Le bugie degli antiarmi: il caso HIT Show
Per sostenere le sue posizioni, il fronte disarmista non esita a costruire "false verità", come abbiamo visto in occasione dell'edizione 2018 dello HIT Show di Vicenza
Che il fronte disarmista internazionale sia capace di fare di tutto, di montare ad arte qualsiasi caso, di sfruttare occasione ed evento e di danzare nelle pozze di sangue dei morti pur di perorare la sua lotta contro i diritti individuali, lo sapevamo da tempo. Ne abbiamo avuto una recente riprova in occasione dell'ormai famosa "March for our lives" di Washington, indetta sull'onda lunga della sparatoria di Parkland, acclamata dagli antiarmi – e dai Mass Media internazionali – come una "marcia di un milione di giovani per leggi più restrittive sulle armi negli Stati Uniti".
Come ci ricorda la rete di Firearms United citando anche fonti di stampa di certo non vicine al nostro mondo come la CBS e il Washington Post, la realtà è stata ben diversa: solo 200.000 manifestanti a Washington, al massimo 800.000 in tutti gli USA, del tutto ignorati dalla politica nazionale; un'età media di 49 anni – solo il 10% erano "giovani"; e la maggior parte dei manifestanti convinta di manifestare "contro Trump" e non contro le armi.
Addirittura la cosiddetta "eroina" della manifestazione, Emma Gonzalez, ha ammesso di aver bullizzato a lungo l'autore della sparatoria al liceo Marjory Stoneman Douglas, e di non dispiacersene affatto – come dire, bisogna proibire le armi perché i bulli non dovrebbero temere che le loro azioni possano avere delle conseguenze!
Il tutto in un Paese quanto mai attaccato al diritto a detenere e portare armi come dettato dal Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, con un numero variabile tra i 100 e i 150 milioni di detentori d'armi su 320 milioni di abitanti, e un numero di armi da fuoco legalmente detenute che sfiora il mezzo miliardo. Un Paese in cui, sull'onda lunga del nuovo attacco a tale diritto costituzionale, il numero di donazioni e tesseramenti all'NRA è triplicato e quello di altre associazioni pro-armi è arrivato a una crescita del 1200%.
E in Italia?
Complice anche il quadro politico incerto uscito dalle elezioni dello scorso marzo – che pure ha visto il PD, partito al governo negli ultimi cinque anni e autore di alcune delle più rigide restrizioni sulle armi dell'ultimo ventennio, pesantemente sconfitto! – non si muove quasi nulla. Forse timorosa di una nuova sconfitta che potrebbe arrivare da un recepimento Soft della direttiva europea sulle armi già pesantemente mutilata, la Lobby anti-armi (o dovremmo dire, anti-diritti) sgomita per attirare l'attenzione su di sé.
E lo fa in diversi modi: tramite Procuratori della Repubblica indegni di tale titolo che "pensano tutto il male possibile" di chi possiede armi legalmente, ad esempio. Oppure, se necessario, creando "casi" che non esistono.
Il caso di HIT Show 2018
L'occasione si è presentata durante l'edizione 2018 dello HIT Show di Vicenza, la principale fiera del settore nel nostro Paese, erede della bresciana EXA e proprio per questo uno dei principali bersagli degli antiarmi italiani. Ma andiamo con ordine.
L'11 febbraio scorso, il secondo giorno della manifestazione, le Forze dell'Ordine in servizio entro i padiglioni mettevano in stato di fermo, dietro segnalazione di un espositore, una giovane donna sorpresa a scattare foto a dei bambini a cui lei stessa chiedeva di maneggiare le armi in esposizione – in violazione del regolamento interno della fiera.
Secondo fonti confidenziali ma verificate, alle Forze dell'Ordine la donna avrebbe confessato di essere stata "mandata" a scattare foto di bambini che maneggiavano armi, e avrebbe individuato la "mandante" nella persona di Isabella Sala, Assessore alla Comunità e alle famiglie del Comune di Vicenza.
Quello di Isabella Sala non è un nome che suona nuovo al nostro mondo, e di certo non figura nella lista degli amici. Facente parte dell'amministrazione di centrosinistra che governa la città veneta, sin dalla prima edizione si è fermamente schierata contro HIT Show assieme a personalità del mondo disarmista come Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo e Giorgio Beretta dell'Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere; una vicinanza personale e ideologica alla Lobby anti-diritti che si evince anche dalla sua promozione del seminario sulle armi comuni tenutosi il 22 ottobre 2016.
Da noi contattata il giorno 22 marzo per un commento, sia per email che tramite fax, l'assessore Sala non ci ha degnati di una risposta. Essa è stata lasciata infatti a un articolo pubblicato il 28 marzo sul sito cittanuova.it e sul sito mppu.org, con un'intervista del redattore Carlo Cefaloni al solito Giorgio Beretta, con la quale si continua ad attaccare il mondo delle armi legali in generale e HIT Show in particolare, oltre a elogiare la già citata March for our lives.
