Europa e USA: la battaglia per il diritto alle armi sulle due sponde dell'Atlantico
Il risultato delle elezioni negli USA potrebbe avere effetti sulla battaglia che stiamo combattendo per evitare che la Commissione Europea ci privi delle armi che legittimamente deteniamo? Che cosa accomuna gli anti-armi d'America e d'Europa, e cosa i difensori delle nostre libertà? E cosa può darci la spinta necessaria?
Sia ai sostenitori che ai detrattori del diritto alle armi è ormai chiaro come il sole che i destini di tutti coloro che detengono e utilizzano legittimamente armi da fuoco sono collegati, ovunque essi siano nel mondo.
È sempre più evidente uno schema di comportamento coordinato tra le lobby proibizioniste ovunque nel pianeta, supportato da enti sovranazionali come le Nazioni Unite e da influenti personaggi della finanza come il miliardario George Soros – la cui lobby europea Kumquat Consulting annovera tra i suoi "amici più fidati in Europa" alcuni personaggi di spicco che potrebbero avere un ruolo fondamentale nell'approvazione o nel respingimento dei piani della Commissione Europea per l'imposizione di restrizioni su diversi tipi di armi ed accessori sui mercati legali.
Ne deriva che il successo o il fallimento sul piano elettorale dei politici disarmisti negli Stati Uniti potrebbero avere importanti conseguenze sul risultato della lotta per il mantenimento dei nostri diritti in Europa.
Hillary Clinton
Hillary Rodham Clinton, candidata per il Partito Democratico alle presidenziali USA del prossimo novembre, non ha mai fatto mistero di voler imporre restrizioni sul mercato legittimo delle armi da fuoco.
Non solo ne parla apertamente nel suo programma elettorale – di fatto affermando di voler imporre una messa al bando delle armi civili somiglianti a quelle militari, in linea con quanto già fatto da suo marito nel 1994, sebbene secondo un sondaggio Gallup di pochi giorni fa due americani su tre si oppongano oggi ad una simile misura; ma alcune E-Mail classificate fatte filtrare da Wikileaks rivelano come la Clinton avrebbe in mente di usare il potere presidenziale di emanare "Ordini esecutivi" per imporre misure sul controllo delle armi anche più radicali di quelle mai sognate da Obama, tra cui l'imposizione di controlli sui precedenti degli acquirenti anche per la vendita di armi tra privati e la possibilità di far causa ai produttori di armi per i danni causati dai loro prodotti... una misura assolutamente impensabile anche in Europa.
Ad oggi, la legge PLCAA - Protection of Lawful Commerce in Arms Act del 2005 mette al riparo i produttori d'armi americani dalla possibilità che le vittime delle armi da fuoco, o le loro famiglie, possano far loro causa per i danni causati dall'abuso dei loro prodotti su cui le aziende non abbiano un diretto controllo.
Il piano di Hillary Clinton di rendere possibili cause milionarie contro i produttori di armi è stato attaccato, durante le primarie democratiche, dal senatore socialdemocratico del Vermont Bernie Sanders – che ha sottolineato come una simile misura finirebbe per far chiudere completamente l'industria armiera americana.
Come dichiarato il 21 ottobre da Wayne LaPierre, Presidente della NRA:
Se, Dio non volesse, Hillary Clinton diventasse Presidente, lancerebbe una guerra senza quartiere contro il Secondo Emendamento. Verrà a portar via le vostre armi. Attaccherà il vostro diritto a girare armati per difendervi; attaccherà il vostro diritto sacrosanto di usare armi da fuoco per difendere voi stessi e la vostra famiglia a casa vostra.
E i piani di Hillary Clinton per le armi degli americani sono così chiari a tutti che i membri del suo Staff non sembrano neppure troppo preoccupati di doverli tenere nascosti.
Hillary Clinton ha spesso sostenuto che lo schema di confisca di armi obbligatoria in massa applicato in Australia negli anni '90 sia un modello da seguire per gli Stati Uniti. Ma Jeff Bourman, parlamentare australiano per lo Stato del Victoria, descrive come un fallimento la politica sulle armi del suo Paese, e esorta gli americani a difendere il Secondo Emendamento.
Donald Trump
Quella di Donald J. Trump è sicuramente una figura quantomento controversa – e gli osservatori internazionali ne parlano spesso come se fosse uno dei peggiori candidati alla Presidenza USA di sempre. In realtà, sia Donald Trump che Hillary Clinton si contendono il poco ambito titolo di candidato alla Presidenza USA meno amato dagli americani nella storia recente.
Eppure, pur con tutti i suoi evidentissimi difetti, Donald Trump potrebbe essere l'unica scelta per gli elettori americani che hanno a cuore il loro diritto alle armi.
Il suo programma riguardante il diritto alle armi dei cittadini americani inizia con una frase lapidaria:
Il Secondo Emendamento della nostra Costituzione è chiaro. Il diritto dei cittadini americani di detenere e portare armi non dev'essere limitato o infranto. Punto.
Le proposte elettorali di Donald Trump per ridurre la violenza e le morti legate all'uso delle armi da fuoco in America includono una più ferrea applicazione delle leggi già esistenti contro quei membri della società più inclini al crimine violento; un miglioramento generale del sistema d'igiene mentale americano e del sistema di controlli già esistenti sugli acquirenti di armi da fuoco per evitare che queste possano finire legalmente nelle mani sbagliate; e una difesa a tutto campo del diritto alle armi dei cittadini americani, con l'opposizione totale a qualsiasi divieto e l'istituzione di un porto d'armi difensivo di validità nazionale – dato che finora i porti d'arma difensivi negli USA sono validi solo negli Stati che li emettono.
