Direttiva Europea Armi: cortocircuito PPE?
Il comitato IMCO dell'Europarlamento ha approvato i risultati del trilogo tra reazioni contrastanti, e spunta una preoccupante "schizofrenia" tra chi aveva giurato di difendere gli interessi dei legittimi possessori d'armi
Il voto al comitato IMCO dell'Europarlamento dello scorso 26 gennaio ha sdoganato i risultati del trilogo di dicembre, che ora passano al Plenum del Parlamento Europeo per il voto finale, calendarizzato per marzo.
A differenza di quanto la procedura consentiva all'IMCO, in tale occasione si potranno inserire e votare emendamenti. Un buon numero di Europarlamentari ha già annunciato che non intende rinunciare a questa prerogativa – deludendo così le speranze di Julian King, Commissario Europeo per l'Unione della Sicurezza, che sperava in un voto a "scatola chiusa", anche se restano dubbi sulla possibilità che possano sussistere degli accordi sottobanco per far passare il testo proprio come uscito dall'IMCO.
E a tale riguardo, è necessario sottolineare un certo livello di schizofrenia all'interno del Partito Popolare Europeo – che si manifesta nelle dichiarazioni, essenzialmente contrapposte, di due europarlamentari dello stesso schieramento, e guarda caso entrambi italiani.
Lara Comi
Con un post sulla sua pagina Facebook ufficiale, datato 26 gennaio, l'onorevole Lara Comi – Europarlamentare del PPE, proveniente dalle file di Forza Italia – ha espresso la sua soddisfazione in maniera quasi celebrativa per l'esito del voto al comitato IMCO.
Una soddisfazione immediatamente freddata dai commenti di tanti onesti possessori e appassionati d'armi, ai quali ha cercato di controbattere affermando che:
Mi sono consultata con molte associazioni venatorie e di categoria , stakeholders, consumatori, ...
e da tutti ho ricevuto opinioni favorevoli alla legge!!!
Sicurezza / Comi (FI): "Revisione direttiva armi al Parlamento Europeo. Svolta per la sicurezza anche di fronte alla minaccia terroristica". Salvaguardia per alcune categorie di persone
Limitato l'uso di armi automatiche pericolose o non adeguatamente disattivate sul suolo europeo: è questo il principale risultato contenuto nel provvedimento oggi votato alla Commissione per il Mercato interno del Parlamento Europeo che andrà a modificare la Direttiva sul possesso legale delle armi da fuoco nell'Unione Europea. “Un risultato importante e significativo per tutti gli europei in termini di sicurezza, tenuto conto dell'attuale contesto internazionale e visti i continui allarmi terroristici cui purtroppo siamo ormai sottoposti”: così dichiara Lara Comi, eurodeputato di Forza Italia, vicepresidente del gruppo del Partito Popolare Europeo e componente della Commissione.
“Il risultato raggiunto è frutto di un compromesso equilibrato tra Parlamento europeo, Commissione e Consiglio ed andrà al voto del Parlamento Europeo nel prossimo mese di marzo per poi essere formalmente approvato dal Consiglio dei Ministri dell'UE nei mesi successivi.
Verranno naturalmente salvaguardate alcune categorie di persone quali tiratori sportivi, cacciatori, collezionisti e riservisti. Ad esempio i cacciatori -prosegue la Comi- avranno la possibilità di avere un limite di 10 colpi nel caricatore oppure i tiratori sportivi potranno continuare a partecipare alle competizioni sportive a condizione che l'attività venga attivamente praticata”.
Si procederà in questo senso ad aggiornare le regole che disciplinano la Carta europea da arma da fuoco per poter coprire tutte le armi detenute dai tiratori comprese quelle che rientrano nella Categoria A.
Gli stati membri a loro volta potranno rilasciare autorizzazioni per chi farà uso di armi a protezione di Infrastrutture critiche, trasporto commerciale, convogli di valore ed edifici sensibili, difesa nazionale, educativi, culturali, di ricerca e a fini storici.
Secondo questo nuovo accordo interistituzionale, gli stati membri avranno 15 mesi per recepire le nuove regole nella propria legislazione e 30 mesi per realizzare un sistema di scambio di informazioni.
“La priorità di difendere e tutelare la serenità dei nostri cittadini è prioritaria e dal Parlamento Europeo - conclude la Comi - arriva oggi un nuovo segnale a vantaggio dell'intera Europa”.
A nostro umile avviso, è già grave che l'onorevole Lara Comi dimostri di non sapere che cosa ha votato – avendo semplicemente copincollato il comunicato ufficiale del relatore e avendo, nei commenti, anche commesso strafalcioni come "armi semiautomatiche con innesco al centro della base" per indicare le armi a percussione centrale.
È tuttavia ancora più grave che si nasconda dietro la scusa di aver "consultato associazioni e Stakeholders" – cosa che non risulta alle principali parti in causa.
È chiaro che, se qualche Stakeholder avesse tenuto incontri segreti senza informare gli altri, e se tale Stakeholder avesse deciso di scendere a compromessi avvallando il testo come uscito dall'IMCO – per quanto migliore esso sia rispetto alle originali proposte della Commissione – dovrà essere positivamente identificato e chiamato a rendere conto del suo tradimento.
Se poi l'onorevole Comi avesse in effetti "consultato associazioni", limitandosi però magari ai piccoli circoli di caccia che rappresentano il suo punto di riferimento al riguardo, la gravità della cosa aumenterebbe esponenzialmente.
