Glock 34 Gen 5 MOS: la pistola da competizione per tutti
Fra le novità presentate da Glock all'inizio del 2018, la Glock 34 Gen 5 MOS è stata riprogettata per offrire velocità e precisione in un pacchetto pronto da portare in gara
Lanciata nel 1998, la Glock 34 è stata la prima pistola Glock specificamente concepita per il tiro agonistico. Certo, la Glock aveva già un modello "da competizione" a catalogo – la Glock 17L, immessa sul mercato nel 1988 e oggi prodotta solo in numeri limitati – ma non era altro che una Glock 17 con canna e carrello allungati.
Nel corso degli anni la pistola Glock ha subito delle modifiche che fortunatamente non hanno stravolto il progetto originale. Arrivata alla quinta generazione, la pistola austriaca ha proposto ulteriori migliorie – vedi nostro articolo sulle Glock Gen 5 - che possono essere riassunte esteticamente nell’assenza dei risalti anatomici sulla parte anteriore dell’impugnatura e per l’aggiunta della rastrematura della parte anteriore del carrello che favorisce l’inserimento dell’arma in fondina.
Quella Glock è una piattaforma talmente ben riuscita che permette di realizzare pistole back-up o full size da tiro dinamico semplicemente variando le dimensioni, ma sempre utilizzando la stessa meccanica.
All'inizio del 2018, l'azienda ha annunciato il lancio della Glock 34 Gen 5 MOS, una pistola che incorpora tutte le più recenti migliorie apportate alla classica piattaforma Striker-Fired austriaca e che oggi rappresenta il modello più adatto alle competizioni sportive.
La possibilità di installare ottiche ha rapidamente reso la Glock 34 Gen 5 MOS la più popolare dell'azienda austriaca da qualche tempo a questa parte, tanto che qualche osservatore dall'altra parte dell'Atlantico l'ha definita "la migliore Glock di sempre".
Senza arrivare a fare simili dichiarazioni, resta il fatto che con G34 Gen 5 MOS, la Glock si dimostra competitiva anche nel settore delle pistole da tiro dinamico e da 3-Gun, offrendo un prodotto peraltro accessibile, per fascia di prezzo e caratteristiche tecniche e d'utilizzo, alla maggioranza dei tiratori.
Nella confezione dell'arma troviamo due caricatori da 17 cartucce con relativo carichino, 4 backstrap (dorsalini) di diverse misure con accessori per il montaggio degli stessi e uno scovolo in plastica.
L'impugnatura presenta l'aggressiva zigrinatura antisdrucciolo RTF su tutte le superfici di contatto, ed è priva delle guide per le dita. Nella parte antero/inferiore dell’impugnatura è stato reintrodotto lo sguscio che facilita l’estrazione del caricatore, caratteristica presente nelle prime generazioni. L’imboccatura del pozzetto del caricatore presenta un’ampia svasatura, una caratteristica molto funzionale nelle armi da tiro, dove la velocità nel cambio caricatore è di notevole importanza.
I caricatori delle Glock Gen 5 hanno un vistoso elevatore rosso che ne favorisce il controllo dello stato e un prolungamento anteriore del fondello per favorirne l’estrazione, sempre in caso di malfunzionamenti.
I nuovi congegni di mira hanno delle luci laterali più ampie rispetto i modelli precedenti e velocizzano l’acquisizione del bersaglio.
Il fusto polimerico presenta un pulsante di sgancio del caricatore reversibile e una leva dello Hold Open ambidestra, per consentire ai tiratori mancini di adattare l'arma alle loro esigenze.
Per il resto, l’impostazione meccanica della pistola devia dalle linee generali Glock: parliamo sempre di una pistola semi-automatica a corto rinculo di canna con chiusura tipo Browning modificata, scatto a percussore lanciato in sola doppia azione leggera con sistema di sicura automatica tripla, di cui una al grilletto.
Lo scatto delle Glock Gen 5 è migliorato rispetto le versioni precedenti: il peso si aggira sui 2,400 kg ed è piuttosto fluido, grazie alle migliorie interne apportate alla quinta generazione.
Il carrello ha una finitura chiamata nDLC, ottenuta tramite bombardamento di ioni di azoto (n) su particelle di carbonio amorfo simile a diamante (DLC: Diamant Like Carbon).
Il carrello della Glock 34 Gen 5 MOS non ha più la finestra superiore sulla canna, modifica che personalmente ho apprezzato. Internamente nel carrello si nota la modifica alla sicura al percussore attuata da un elemento ellittico. Il percussore - precedentemente a profilo squadrato - ora è tondeggiante.
Sulla parte superiore del carrello, di fronte alla tacca di mira, è presente la piastrina amovibile per il montaggio opzionale dei sistemi di puntamento elettronici (MOS: Modular Optics System).
Per i modelli MOS (Modular Optics System), esiste un kit Glock opzionale con 4 piastrine per il montaggio di alcuni modelli di puntatori elettronici in commercio:
Plate 01 - Eotech / Docter / Insight / Meopta
Plate 02 - Trijicon RMR
Plate 03 - C-MORE
Plate 04 - Leupold Delta Point
Ovviamente non si può evitare di parlare dell’esperienza di tiro, utilizzando il red dot.
Prima di tutto voglio dire che le impressioni riportate sono assolutamente personali e sono sicuro che chiunque provi a utilizzare il congegno di puntamento elettronico, riceve delle sensazioni differenti dalle mie. Da tenere in conto che il popolo degli appassionati di armi si divide tra chi è molto conservatore e vede qualsiasi novità con sospetto e quelli che vivono in attesa delle novità, cambiando arma ogni mese e applicando qualsiasi accessorio possibile sulla propria pistola. Io faccio parte della prima categoria.
