Beretta PMXs: la prova a fuoco
La Beretta PMXs è la versione semuaotomatica per il mercato civile della nuova SMG intesa a sostituire la venerabile Beretta M12. Abbiamo svolto una breve prova, ed ecco le nostre considerazioni.
Non potevamo certo perdere l’occasione di provare a fuoco la Beretta PMXs, la nuova arma della casa di Gardone pensata per competere sul mercato in forte espansione delle carabine in calibro da pistola. Costruita con abbondante impiego di polimeri, la sua linea richiama immediatamente alla mente quella dell’iconica SMG Beretta: l’M12. Non bisogna tuttavia lasciarsi ingannare: la somiglianza è puramente estetica e il funzionamento delle due armi è diverso, pur essendo entrambe a chiusura a massa.
Prima di tutto la Beretta PMXs è solo semiautomatica, essendo destinata al mercato civile, inoltre spara a otturatore chiuso. L’uso esteso di polimeri la rende anche decisamente più leggera, con un peso scarica di soli 2,5 kg. Le finiture appaiono nel complesso molto buone, ma le mire metalliche danno davvero una sensazione di qualità; il bilanciamento è ottimo, e l’arma sta bene in mano, sia a calciolo piegato che esteso.
L’esemplare provato era dotato anche di un’impugnatura anteriore rimovibile che assicura una tenuta migliore sull’arma; l’astina è comunque dotata di un arresto per la mano, ottima idea considerando particolarmente quanto è corta la canna.
Il calciolo pieghevole è trattenuto in chiusura da un ritegno a frizione, posto sul lato del vano caricatore. Per usarlo è sufficiente afferrarlo saldamente e tirarlo in apertura, dove un robusto dente caricato a molla lo blocca in posizione. Non c’è praticamente alcun gioco in posizione aperta, a tutto vantaggio della precisione. Per ripiegare il calcio è sufficiente, come in molte armi a calcio pieghevole, premere il pulsante laterale che sblocca il dente di ritegno. Il pulsante è grande e di facile impiego, ma ben protetto da azionamenti accidentali, e non c’è rischio di causare un ripiegamento del calcio accidentale.
L’unico dettaglio che non mi ha lasciato del tutto soddisfatto è il ritegno di blocco in chiusura, stampato monolitico al semicastello inferiore: appare un po’ sottile, e mi chiedo se resisterebbe in caso di caduta contro una superficie dura, particolarmente con un caricatore pieno inserito. La plastica poi è soggetta a usura. Queste sono comunque solo ipotesi personali, e immagino gli ingegneri Beretta sapessero quel che facevano quando hanno progettato questa parte.
La prima cosa che si nota quando si porta la Beretta PMXs alla spalla è la precisione e prontezza con cui le mire metalliche si allineano all’occhio. La diottra è un un ottimo compromesso tra velocità d’acquisizione e precisione, e il mirino è netto e offre con la tacca un inquadratura molto valida.
Le mire sono prive di riferimenti per condizioni di scarsa luminosità, ma lo ritengo un peccato veniale in quest’epoca di ottiche elettroniche, dove le mire metalliche di emergenza di solito sono destinate a non essere mai usate, e l’arma ha un mucchio di spazio su molteplici rotaie picatinny per montare ottiche e accessori. Di contro, un tocco veramente valido sulle mire metalliche è il fatto che integrino un piccolo mirino e tacca di mira fissi che possono essere usati anche a mire ripiegate, senza bisogno di alzarle.
Subito dietro alla tacca di mira ci sono due anelli per il montaggio ambidestro di una cinghia a moschettone stile MP5, single point o double point, se usato assieme al doppio anello frontale sul semicastello superiore o all’anello incorporato nel guardamano. Personalmente non sono un grande estimatore delle cinghie a moschettone, e preferisco un sistema a sgancio rapido di qualità, ma è questione di gusti.
La canna è filettata ½-28 e permette il montaggio di spegnifiamma, freni di bocca/compensatori e moderatori di suono (ove legali). La manetta d’armamento è reversibile per uso ambidestro, e fissata all’otturatore. Sebbene angolo e posizione minimizzino le possibilità d’interferenza con la mano del tiratore, è bene tenerne conto se si spari da un riparo.
Quella che non mi è proprio piaciuta dal primo momento in cui ho impugnato l’arma è la sicura ambidestra: se da un lato la leva ha un movimento ridotto per passare dalla posizione “S” a “1” e si possa mettere l’arma in condizione di far fuoco con una semplice pressione del pollice sulla stessa, dall’altro l’aletta di azionamento è così grande che interferisce considerevolmente con la nocca della mano che impugna l’arma e risulta fastidiosa dopo pochissimo.
La versione automatica richiede di ruotare la leva di quasi 180° per passare da “S” a “R” e non vedo come si possa riuscire a farlo senza muovere la mano sull’impugnatura, cosa men che ideale. Forse si tratta di un problema minore per persone con mani più piccole, ma credo che il produttore dovrebbe prenderlo in considerazione.
L’arma provata era alimentata da caricatori polimerici trasparenti ad alimentazione alternata della capacità di 20 cartucce, in ossequio alle nuove (assurde) leggi europee sulle armi. I caricatori polimerici trasparenti stanno diventando la norma, e permettono non solo un’immediato controllo della riserva di munizioni ma, in caso di caduta, rendono immediatamente evidente se il caricatore sia ancora utilizzabile: o è palesemente rotto, oppure funziona, al contrario dei vecchi caricatori in lamiera stampata dove labbra piegate o ammaccature potevano compromettere l’affidabilità dell’arma senza che l’utilizzatore potesse accorgersene prima di un malfunzionamento.
L’inserimento di un caricatore pieno nella PMXs richiede una pressione decisa. La manetta d’armamento, di contro, ha un’azionamento eccezionalmente morbido e fluido. Forse anche troppo. Meglio prestare attenzione agli impigliamenti, perchè il rischio di camerare un colpo accidentalmente è reale.
Il rinculo non è minimo come su altre PCC, ma è lineare e le mire si muovono appena dal punto mirato, per cui è facile tenere l’arma sul bersaglio, particolarmente usando l’impugnatura anteriore. Si possono doppiare i colpi fulmineamente, e la possibilità di trovarsi ad anticipare il ciclo di riarmo è al di là delle possibilità umane, dato che la versione militare automatica ha una cadenza di tiro di oltre 1000 colpi al minuto.
A tal proposito mi piacerebbe provare la versione automatica: se la versione semiauto è docile e stabile, mantenere sul bersaglio un’arma da 2,5 kg e 1000 colpi al minuto di solito non è impresa facile. L’M12 però era famoso per la sua eccezionale controllabilità, anche se con un rateo di fuoco di circa la metà, e un’architettura interna differente.
A sorprendere davvero, specie in un’arma derivata da un progetto inteso per uso militare e di polizia, è stata la qualità dello scatto. È leggero, pulito e netto, e anche se non mi spingerei certo a definirlo uno scatto “match”, certamente non lo fa rimpiangere amaramente, come altri scatti di armi di derivazione militare.
Il test di precisione ha dato buoni risultati, e la Beretta PMXs non solo è precisa, ma le transizioni da bersaglio a bersaglio sono facili grazie alla massa contenuta, il buon bilanciamento e la posizione di tiro raccolta. Da questa prova ho ricavato un’impressione di un’arma solida, con ottima puntabilità ed ergonomia (leva della sicura a parte) e che permette facilmente di mettere a segno colpi precisi e doppiarli rapidamente.
L'arma e le munizioni utilizzate per la prova di tiro sono state messe a disposizione dall'Armeria Casabella di Casatenovo (LC)..