Significherebbe che una parte del nostro mondo ancora è ostile a tutte le altre, e che piccoli circoli di provincia sono in grado di danneggiare gli interessi di milioni di possessori d'armi in tutt'Europa.
La qual cosa troverebbe in effetti conferma dai toni dell'articolo pubblicato al riguardo dal sito cacciapassione.com: sono i cacciatori ad aver tradito?
Stefano Maullu e il Comitato Direttiva 477
La scollatura all'interno del PPE è ancor più evidente una volta letto lo scarno ma secco comunicato dell'onorevole Stefano Maullu – proveniente peraltro dallo stesso partito dell'onorevole Comi – che si pone in netto contrasto con le dichiarazioni della collega di partito e di gruppo.
Sulla stessa linea – ed evidentemente in risposta allo stesso comunicato di Lara Comi – deve intendersi il comunicato del Comitato Direttiva 477, associazione facente parte della rete di Firearms United, emesso sabato 29 gennaio e assolutamente negativo, come quello dell'onorevole Maullu, nei confronti delle soluzioni di compromesso arrivate dall'IMCO.
Direttiva Armi UE, On. Maullu (FI): “Disarmare i cittadini onesti non rende l'Europa più sicura”
“La Direttiva Armi avrebbe dovuto - queste sono le esatte parole di Juncker - difenderci dal terrorismo, rendere l'Europa più sicura e proteggere la libertà dei cittadini.
No, no e no. Non ci difende dal terrorismo, perché i terroristi non usano armi prodotte nei nostri paesi, addirittura ormai arrivano a non utilizzare più armi, ma camion pesanti, bombe, oppure armi bianche, come avvenuto a Bruxelles.
I terroristi cercano armi sul deep web, quello sì un universo parallelo e critico da monitorare senza indugi: altrimenti è come cercare di usare in modo scoordinato una clava mentre i terroristi usano i droni.
Non aumenta la sicurezza, perché colpisce solo i legali possessori, cioè persone attentamente controllate, che hanno dovuto dimostrare di avere i requisiti per poter detenere le armi.
E non rende più libero nessuno addirittura costringere chi fa rievocazioni storiche di battaglie Rinascimentali a prendere il porto d'armi.
No, i fucili a pietra focaia non possono essere usati per compiere stragi. Per questo, in ossequio a vent'anni di coerente azione politica nelle istituzioni volta sempre a difendere la libertà degli individui di poter detenere legalmente armi, io non condivido questa direttiva.
La libertà di una nazione si misura su quanto i cittadini non sono vessati e impotenti nel potersi difendere.
E la serietà di chi governa dalla capacità di non prendere decisioni liberticide e ideologiche sull'onda delle reazioni emotive, come quella scatenata dai fatti di Parigi”.
Il Comitato Direttiva 477, pur conscio dei grandi miglioramenti ottenuti rispetto alle proposte iniziali, non essendo state eliminate le enormi criticità già sottolineate durante il "trilogo" considera in modo del tutto negativo il testo di modifica della Direttiva 91/477 approvato dall'IMCO il 26 gennaio.
Portare in categoria "A" moltissime armi, peraltro mai usate in attentati terroristici, avrà effetti mortali sul mercato armiero, su molti produttori e sopratutto per gli utilizzatori.
Demenziale è inoltre il considerare pericolose delle repliche di armi antiche solo perché costruite con utensili moderni così come è ulteriormente demenziale il continuare ad affidare la classificazione di armi a soggettivi criteri di somiglianza ad armi automatiche.
Ci rendiamo conto che l'avvicinarsi della fine del percorso legislativo diminuisce i tempi e le modalità di contrasto utilizzabili, per questo motivo siamo determinati più che mai ad intensificare al massimo gli sforzi per ridurre ulteriormente l'erosione dei diritti dei cittadini europei.
...e adesso?
Tra l'emergere di una spaccatura all'interno dello schieramento – peraltro tra europarlamentari dello stesso Paese – e l'evidente ignoranza in materia di una persona che finora era stata nota per essere una paladina del nostro mondo, c'è poco da stare allegri: il Vulnus per il più importante gruppo all'Europarlamento è evidente, e ciò ancor di più se dovesse assodarsi che l'europarlamentare Comi ha consentito a piccoli gruppi di cacciatori senza rappresentatività di spaccare il fronte unitario dell'opposizione.
Come ben sa la maggioranza degli appassionati d'armi in Europa, non può esistere salvezza per doppiette e avancariche senza la salvezza per B7, caricatori e demilitarizzate.
E gli appassionati d'armi non perdoneranno né dimenticheranno: l'unica speranza per il PPE di recuperare credibilità all'interno della nostra categoria è, ora, quella di ritrovare unità evitando qualsiasi accordo con i socialdemocratici e altre forze politiche e fare in modo che il provvedimento non esca dal Plenum dell'Europarlamento senza sostanziali modifiche.
Di certo c'è che il mondo degli appassionati di armi di tutt'Europa guarda con molta attenzione, prima ancora che con preoccupazione, al voto di marzo: prima ancora che per sapere quale sarà il loro futuro, essi vogliono sapere come si comporteranno le forze politiche e di conseguenza, come dovranno orientare il loro voto in occasione degli appuntamenti elettorali che si susseguiranno in molti Paesi nei due anni che ci separano dalle prossime elezioni europee.