Fucili fini: una doppietta Francotte

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Fucili fini: una doppietta Francotte

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Da una società armiera che risale al 1805 ed è ancora in attività, un’elegante doppietta di piccolo calibro

Fucili fini: una doppietta Francotte

Fucili fini: una doppietta Francotte

Quando un’azienda raggiunge I 217 anni di attività, vuol dire che sta lavorando bene e fa prodotti richiesti dal mercato, che oggi è quello dei fucili di pregio. Le origini della ditta Francotte sono strettamente collegate all’Armurerie de Liège, che gode di eccellente reputazione.

 

Dopo un inizio nella fabbricazione di armi militari, che prima dei Nagant non godevano di una reputazione di eccellenza ma, al pari della nostra Glisenti, erano ottimamente realizzate, l’azienda passò alla produzione di armi sportive, prevalentemente da caccia.

 

Dalla precedente esperienza traeva una manodopera altamente preparata che conosceva bene tutti i metodi tradizionali di produzione. Gli operai provenivano quasi tutti dall’École d’Armurerie di Liegi, reputata scuola per armaioli, e divennero quasi dei perfezionisti dopo vari anni di lavoro in Francotte.

 

Ancor oggi si effettua la produzione in azienda delle canne oltre che delle azioni. Dopo l’aggiustaggio, l’assemblaggio e la realizzazione e assemblaggio del calcio, lasciato in condizioni di non finito, L’arma è estesamente provata in bianco simulandone le condizioni di lavoro, poi viene inviata al Banco di Prova per gli ultimi test e le apposizioni dei punzoni, i quali certificano l’assenza di ogni difetto di costruzione. Dopo di che le parti metalliche sono tirate a mano, prima a pietra e poi alle carte, mentre i legni sono finiti a olio.

Fucili fini: una doppietta Francotte

È un procedimento lungo e paziente che richiede non meno di venti giorni, o anche di più in dipendenza dalle condizioni atmosferiche. Segue l’esecuzione degli zigrini; l’esame finale prima della consegna è effettuata dal responsabile del reparto. Questa sequenza non è solo descritta ma reale: è possibile andare a Liegi e seguire tutte le fasi dal vivo. A differenza di quello semplicemente di lusso, il fucile fine non ha segreti per il cliente.

Fucili fini: una doppietta Francotte

Da queste premesse nasce il fucile che vedete. Un primo esame esterno evidenzia l’eleganza dell’arma e il sistema sidelock, preferito al sistema Anson Deeley per via della doppia stanghetta di sicurezza che intercetta il cane se il grilletto non è stato premuto.

 

Devo dire tuttavia che il sistema Anson Deeley, se eseguito e aggiustato a regola d’arte con il corretto angolo e impegno dei piani di scatto, non ha mai dato problemi né in caso di caduta dell’arma né per la paventata – da quei costruttori che definiscono Anson qualsiasi realizzazione boxlock - partenza contemporanea dei due colpi. Per contro la doppia stanghetta può rimediare a qualche realizzazione trasandata del sistema sidelock.

Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte

Non ho potuto smontare le batterie di questo Francotte ma, avendone smontate altre, sono certo che qui di costruzione trasandata non se ne parla. Il guardamano dei grilletti è grande in rapporto all’arma, ma non può essere ristretto perché bisogna pur dare spazio al dito.

 

Il legno non è figurato ma è scelto con estrema cura, con fibre correttamente orientate. Sopra la chiave si vede un prolungamento della bindella, che farebbe pensare ad una triplice Greener del tutto inutile su in calibro come il .410; la duplice Purdey è più che sufficiente.

 

Ma azionando la chiave c’è una sorpresa: il traversino che contraddistingue la triplice Greener non è passante. Il mistero si svela scomponendo l’arma e osservando le canne dal di sotto: il prolungamento della bindella ha, inferiormente, un solco che costituisce la guida superiore degli estrattori, evitando di dover alloggiare un lungo e sottile, e pertanto fragile, cilindretto tagliato longitudinalmente in due nello spazio tra le canne e la bindella.

Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte
Fucili fini: una doppietta Francotte

Se si dovesse irrobustire il cilindretto, come accade nelle armi in calibro 12, gli spazi sarebbero davvero risicati. Creare un traversino che non sia apertamente passante (in realtà il foro c’è ed è coperto da un tassello trattenuto da una vite) e imbocchi con esattezza il foro sul prolungamento della bindella e quello cieco sul seno sinistro di bascula richiede qualche acrobazia progettuale e una perfetta accuratezza d’esecuzione, è per caratteristiche come queste che il Blue Book of Gun Values segnala di effettuare una rivalutazione del 300 per cento sulla propria stima se il fucile sia in calibro 28 o .410.

 

L’interno della croce è impeccabile e così pure la bascula, in cui il contatto con i vivi di culatta non segna né orfani né fantasmi, come in gergo armiero designa le imperfezioni d’accoppiamento.

 

In buona sostanza questa doppietta, pur non appartenendo al livello massimo dei legni e delle finiture di Francotte ma a quello immediatamente inferiore, si conferma a tutti gli effetti un fucile finissimo.

Armi classiche: una doppietta Francotte

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