Divieto sulle munizioni al piombo: la Commissione Europea torna all'attacco!
Scontenta del fallimento del suo tentativo di vietare ai cittadini europei una vasta gamma di armi sportive, la Commissione Europea ci riprova di nuovo: questa volta riprendendo il discorso sulle munizioni in piombo
Ed ecco che ci risiamo...
Dopo aver subito una sconfitta al Parlamento Europeo al termine di un Iter durato più di un anno e che ha visto la neutralizzazione della maggior parte delle proposte più dannose contenute nella loro proposta di modifica alla direttiva europea sulle armi – con la prospettiva di un recepimento "soft" in molti Paesi che renderebbe il loro tentativo ancor più vano – era solo questione di tempo prima che gli antiarmi che siedono nelle istituzioni dell'Unione Europea ci riprovassero, stavolta seguendo un'altra strada.
Cosa stanno cercando di fare stavolta?
Recentissimamente, la Commissione Europea ha formalmente richiesto all'ECHA (l'agenzia UE per la regolamentazione delle sostanze chimiche) di condurre uno studio e una consultazione mirati ad iniziare un processo che dovrebbe concludersi con la messa al bando delle munizioni in piombo, di qualunque tipo.
Al fine di evitare gli "sbagli" che – ai loro occhi – hanno frustrato gli sforzi disarmisti fatti in sede di modifica della direttiva europea sulle armi (quali la mancanza di un Impact Assessment e molte altre irregolarità per le quali il governo della Repubblica Ceca ha già formalmente fatto ricorso contro la nuova direttiva presso la Corte Europea di Giustizia), la Commissione Europea ha iniziato una consultazione pubblica riguardo restrizioni all'impiego di "munizioni a base di piombo nelle aree umide e, nonché agli altri usi delle munizioni a base di piombo, inclusa la caccia in zone non umide e il tiro sportivo", e persino su potenziali restrizioni all'uso di "pesi in piombo nella pesca"!
Secondo il documento ufficiale dell'ESHA, "munizioni moderne senza piombo, comprese quelle in acciaio, sono ampiamente disponibili e adeguate a tutti i tipi di caccia nelle zone umide." Vero, ma questo non c'entra nulla con il tiro sportivo.
In poche parole, l'UE è adirata con tutti noi perché gli abbiamo impedito di portarci via le nostre armi, e attualmente cerca il supporto del pubblico per usare l'ambiente come scusa e portarci via tutte le munizioni, iniziando da quelle in piombo.
La proposta vorrebbe la messa al bando delle munizioni contenenti piombo "in concentrazioni superiori all'1% del suo peso per l'impiego venatorio nelle zone umide o laddove esse possano finire in una zona umida, compresi campi di tiro o poligoni adiacenti a zone umide".
In aggiunta, uno studio parallelo si sta attualmente svolgendo sulla possibilità di imporre restrizioni ad "altri tipi di munizione a a base di piombo": in altre parole, si parla di imporre restrizioni su tutti i tipi di munizioni per armi lunghe o corte, a canna liscia o rigata.
Ma attenzione, non bisogna fare confusione: i due punti appena descritti non sono delle disposizioni operative - né tanto meno già operative. Al momento sono solo degli obiettivi che a qualcuno piacerebbe raggiugere. Ma per fortina, ci sono già diversi nostri uomini (ovvero, dalla nostra parte) al lavoro.
Che cosa rischiamo?
Come sempre quando si ha a che fare con proposte restrittive proposte in malafede dietro la maschera di leggi di "buon senso comune", il diavolo sta nei dettagli.
In questo caso, si definiscono zone umide “[...]le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri”.
Questa è la definizione di "zona umida" data dalla Convenzione di Ramsar – ufficialmente la Convenzione sulle Zone Umide di Importanza Internazionale.
Si tratta di una definizione riconosciuta a livello internazionale, e che tuttavia è così ampia che potrebbe arrivare a coprire vaste aree di molti Stati membri: nella sola Svezia ad esempio, si stima che il 24,3% del territorio nazionale sarebbe coperto da tale definizione.
Il divieto d'uso di munizioni a base di piombo colpirebbe in pratica tutti i tiratori di pistola e di armi lunghe a canna rigata, rendendo la precisione nel tiro solo un ricordo del passato – e con essa la pratica di discipline quali il tiro Long Range, il semplice tiro al bersaglio, il tiro accademico, il tiro dinamico, e molte altre ancora.
Come ben sanno i tiratori, e a prescindere da come si calcoli il passo di rigatura ideale, il peso della munizione ha un'importanza fondamentale nella capacità della rigatura stessa di stabilizzare la palla; è così importante, in effetti, che il cambiamento di peso dovuto all'impiego di materiali di diversa densità nella produzione di munizioni potrebbe potenzialmente portare alla necessità di un diverso passo di rigatura per ottenere le medesime prestazioni.
