliti da un aggressore armato di coltello non si può reagire con la pistola: non si può perché non se ne ha il tempo.
In quanto a lesività invitiamo a controllare le foto di soggetti accoltellati (morti) su internet.
Altri sono convinti che aver imparato qualche tecnica di disarmo in palestra basti a contrastare un attacco reale da coltello. Non è così.
16 - Addestramento fisico e mindset
A pochi metri di distanza saremo spesso costretti a reagire con le mani. Un addestramento per difesa personale non può dirsi completo se non contempla attività fisica o qualche forma di arte marziale.
Da escludere che queste attività possano metterci al riparo da danni fisici.
Altro componente importante è il giusto atteggiamento mentale senza il quale qualsiasi arma o tipo di lotta diventa inutile ma qui il discorso si fa lungo.