A riprova della malafede su cui sono fondati questo genere di articoli: a illustrare l'articolo in questione, una delle foto scattate dalla giovane donna fermata dalle Forze dell'Ordine a HIT Show 2018.
Una pubblicazione che fuga qualsiasi dubbio – se mai ce ne fosse ancora qualcuno – riguardo al coinvolgimento personale di Giorgio Beretta e degli altri personaggi e ambienti della Lobby anti-armi italiana in un'operazione mirata a montare un caso artefatto attorno a HIT Show 2018, in aperta violazione del regolamento interno della fiera e con l'aggravante dell'uso di minori apparentemente introdotti alla fiera appositamente per la realizzazione di queste foto. Un uso (perché di questo si parla: di bambini utilizzati come strumenti!) che potrebbe configurare un reato penale.
E il coinvolgimento dell'Assessore Isabella Sala? Lo attesterebbero le dichiarazioni della ragazza fermata, tutte da confermare, ma a nostro avviso di sicuro non è un caso se l'articolo di Carlo Cefaloni è stato pubblicato a pochi giorni dalla nostra richiesta di una sua dichiarazione in merito.
Uno degli scopi del fronte anti armi è di ottenere la chiusura al pubblico di HIT Show, trasformandola in una fiera Trade only come lo SHOT Show di Las Vegas e l'IWA di Norimberga. Ovviamente, data la differenza di scala, ciò non solo distruggerebbe l'anima di HIT Show, che è quella di aprire le porte del nostro mondo agli appassionati, ma porterebbe nel giro di poco tempo alla chiusura completa della manifestazione.
Ma se quello che vogliono gli anti armi è avvicinare HIT Show agli standard delle fiere Trade Only, pur mantenendo il format attuale ci sono dei provvedimenti che l’organizzazione di HIT Show potrebbe adottare per evitare che gli anti armi possano creare scandali artificiali.
Tanto per cominciare, l'accredito stampa dovrebbe essere concesso solo a:
- giornalisti che lavorino per testate e pubblicazioni del settore
- Media generalisti invitati e "vistati" specificamente dall'organizzazione e da almeno un espositore e su cui nessun altro espositore ponga il veto.
Ai media generalisti dovrebbe essere concesso un pass stampa personale, limitato a una giornata, per la realizzazione di servizi espressamente dichiarati in precedenza. Durante la loro permanenza, i giornalisti appartenenti a media generalisti dovrebbero essere costantemente scortati dal servizio di sicurezza della manifestazione, proprio come accade ad esempio allo SHOT Show.
Inoltre, prima dell'ammissione, i giornalisti appartenenti a media generalisti dovrebbero firmare un modulo con validità legale con cui essi si impegnano a non raccogliere materiale da utilizzarsi poi in servizi o articoli che vadano contro gli interessi del comparto. Ai giornalisti che si rifiutino di firmare tale impegno dovrebbe essere negato l'ingresso alla manifestazione.
Trattandosi di una fiera aperta al pubblico, purtroppo il fatto di vietare di scattare foto o riprendere video a HIT Show è impensabile. SHOT Show e IWA sono fiere riservate agli operatori del settore, e da questo punto di vista i controlli sulla raccolta (e l’uso) di immagini foto/video sono molto efficaci. In caso contrario, adottarli sarebbe molto facile.
D’altra parte, HIT Show nasce con uno spirito espressamente promozionale nel senso più positivo nei confronti dello sport, della cultura e delle tradizioni che ruotano al mondo del tiro sportivo e della caccia. E oggi è diventato impossibile proibire agli appassionati di poter fotografare e condividere sui social le proprie passioni.
Ma questo lo sanno molto bene gli anti-armi, che infatti approfittano della buona fede di HIT Show – degli organizzatori, degli espositori e di tutti i visitatori – per raccogliere illegalmente fotografie da utilizzare per costruire false verità e fomentare l'opinione pubblica contro il mondo delle armi legali.
Trattandosi di una fiera aperta al pubblico, impedire il ripetersi di "casi" montati ad arte contro HIT Show sarà difficile: ma questo dipenderà soprattutto dalla volontà di Fiera di Vicenza di voler accondiscendere alle richieste degli anti armi e dei politici che con essi si schierano. Cosa si può o non si può fare a HIT Show lo decidono unicamente Fiera di Vicenza e il Prefetto. Più che altro quindi, si tratterà di prendere decisioni sagge, ignorando richieste “collaborative” che tali non sono
...e l'industria? e Fiera di Vicenza?
Ancora una volta dispiace constatare il silenzio assordante del comparto industriale, che agisce con pudore e prudenza ignorando che il fronte disarmista non gli ricambierà la cortesia, come direbbe De André.
