Thank You for Shooting!
Con gli zeloti anti-armi alla guida di una guerra contro i nostri diritti, l'educazione dei nostri ragazzi è uno dei principali obiettivi su cui lavorare per salvaguardare la nostra cultura
Si chiama educazione. E viene dai nostri insegnanti, ma prima di tutto dai nostri genitori.
È compito di ogni genitore mettere in guardia i propri figli da tutti i pericoli del mondo, cosicché un giorno, quando saranno grandi, potranno decidere da soli.
Con queste parole Nick Naylor, il personaggio interpretato dall'attore Aaron Eckhart nel film Thank you for smoking del 2005 ci ricordava un'importante verità: l'educazione è la chiave per la salvaguardia delle nostre società dalla spirale di disfunzionalità in cui stanno cadendo da tempo.
Una disfunzionalità che oggi ha i suoi principali sintomi nell'epidemia di Politically Correct che ci porta a ritenere qualsiasi cosa “offensiva” – con la scusa di “proteggere” le categorie più deboli e minoritarie, e finendo invece per stendere un velo sull'intolleranza strisciante, senza dover fare lo sforzo di individuarne le radici e correggere i problemi una volta per tutte.
L’intolleranza fa comodo alla politica, che se ne serve quando ha bisogno di voti, approfittando dell’ignoranza (= non conoscenza) delle persone. Per poter ottenere il consenso del popolo è quindi necessario che questo sia intollerante verso qualcosa di cui non sa nulla. Il film Thank you for smoking è illuminante: cambiate semplicemente l’oggetto della storia, dal tabacco alle armi, e ve ne renderete conto.
L’atteggiamento sociale contro le armi è un chiaro esempio di tutto questo. Ormai da generazioni, veniamo educati a non conoscere e a non rispettare questi strumenti, ma anzi ad averne terrore, a non saperle usare e a vederle come oggetti pericolosi e malvagi, trasferendo così su di esse qualità che invece appartengono solo e unicamente all’uomo, perché solo l’uomo può essere pericoloso o malvagio.
Per far sì che la gente sia costantemente terrorizzata, le persone devono credere che chiunque possegga un’arma sia un potenziale maniaco omicida.
Perché altrimenti, chiunque possegga un’arma potrebbe essere visto come “un difensore” contro pericoli e malvagità.
Ma questo non sempre piace ai governi, come la storia insegna...
in Europa l'educazione alla conoscenza delle armi è assente, dati i molti vincoli posti in diversi paesi alla frequentazione dei poligoni di tiro pubblici e privati. In Italia le cose vanno troppo male, ma la definitiva distruzione del ruolo educativo culturale del Tiro a Segno Nazionale italiano è in corso e sarà quindi solo questione di tempo, se non faremo nulla.
Negli Stati Uniti le cose vanno leggermente meglio, grazie a iniziative come il Project Appleseed e il Civilian Marksmanship Program – e non stupisce infatti che essi siano oggetto di ostilità da parte dei gruppi anti-armi e dei media a loro allineati: l'educazione aiuta a sfatare i miti e sbugiardare i proibizionisti, e questo loro non lo vogliono.
In Europa, almeno fino a poco tempo fa, l'unica educazione al corretto uso delle armi ritenuta accettabile da parte delle élite politiche, economiche, culturali e sociali era quella fornita nel corso del servizio militare obbligatorio.
La “Naja” non è mai servita per educare i cittadini ad usare le armi, ma a servire lo Stato – cosa nobile il servizio militare, che tuttavia non può essere obbligatorio, ma oggetto di libera scelta del cittadino, così come il possesso e l'uso di armi dovrebbe essere frutto di una libera scelta che può essere libera e consapevole solo se frutto dell'educazione.
Un'educazione che ormai può venire solo dalle famiglie, non esistendo più succedanei a cui delegare, come il servizio militare obbligatorio. Un’educazione in costante diminuzione, in Europa come anche negli USA, sotto il costante attacco di un fronte disarmista che è ideologicamente e tatticamente coordinato a livello internazionale.
Un fronte che usa l'etichetta di “squallidi interessi industriali” per demonizzare le legittime preoccupazioni di chi si oppone alle proposte restrittive in sede europea.
Un fronte che negli USA attacca il programma Eddie Eagle della NRA (supportato anche da GUNSweek.com) che insegna ai bambini a “fermarsi, allontanarsi, non toccare, chiamare un adulto” quando vedono un'arma in giro – attaccano programmi come questo perché “usano le scuole per educare i bambini a conoscere le armi”, mentre invece tutte le armi DEVONO essere semplicemente “cattive” nella mente dell’opinione pubblica.
Al contrario, fatti consolidati provano che i bambini educati a rispettare le armi non avranno mai desideri morbosi nei loro confronti, quindi meno esposti a potenziali incidenti mortali, rispetto a bambini educati a temerle come la peste. È come per il sesso: ignoranza e deprivazione generano desideri eccessivi e innaturali.
Spetta a noi tutti abbracciare un ruolo di educatori dei nostri figli, ruolo che non può essere delegato a nessuno.
Educate i ragazzi alle norme di sicurezza sulle armi.
Portateli al Tiro a Segno Nazionale, dove possibile, o in campi di tiro privati.
Educate i ragazzi prima che imparino a conoscere le armi dagli anti-armi o dai video giochi, con risultati disastrosi.
La paura non offre risposte. L'educazione, sì.
Domani gli Stati Uniti eleggeranno il loro prossimo Presidente: uno dei due candidati ha fatto della lotta alla cultura armiera una bandiera della sua politica, dimenticando di dire ai cittadini che questo non darà a nessuno più sicurezza contro crimini e terrorismo.
Ci auguriamo che l’Europa sappia resistere agli attacchi di politici che usano la paura delle armi come strumento elettivo di comodo. Ci auguriamo che l’Europa sappia incamminarsi su una strada di consapevolezza e responsabilità, contro ogni genere di inutili proibizioni, a tutela dei nostri diritti e della sicurezza di tutti i cittadini dai pericoli reali del nostro mondo.
Spetta a VOI decidere in quale direzione andare.
Non lasciate che sia qualcun altro a decidere per voi.