Il TSN Roma, le “abilitazioni troppo facili” e il Texas
Secondo Carlo Mantegazza, Presidente della Sezione del Tiro a Segno Nazionale di Roma, l'Italia è come il Texas e per conseguire il certificato di abilitazione al maneggio delle armi servono esami più severi e continui. Cerchiamo di capire perché
11 aprile 2018 - Questo nostro articolo commenta quanto pubblicato dal Corriere della Sera il giorno 7 aprile 2018.
Per dovere di cronaca informiamo che su questo argomento il sito di Armi e Tiro ha pubblicato una smentita del Presidente del TSN Roma Carlo Mantegazza, smentita di cui tuttavia, a parte quanto pubblicato sul sito di Armi e Tiro, noi non abbiamo alcuna conferma.
Nel caso in cui il Presidente del TSN Roma Carlo Mantegazza volesse confermarci la sua smentita a quanto pubblicato dal Corriere della Sera, ve ne daremo informazione.
È ragionevole supporre che nel mondo in cui viviamo il ruolo istituzionale del Tiro a Segno Nazionale possa in qualche modo essere equiparato a quello della Motorizzazione Civile? Sì.
In fin dei conti, certificare la capacità di un individuo di “maneggiare” un’auto o una pistola ha degli elementi comuni: garantire che ciò accada nel rispetto della sicurezza propria e altrui.
È ragionevole supporre che in virtù di un Regio Decreto del 1935 il Tiro a Segno Nazionale debba continuare a essere considerato l’unico soggetto valido a poter “certificare”, quando nel frattempo il mondo che ruota attorno alle armi e gli sport del tiro è diventato decisamente più complesso e variegato? Non è detto.
È ragionevole che un singolo Presidente di una singola Sezione del Tiro a Segno Nazionale – per quanto grande come quella di Roma – possa fare affermazioni che fanno sembrare inefficaci e inutili i controlli esistenti sul rilascio di certificazioni e licenze in materia di armi? No.
Ma allora, perché il Presidente della Sezione del Tiro a Segno Nazionale di Roma – Carlo Mantegazza – ha ritenuto opportuno rilasciare un’intervista al Corriere della Sera in cui si è fatto (arbitrariamente) arbitro di ciò che sarebbe opportuno fare in materia di “controlli” sulle armi, la loro detenzione e le verifiche periodiche che andrebbero attuate per garantire la sicurezza?
In un’intervista rilasciata pochi giorni fa il Sig. Carlo Mantegazza – Presidente TSN Roma – ha dichiarato insufficienti i controlli esistenti, di fatto sostituendo il suo giudizio personale all’esperienza, ma soprattutto alla competenza degli organi preposti a stabilire quali controlli siano necessari a garantire la sicurezza rispetto ai legali detentori di armi.
Detentori che – ci teniamo a sottolinearlo – sono sottoposti a controlli ben più stretti di quelli previsti per i possessori di patente di guida.
Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera il Presidente Carlo Mantegazza lamenta il fatto che ci siano ormai troppe persone che si iscrivono al TSN solo per conseguire l’abilitazione al maneggio delle armi, ma che “non è possibile che una persona che è venuta a sparare per la prima volta ottenendo l’abilitazione, esca dal poligono e si vada a comprare una pistola in armeria”.
Premesso che non è così: “uscita dal poligono”, la persona non è autorizzata ad acquistare nessuna arma. L’abilitazione rilasciata dalla sezione del TSN va consegnata al posto di polizia competente al rilascio della licenza di acquisto, e solo dopo il completamento dei dovuti controlli da parte dell’autorità di Polizia, il cittadino riceverà autorizzazione all’acquisto di un’arma.
Se la legge prevede che per poter ottenere una licenza il cittadino debba iscriversi al Tiro a Segno Nazionale e seguire una lezione obbligatoria (così si chiama), lo farà.
Ma la legge non prevede che il cittadino debba anche “frequentare” la Sezione del TSN, se questa non offre (o non “consente”) servizi d’interesse per il cittadino.
Non bisogna infatti dimenticare che moltissime sezioni del Tiro a Segno Nazionale non possiedono le abilitazioni o le strutture organizzative (o nessuna delle due) necessarie per poter praticare il tiro con determinati tipi di armi. Una situazione che ha visto negli anni la nascita e la crescita di poligoni privati (consentiti dalla normativa vigente) in moltissime parti d’Italia, che nel tempo hanno rappresentato una valida alternativa a tutto quello che le Sezioni del TSN non permettono di fare.