Al contrario di quanto i disarmisti vorrebbero far credere all'opinione pubblica, il comparto armiero italiano non ha nulla da nascondere e nulla di cui sentirsi colpevole. Ma come spesso abbiamo sottolineato, il comparto armiero italiano è tradizionalmente poco propenso a comunicare – in particolar modo quando si tratta di rispondere con forza ad attacchi gratuiti portati avanti in maniera infida e truffaldina.
Lo stesso si deve dire di Fiera di Vicenza, che purtroppo ha una parte di responsabilità in quanto accaduto, avendo creduto che il divieto di maneggio delle armi ai minori avrebbe quietato gli antiarmi, che invece hanno usato il divieto stesso per attaccare ancora di più il comparto armiero, creando intenzionalmente - come abbiamo visto - situazioni da poter "fotografare" per sostenere meglio le loro tesi agli occhi dell'opinione pubblica, e mettere in discussione la capacità di Fiera di Vicenza di saper applicare divieti che... non hanno nulla a che fare con la tutela dei minori.
Limitarsi a tacere non serve mai a nulla.
Per contrastare con intelligenza gli attacchi esterni è necessario adottare precise strategie di comunicazione.
Nonostante gli appelli alla proattività che vengono da organizzazioni come il WFSA, le entità industriali e istituzionali che rappresentano il settore continuano a dimostrarsi incapaci di anticipare gli antiarmi, costruendo ad esempio campagne positive mirate a far capire all'opinione pubblica che non c'è proprio NIENTE di illegale o di negativo nelle armi e nelle attività di chi le produce e le promuove per scopi sportivi o ricreativi.
Sull'importanza della comunicazione avevamo già parlato in precedenza, quando vi abbiamo proposto il nostro articolo sull'usare i Social Media a proprio vantaggio, il seminario che con oggettiva lungimiranza il World Forum on Shooting Activities (WFSA) aveva organizzato a Roma lo scorso settembre 2017. Un invito rimasto lettera morta, ma che di fronte alle abilità comunicative (per quanto false e faziose) degli anti armi dimostra tutta la sua concreta utilità.
Una mancanza di approccio moderno alla comunicazione, una reticenza ad affidarsi a professionisti della comunicazione, che a breve potrebbe rivelarsi una strategia suicida per tutto il comparto armiero italiano, e non solo.
È tempo di reagire alle bugie!
Come vi abbiamo spiegato, gli anti-armi le provano tutte per far credere all'opinione pubblica che avere dei bambini (accompagnati dai genitori) che toccano armi in fiera sia un fatto gravissimo, che porterà quei bambini a diventare certamente dei delinquenti violenti e assassini. Eppure, qualunque persona di buon senso sa che una simile relazione di causa-effetto non esiste.
Ci sono però persone, assolutamente contrarie alle armi, che non ritengono sia invece un problema scattere fotogafie come questa, in cui un genitore mette per scherzo in mano al figlio di meno di due anni un bicchiere di vino.
È un problema? Certo che no, è solo una foto scattata in allegria, per far partecipare un "bimbo nuovo" alla vita degli adulti e riderci sopra.
Perché l'educazione dei figli è fatta anche di queste cose, e ogni genitore dovrebbe essere lasciato libero di poter educare i propri figli come meglio ritiene opportuno, nel rispetto di leggi esistenti (e non di teorie schizofreniche su cosa è giusto e cosa no).
Si può quindi ridere (nel senso positivo del termine) di un bambino di meno di due anni che tiene in mano un bicchiere di vino, come quello in questa foto? Certo che sì. Con dei genitori responsabili, un bambino crescerà sano, anche se a meno di due anni gli hai messo in mano un bicchiere di vino, per farlo partecipare alla vita "dei grandi", e non certo per farglielo bere.
Ma se gli anti-armi si accaniscono contro di noi, con la scusa che cresciamo i nostri figli facendogli toccare le armi fin da piccoli (cosa buona e giusta), allora qualcuno dovrebbe spiegare agli anti-armi che applicando la loro stessa formula di ragionamento, questo bimbo diventerà sicuramente un alcolizzato violento... e che l'accesso ai bar che vendono alcolici dovrebbe quindi essere vietato ai minorenni.
Ma... a proposito... come mai un bambino può entrare in un bar con i genitori e toccare alcolici (ovviamente senza berli), ma secondo queste persone non dovrebbe poter entrare in una fiera autorizzata da un Prefetto della Repubblica, dove sono esposte armi regolate da precise leggi dello Stato, che non vietano di toccarle?
Eh sì, gli anti-armi ne dicono (e ne fanno) di idiozie, ma non è colpa loro. La colpa, è la nostra...
LA PRIMA VOLTA CHE MI OFFENDI È COLPA TUA, LA SECONDA VOLTA È COLPA MIA (proverbio arabo)