La NSSF e il sito GunVote
Lanciata dalla NSSF - National Shooting Sports Foundation – l'organizzazione nazionale USA dei produttori d'armi, equivalente statunitense della nostra ANPAM – l'iniziativa GunVote mira ad unificare politicamente la vasta platea di possessori d'armi in America ed indirizzare il loro voto verso quei candidati che si propongono di difendere il diritto alle armi dei cittadini USA.
Uno degli strumenti più efficaci dell'iniziativa è il sito GunVote.org, che consente ai cittadini USA di registrarsi a votare e di controllare una vasta lista di candidati – completa di un curriculum dettagliato degli stessi, in particolar modo riguardo alla loro posizione sul diritto alle armi. Di sicuro un'iniziativa da imitare nel nostro continente contro le velleità degli Stati nazionali e dell'Unione Europea di imporre restrizioni inutili e dannose.
Clicca qui per accedere al sito GUNVOTE.org
L'Europa e Firearms United
La rete di Firearms United è stata fondata ad ottobre 2013 con lo scopo di unificare "dal basso" gli sforzi di tante piccole associazioni pro-armi nazionali degli Stati membri dell'Unione Europea, alla luce della pubblicazione del libro bianco "Le armi da fuoco e la sicurezza interna dell'UE: proteggere i cittadini e smantellare il traffico illecito" dell'ex Commissario UE agli affari interni Cecilia Malmström – un documento che includeva tra i suoi "suggerimenti" molti dei punti-chiave delle proposte restrittive della Commissione Europea avanzate dopo i sanguinosi attacchi di Parigi del gennaio e novembre 2015.
Misure, ricordiamo, che non avrebbero, il minimo effetto sul mercato nero che fornisce criminali e terroristi di tutt'Europa di letali armi da guerra provenienti da zone instabili del bacino del Mediterraneo, ma che distruggerebbe la vita di 100 milioni di onesti cittadini europei tra riservisti, cacciatori, tiratori sportivi e ricreativi, collezionisti, produttori e loro dipendenti, distributori, importatori ed esportatori, armieri, e più in generale cittadini che possiedono legalmente armi da fuoco.
Le proposte della Commissione Europea comprendono molti dei punti-chiave dei piani disarmisti dei politici USA e di altri Paesi, più in generale basati su quanto è stato fatto in Paesi come l'Australia e il Regno Unito – peraltro con risultati disastrosi.
Tra questi troviamo la messa al bando delle armi civili, venatorie e sportive che abbiano l'aspetto di armi militari e dei caricatori fissi e amovibili di capacità non ridotta; l'imposizione di restrizioni sulle armi disattivate, sulle repliche e su altri oggetti inoffensivi che hanno solo l'aspetto di armi da fuoco; e la messa al bando delle armi a raffica detenute da collezionisti privati (laddove consentite) e dai musei, con l'inevitabile distruzione di manufatti dal grande valore storico e tecnico oltre che economico.
I piani della Commissione Europea per l'imposizione di tali disastrose restrizioni, tuttavia, ha incontrato un inaspettato livello di resistenza non solo da parte di tanti europarlamentari e governi degli Stati membri, ma anche – e soprattutto – da parte della comunità dei possessori d'armi di tutt'Europa.
Firearms United ha avuto un ruolo importante nell'organizzazione di una resistenza mai vista prima nella storia dell'Unione Europea, e che ha fatto gridare a molti politici e cosiddetti Opinion Leader antiarmi al pericolo causato dalla "Nascita di una lobby delle armi in Europa".
Finora le parti in causa – Consiglio dell'Unione Europea, Commissione Europea e Parlamento Europeo – non sono riusciti a raggiungere un accordo al riguardo; il cosiddetto "trilogo" oggi in corso si preannuncia lungo, nonostante le sollecitazioni del Consiglio e della Commissione che vorrebbero un accordo entro la fine del 2016 e soprattutto una messa al bando delle armi di categoria B7.
La rete di Firearms United ha annunciato che il prossimo 16 novembre terrà una conferenza presso il palazzo dell'Europarlamento di Bruxelles. L'organizzazione e i gruppi parlamentari che l'appoggiano discuteranno l'impatto negativo delle proposte della Commissione sul mercato legale e sui cittadini onesti, e costringeranno la Commissione Europea ad affrontare una forza che, seppure ancora giovane, è riuscita già a mettere efficacemente i bastoni tra le ruote alla potente UE.
I politici e i movimenti antiarmi di tutto il mondo operano sotto una regia comune e seguono una linea comune; sarebbe ora che anche i movimenti che in tutto il mondo combattono per i nostri diritti facessero lo stesso, se vogliamo che il nostro mondo e le nostre passioni sopravvivano. La speranza della rete di Firearms United e di tutti i possessori d'armi d'Europa è che i loro "compagni in armi" negli USA realizzino l'importanza che l'appuntamento elettorale dell'8 novembre prossimo avrà anche per il destino della lotta in Europa, e viceversa; e che per il futuro le associazioni per il diritto alle armi negli USA escano dal loro guscio isolazionista e vogliano intavolare una collaborazione più aperta e costruttiva.
"United we stand, divided we fall," scrisse Patrick Henry nel 1799. E l'Oceano Atlantico non è abbastanza grande per impedire che ciò che accade su una sponda abbia conseguenze sull'altra.