Ragion per cui, se una legge dello Stato prevede che Il Tiro a Segno Nazionale sia “l’unica” entità preposta alla certificazione al maneggio delle armi, lo stesso Tiro Segno Nazionale non dovrebbe meravigliarsi se negli anni la suddetta certificazione è diventata sempre di più “l’unica” ragione per cui i cittadini si sono iscritti a una sezione del TSN, per poi andarsi a riversare nei poligono privati, che in un modo o nell’altro, ma comunque nel rispetto di leggi esistenti, offrono servizi e condizioni più confacenti ai desideri dei legali detentori di armi.
Il Presidente Carlo Mantegazza lamenta anche il fatto che il corso per il conseguimento della suddetta abilitazione si svolga in una sola giornata, mentre sarebbe preferibile un allungamento dei tempi, e che per questo il TSN Roma ha studiato “un sistema per organizzare corsi più strutturati, con sedute di aggiornamento, un po’ come accade per la patente di guida”.
Sinceramente, concordiamo sull’opportunità di rivedere le modalità con cui l’utente giunge a ottenere la certificazione al maneggio delle armi, modalità che non sempre sono sufficienti a fornire una preparazione adeguata alle motivazioni del richiedente o a determinati tipi di armi che l’utente andrà poi… a maneggiare. Peccato tuttavia che non esistano "sedute d'aggiornamento" obbligatorie per chi sia titolare della patente di guida, ma tant'è...
Tuttavia, se da un lato il Presidente Carlo Mantegazza ha dato indicazioni utili da certi punti di vista – come appunto in merito alla necessità di rivedere le caratteristiche del “percorso formativo” – dall’altro lo ha fatto utilizzando parole poco accorte, che contribuiscono ad alimentare in modo grave la convinzione che gli anti armi stanno tentando di diffondere nell’opinione pubblica italiana, e cioè che:
- Non ci siano sufficienti controlli
- I numeri sulle armi legali in circolazione in Italia siano “impressionanti”
- L’Italia sia come il Texas (cosa vorrà poi dire, visto che il Texas è uno degli Stati più sicuri d'America oltre che il più armato?!)
- I problemi legati alla sicurezza siano causati dai legali detentori di armi, e non dalla delinquenza
Fa un certo effetto vedere il Presidente della Sezione TSN più importante d’Italia parlare come un anti armi.
Il Presidente della Sezione TSN di Roma offre poi alcune interpretazioni del tutto personali sulla licenza di porto d’armi ad uso sportivo e l’uso legittimo (a norma di quanto stabilito dalla licenza stessa) che ne fanno i legali titolari, entrando in un ambito che non è di sua competenza.
Al di là delle parole, dalle affermazioni contenute nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera si evince chiaramente che l’intento primario del Presidente Mantegazza è quello di trovare un modo per sostenere i costi di gestione della Sezione TSN Roma, una delle più grandi d’Italia, ma come quasi tutte le altre ormai colpita da un inarrestabile processo di “abbandono”, dovuto alla preoccupante carenza di soci volontari desiderosi di iscriversi per praticare il tiro a segno nelle forme e nei modi che preferiscono.
Il risultato della scellerata gestione che ha caratterizzato l’UITS e molte Sezioni TSN nel corso degli ultimi 10-15 anni.
Insomma, da tutta questa storia si evince chiaramente che il Tiro a Segno Nazionale ha un estremo bisogno di rinnovarsi, nella sua struttura istituzionale e nel genere di servizi che offre al cittadino.
Ma si evince anche che un simile processo di rinnovamento non si potrà attuare unicamente “imponendo” la frequentazione di lezioni obbligatorie decise dal Tiro a Segno Nazionale, men che meno da uno solo dei suoi Presidenti di Sezione.
Per quelli di voi che ancora non lo sanno, ci sono Sezioni TSN che rilasciano la certificazione al maneggio delle armi “da fuoco” facendo uso di armi ad “aria compressa”. Perché? perché non hanno “impianti e abilitazioni” necessarie a tale scopo.
Ma in ogni caso, quanti dei casi di cronaca con vittime di armi da fuoco che i media generalisti ci propinano avvengono “perché è partito un colpo per sbaglio”? Praticamente ZERO.