Sono sempre stato contrario ad applicare sulle armi corte congegni o accessori per me superflui per un uso civile come puntatori laser, torce tattiche, fischietti e campanelli. Alcuni di questi, possono però risultare utili se impiegati da corpi speciali, in operazioni speciali e in contesti speciali.
Quindi, non volendo influenzare nessuno posso dire che il sistema di mira a “punto rosso”, mi ha convinto… solo in parte.
Una cosa che posso affermare con certezza è, al contrario di quanto spesso leggo, il red dot non può migliorare d’incanto la precisione del tiro. Se non si impara a tirare correttamente il grilletto, i colpi continueranno a colpire il bersaglio come e peggio di prima. E già, perché il piccolo punto rosso, tra l’altro, sembra oscillare sul bersaglio molto più del classico mirino, generando insicurezza nei tiratori meno addestrati. Questa incertezza porta a distogliere l’attenzione dallo scatto che, come tutti sanno, è la componente del tiro che fa commettere gli errori maggiori e più frequenti.
Ho testato il red dot a varie distanze. Nel tiro a 7 metri, ho dovuto faticare per ottenere la stessa rosata che realizzo con le mire metalliche. Le cose sono migliorate spostando il bersaglio a 25 metri dove effettivamente il punto rosso risolve qualche problema di vista.
Durante le prime prove di impugnatura e ingaggio del bersaglio in velocità, il punto rosso non riuscivo a trovarlo in quanto, tenendo l’arma come normalmente faccio, grazie alla memoria muscolare (non è un giorno che sparo con le Glock), il dot era spostato in alto. Quindi ho dovuto variare di qualche grado - verso il basso - l’angolazione del polso.
Dopo un lungo addestramento, che io comunque non mi sento di intraprendere, riprogrammando la memoria muscolare il red dot può far ottenere ottimi risultati a livello sportivo.
Ho cercato di analizzare pro e contro di questo accessorio. I problemi che possono verificarsi sono sia meccanici che di carenza nell’addestramento.
Ho considerato che le batterie possono scaricarsi e questa è una preoccupazione in più. Il congegno può rompersi o se non di buona qualità perdere la taratura durante il tiro. Pioggia o umidità, possono provocare possibili malfunzionamenti, inoltre, durante la pioggia, l’acqua che colpisce il vetro del puntatore, provoca dei riflessi che peggiorano fortemente l’acquisizione del dot. Per quanto riguarda la capacità di tiro, risulta più difficoltoso, senza un addestramento supplementare, trovare velocemente il punto rosso. Occorre eseguire una estrazione più che perfetta per ottenere un allineamento ottimale, senza il quale l’acquisizione del dot può risultare rallentata.
Per difesa personale e abitativa, non vedo molti vantaggi nell’utilizzo del red dot. Ingombro, batterie da dover ricordare di sostituire, andare alla ricerca sotto stress di un punto rosso e tiri al di sotto dei 3 metri, che spesso non richiedono l’utilizzo dei congegni di mira, rendono questo accessorio a mio avviso decisamente superfluo.
È singolare che oltre al red dot, siano spesso sostituite le mire metalliche con altrettante più alte in caso di malfunzionamento del congegno elettronico. Viene da chiedersi: ma allora?
Ovviamente sul piatto della bilancia devono essere messi anche i pregi. Infatti, il red dot, come ho potuto constatare, facilita il tiro a lunga distanza e in movimento, migliorando il tiro con transizione su più bersagli. Non a caso tiratori del calibro di Tori Nonaka, Michelle Viscusi, K C Eusebio, tanto per citarne alcuni, lo utilizzano su alcune loro armi, con risultati eccezionali.
A patto che il bersaglio sia visibile, un red dot facilita il tiro in condizioni di luce ridotta, perché altrimenti, al buio occorre dotarsi della torcia tattica.
Il red dot viene poi in aiuto a chi ha problemi di vista, rendendo superflua la perfetta messa a fuoco del mirino traguardato nella finestra della tacca di mira.
La Glock non si smentisce, l’arma al tiro non ha fatto emergere problemi di alimentazione e si è dimostrata estremamente precisa. Nei modelli di quinta generazione la rigatura delle canne è stata modificata, così come anche la volata, che si presenta incassata.
La distribuzione dei pesi della Glock 34 MOS, ha diminuito in maniera considerevole il rilevamento dell’arma. Lo scatto migliorato, unito alla corsa dello scatto Glock, molto più corta di altre concorrenti, ha consentito di ottenere ottime rosate anche se ho dovuto adattarmi al sistema di puntamento elettronico a punto rosso.
Per quanto riguarda la possibilità di montare dei micro red dot, la Glock consente di applicare tali accessori in modo reversibile. Nel caso dovessimo accorgerci che il red dot non fa per noi, passata la moda del momento, basta smontarlo e come successo per gli altri gadget nati per essere montati sul rail anteriore sotto il dust cover, riporlo nel cassetto a fare compagnia al laser e alla torcia tattica.
Rispetto ai modelli precedenti, la Glock 34 Gen 5 MOS, non ha niente di stravolgente ma lo scatto migliorato, l’imbocco del caricatore svasato, la possibilità di utilizzare le mire elettroniche e la soddisfazione di battere qualche avversario che gareggia con 4.000 euro di pistola, utilizzando la Glock “out of the box”, a un prezzo decisamente inferiore, rende l’acquisto di questa arma un’ottima scelta.