Armi in pillole: perché si chiama ".38" Special?

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Armi in pillole: perché si chiama ".38" Special?

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Perché il .38 Special si chiama ".38" anche se in realtà spara un proiettile in calibro .357?

Armi in pillole: perché si chiama .38 Special?

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Da sinistra: .38 Short Colt, .38 Long Colt, .38 Special, .357 Magnum

Da sinistra: .38 Short Colt, .38 Long Colt, .38 Special, .357 Magnum

(si ringrazia: Guns Magazine / Mike Venturino)

C'è tipicamente differenza tra la denominazione tecnica di una munizione e quella commerciale, e il .38 Special venne chiamato "Special" per chiarire subito quanto fosse migliore delle cartucce precedenti. Ma perchè chiamarlo ".38"?

Così come la cartuccia .357 Magnum deriva dal .38 Special per allungamento del bossolo, il .38 Special deriva dal .38 Long Colt che, a sua volta, deriva dal .38 Short Colt.

 

Dopo la fine della Guerra Civile Americana, il .38 Short Colt nacque per essere impiegato nelle conversioni a retrocarica dei revolver Colt Navy 1851 calibro .36, le cui camere del tamburo avevano un diametro di .374, perché all’epoca il calibro della canna veniva misurato tra i pieni di rigatura, e un revolver calibro .36 doveva sparare un proiettile di calibro leggermente maggiore affinché impegnasse correttamente la rigatura.

 

In più, siccome quando veniva calcato nel tamburo il proiettile veniva "trafilato", al fine di assicurare una buona sigillatura della camera, il proiettile stesso era all’origine di diametro leggermente superiore a questa. Dunque un revolver in calibro .36 aveva camere calibro .374 e usava proiettili in calibro .38.

Armi in pillole: perché si chiama ".38" Special?

la nuova cartuccia metallica usava un proiettile di tipo “heeled”, cioè dello stesso diametro del bossolo con una sezione di diametro inferiore inserita all’interno dello stesso (come ancora oggi accade col .22 LR) che aveva solchi di grassaggio esterni per assicurare una lubrificazione sufficiente a prevenire impiombature e accumulo di fecce di sparo nella canna. Questi solchi erano poco pratici, perché il grasso poteva essere asportato per sfregamento o contaminato da sporcizia.

 

Quando venne sviluppata la nuova e più potente cartuccia .38 Long Colt, il proiettile a grassaggio esterno fu abbandonato a favore di un proiettile di diametro pari all’interno del bossolo, inserito in quest’ultimo fin oltre i solchi di grassaggio.

 

Il diametro della canna fu pertanto a sua volta ridotto a misurare .36 pollici, ma questa volta tra i vuoti di rigatura. La denominazione “.38” rimase per semplicità, e tornò a definire l’esatto diametro del proiettile solo con l’avvento della .357 Magnum a polvere infume.
 

Oggi il .38 Special è anche camerato nelle repliche storiche di modelli originali a retrocarica come questi due revolver Uberti: una conversione Colt Navy 1851 Richards-Mason e un Colt 1872 Open Top

Oggi il .38 Special è anche camerato nelle repliche storiche di modelli originali a retrocarica come questi due revolver Uberti: una conversione Colt Navy 1851 Richards-Mason e un Colt 1872 Open Top

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