E questo significa una sola cosa: chi si è servito di un’arma da fuoco per compiere un crimine, lo ha fatto con intenzionalità, anche quando magari, e purtroppo, ha poi rivolto l’arma anche contro sé stesso.
I controlli necessari ci sono. Alcuni sono perfettibili, sia dal punto di vista medico che tecnico, come la possibile revisione del percorso formativo che porta al rilascio della prima “e unica” abilitazione al maneggio delle armi.
Quello che invece manca sempre di più è il buon senso, nel saper gestire con “intelligenza” i problemi contingenti, ma pur sempre nel rispetto degli interessi di tutti.
Le parole sono importanti. Vediamo di utilizzarle in modo appropriato.
Le affermazioni di Carlo Mantegazza, Presidente della sezione del TSN di Roma, e le potenziali pesantissime ricadute che potrebbero avere su tutta la comunità dei possessori d'armi ci impongono di sollevare alcune specifiche domande all'Unione Italiana Tiro a Segno e ad altre entità che da queste affermazioni potrebbero essere impattate in qualche modo.
Tra queste ci sono sicuramente l'Associazione Nazionale Poligoni Privati (ANPP), la Federazione Italiana Tiro a Volo (FITAV), la Federazione Italiana di Tiro Dinamico Sportivo (FITDS), la Federazione Italiana Discipline Armi Sportive da Caccia (FIDASC) e le associazioni e organizzazioni che rappresentano i possessori di armi (come il Comitato Direttiva 477) e gli interessi industriali e commerciali del settore armiero (come ANPAM, CONARMI e Assoarmieri).
Sono domande che poniamo senza alcun intento polemico o provocatorio, a meno che non si voglia intendere"provocatorio" il voler stimolare presso di esse una reazione positiva e propositiva.
Cosa ne pensa l'UITS?
Come ben sappiamo, attualmente l'Unione Italiana Tiro a Segno è commissariata stante la decadenza di Ernfried Obrist dalla carica di presidente per le irregolarità rilevate in merito alla sua rielezione del 2016.
Il fatto che l'UITS sia in attesa di nuove elezioni non significa però che un singolo presidente di sezione possa esprimersi con affermazioni che sembrano dettare la linea dell'intera federazione, in particolar modo visto che si tratta del presidente della sezione del Tiro a Segno Nazionale della capitale, quindi probabilmente del TSN più importante del paese.
Gradiremmo dunque sapere dal commissario straordinario Francesco Soro se le parole del Presidente del TSN di Roma, Carlo Mantegazza, corrispondano o meno alla linea ufficiale dell'UITS, e se così non fosse, come possa un'organizzazione come l'UITS lasciare che le dichiarazioni di un singolo presidente di sezione vadano ad offuscare il prestigio dell'UITS e l'immagine del TSN agli occhi dell'intera comunità dei tiratori.
Perché solo il TSN?
Le sezioni del Tiro a Segno Nazionale soffrono, com'è noto, di un importante declino nella frequenza dei tiratori, data la tipicità delle discipline accademiche e olimpiche che vi si praticano in via prevalente e che ormai non sono più in linea coi gusti delle nuove generazioni degli appassionati di tiro.
Questo non è un fenomeno necessariamente "cattivo" o da contrastare: i gusti cambiano, gli sport si adeguano, tutto è in movimento e tutto evolve. Opporre un muro di retrogrado conservatorismo, come ben sappiamo, non è mai positivo e nel corso della storia non ha mai portato nulla di buono. E questo è appunto quanto sta accadendo al Tiro a Segno Nazionale.
Ma i motivi non sono solo "politici": come ben sappiamo, lo stato di praticabilità di molte sezioni del Tiro a Segno Nazionale lascia molto a desiderare (per usare un eufemismo), e numerose sezioni sono state, e ancora sono, coinvolte in scandali che in alcuni casi hanno avuto anche carattere penale.
Resta il fatto che i poligoni privati sono oggi molto più adeguati alla pratica delle discipline di tiro – competitivo o informale che sia – più in voga tra le giovani generazioni di tiratori, nonché alla pratica di discipline come il tiro FIDASC e le varie specialità di tiro a volo.
Ci chiediamo dunque se ANPP, FITAV, FIDASC e le altre organizzazioni non abbiano obiezioni da fare alle parole del presidente Mantegazza, che rischiano di influenzare le delicatissime fasi legislative legate al recepimento in Italia della direttiva europea.