I passi di rigatura sulle canne della maggior parte delle pistole, dei fucili e delle carabine da tiro, da difesa e per impieghi tattici oggi disponibili sul mercato sono calcolati per la stabilizzazione di munizioni che – pur con variazioni di grammatura – si basano sul piombo o su altri materiali paragonabili per densità o peso specifico.
Obbligare i tiratori all'uso di munizioni realizzate in materiali più densi e pesanti finirebbe per mandare a bagno tutti i complessi calcoli su cui si basa la stabilizzazione delle munizioni data dal passo di rigatura delle canne, rendendo le armi molto meno precise.
Ad essere colpiti sarebbero anche i tiratori olimpici ed accademici, i tiratori da statico e chi pratica il classico tiro al bersaglio. Parliamo di discipline che si praticano al chiuso, dunque in poligoni in cui si impiegano munizioni in piombo nudo, quasi tutte in calibro .22 Long Rifle – calibro quasi solo disponibili in versione con palla in piombo totalmente scamiciato.
Se tali restrizioni dovessero essere approvate, l'industria dovrebbe trovare alternative al piombo che offrano le stesse caratteristiche metallurgiche, dunque nuovi materiali che potenzialmente renderebbero le munizioni più costose da produrre e dunque più costose per l'utente finale.
L'acciaio, che attualmente è considerata l'alternativa migliore e più a buon mercato, in realtà non è così fantastico come alcuni vorrebbero farci credere. Rispetto alle munizioni a base di piombo, le munizioni in acciaio consumano molto di più le rigature delle canne, e ancora oggi la maggior parte delle armi da fuoco non sono progettate e prodotte per utilizzare solo munizioni a base d'acciaio.
Nei Paesi – come la stessa Italia! – in cui l'uso di munizioni al piombo è stato messo parzialmente o totalmente al bando per la pratica venatoria, un gran numero di cacciatori ha dovuto spendere soldi per sostituire fucili perfettamente funzionanti che però non erano adeguati, o sicuri, per utilizzare le munizioni a base di piombo. In numerosi casi, ciò ha comportato un considerevole calo del numero di cacciatori attivi.
In più, date le caratteristiche metallurgiche del metallo in questione, le munizioni per armi corte e per armi lunghe rigate a base di acciaio verrebbero considerate perforanti, e dunque vietate, in base alle leggi di molti Stati europei.
Tutto questo, senza contare che se venisse consentito all'UE di mettere al bando tutte le munizioni a base di piombo – secondo la Commissione Europea, al fine di ottenere "migliori opportunità a lungo termine per il birdwatching", e ovviamente in spregio a tutte le più recenti evidenze scientifiche che negano la dannosità e la tossicità delle munizioni al piombo! – nulla vieterebbe alle autorità di vietare in futuro, con qualsiasi scusa, qualsiasi nuovo materiale usato per le munizioni, quali le plastiche addizionate a polveri metalliche usate nella produzione di palle sinterizzate, con la conseguente riduzione ulteriore della varietà di munizioni disponibili sul mercato.
È chiarissimo come lo scopo non sia affatto la protezione ambientale o della salute pubblica, ma il tentativo di mettere un ulteriore chiodo nella bara del possesso e uso di armi da fuoco di ogni tipo e per ogni scopo da parte dei comuni cittadini.
Come ci difendiamo?
Una consultazione pubblica lanciata il 21 giugno scorso sul sito dell'ECHA consente attualmente a tutte le parti interessate di esprimere il proprio parere sulle restrizioni proposte.
La consultazione pubblica si chiuderà il 21 dicembre 2017; prima di allora è necessario che tutti gli interessati – tiratori individuali ma anche produttori e distributori di munizioni, poligoni e Club di tiro, compagnie di caccia e quant'altro – esprimano la loro opinione negativa usando l'opzione "Give Comments" su questa pagina.
Quando possibile, è consigliabile per ogni opinione negativa fornire dati scientifici che negano la pericolosità di munizioni a base di piombo. Nel corso degli anni ne sono state prodotte moltissime, facilmente reperibili in rete.
Il Comitato per l'Analisi Socioeconomica (SEAC) e il Comitato per la Valutazione dei Rischi (RAC) dell'ECHA esprimeranno i loro pareri entro giugno 2018: essi saranno inviati alla Commissione Europea, che deciderà se includere o meno le restrizioni proposte all'Allegato XVII del Regolamento REACH.
Trattandosi di un regolamento e non di una direttiva, gli Stati Membri non potranno trovare un modo "soft" di implementare le restrizioni nella legge nazionale: qualsiasi restrizione alle munizioni a base di piombo inserita nel regolamento REACH dovrà essere adottata "così com'è", senza scampo.