Direttiva Europea Armi: la Commissione tenterà di forzare il Consiglio?
Mentre le fonti della stampa generalista riportano lo "stallo" del trilogo, la posizione della Commissione Europea si fa disperata – e secondo le fonti della rete di Firearms United, il presidente Juncker sarebbe disposto a ricorrere a mezzi estremi
Il comunicato stampa di Firearms United
DIRETTIVA EUROPEA SULLE ARMI: TEMENDO UNA SCONFITTA, LA COMMISSIONE EUROPEA CERCA DI IMPORRE LA SUA AGENDA
La bozza di compromesso tra il Consiglio Europeo e l'Europarlamento trapelata negli scorsi giorni non ha convinto più di tanto i legittimi possessori d'armi; tuttavia, essa è riuscita a mettere la Commissione in un angolo da cui ora cerca di sfuggire per evitare di perdere la faccia e di subire la sconfitta delle sue proposte restrittive non supportate da nessuna valutazione d'impatto socioeconomico.
La Commissione, nei mesi scorsi, ha cercato di giustificare le sue proposte con dati errati e manipolati sull'uso illegale delle armi da fuoco in Europa – dati oggi contraddetti dal rapporto TRANSCRIME finanziato dalla stessa Unione Europea che mostra come l'uso di armi di provenienza legale per atti criminosi nei 28 Paesi membri dell'Unione Europea sia ben inferiore ai livelli millantati dalla Commissione.
La strategia della Commissione Juncker ora si rivolge al Consiglio dell'Unione Europea: i 28 Paesi membri presto potrebbero essere chiamati ad esprimersi all'unanimità per approvare i compromessi raggiunti con l'Europarlamento durante il trilogo.
L'obiettivo della Commissione Europea è di sbarazzarsi del testo di compromesso che gli impedirebbe di ottenere una messa al bando totale non solo delle poche armi a raffica legalmente detenute dai collezionisti europei – spesso pezzi di elevatissimo valore storico e culturale – ma anche di tutte le versioni semi-automatiche ad uso civile delle piattaforme AR-15 e AK-47 che sono utilizzate da decine di migliaia di tiratori in tutt'Europa.
La strategia della Commissione, in questi giorni, viene accompagnata dalla solita retorica mediatica che indicherebbe l'intenzione da parte della Commissione Juncker di incolpare l'Europarlamento e il Consiglio per un eventuale fallimento e di incolparli di aver messo a rischio la sicurezza dei cittadini ascoltando la “lobby delle armi”.
L'ossessione della Commissione Europea per l'imposizione delle restrizioni mette in pericolo armi di grande valore storico, la proprietà privata, le discipline sportive e la vita di centinaia di migliaia di lavoratori.
Oltre a ciò, mette a repentaglio il futuro stesso dell'Unione Europea, dato che i possessori legittimi di armi che verrebbero penalizzati si trovano oggi di fronte ad un'unica scelta plausibile – quella di sostenere i partiti euroscettici nelle elezioni che si terranno in molti Paesi-chiave nel corso del 2017.
L'ossessione della Commissione Europea per l'imposizione delle restrizioni mette in pericolo armi di grande valore storico, la proprietà privata, le discipline sportive e la vita di centinaia di migliaia di lavoratori.
Ma soprattutto, mette a rischio i Diritti Civili dei Cittadini Europei.
Alcune considerazioni
Il fatto che il cosiddetto "trilogo" sia in stallo è un bene per noi, perché in base a quanto è trapelato negli scorsi giorni ci sarebbero sul tavolo alcune restrizioni prese pari pari dalla legge tedesca, tra cui norme critiche sui caricatori da cui si salverebbero solo i "tiratori sportivi" in un'accezione molto ristretta.
Questo però alla Commissione Europea non basta, a riprova di quanto avevamo detto nei giorni scorsi: per la Commissione Juncker, si tratta di una questione puramente politica, ed è per loro inaccettabile qualsiasi cosa devii dal loro proposito – dichiarato in fase di trilogo da Julian King, il nuovo Commissario Europeo per l'Unione della Sicurezza – di mettere al bando tutti i cloni di derivazione AR-15 e AK-47 se non già tutte le armi di categoria B7.
Per questo, la Commissione Europea si starebbe preparando a chiedere un voto all'unanimità ai delegati dei 28 Paesi membri al Consiglio dell'Unione Europea: approvare i compromessi sinora raggiunti al trilogo, senza aspettarne la fine, oppure far arrivare all'Europarlamento direttamente le richeste ultra-restrittive della Commissione. Ciò potrebbe accadere nei prossimi giorni: sicuramente, nei piani di Jean-Claude Juncker e del suo capo di gabinetto – il tedesco Martin Selmayr, che alcune fonti nei centri di potere di Bruxelles indicano essere l'ispiratore di questa mossa – c'è di portare a termine tale mossa entro la fine del 2016.
Se la proposta della Commissione spazzasse via ogni ipotesi di compromesso e fosse sottoposta al voto dell'IMCO a febbraio e al voto del Plenum dell'Europarlamento a marzo, si profilerebbero sicuramente dei rischi: gli europarlamentari potrebbero essere messi sotto ricatto dai loro governi nazionali e dai loro partiti per cedere, o potrebberlo semplicemente farlo per sfinimento. Tuttavia è molto più probabile che la proposta della Commissione, estremamente restrittiva e vista dalla maggioranza dei gruppi all'Europarlamento come il fumo negli occhi, venga bocciata.
A quel punto, la Commissione Europea potrebbe dare la colpa al Consiglio e all'Europarlamento di "Essersi lasciati abbindolare dalla lobby delle armi e aver messo in pericolo la sicurezza dei cittadini europei". Ci riproverebbero, con un testo altrettanto restrittivo, entro un tempo massimo di due anni o comunque non appena ce ne fosse l'occasione – ad esempio nel caso di un nuovo attacco terroristico sul suolo europeo.
La strategia del ricatto morale è tanto più probabile quanto più si legge tra le righe degli articoli di fonti di stampa come EURactiv, come l'agenzia Reuters o SAT Press Release, che nel descrivere lo stallo del trilogo di fatto demonizzano gli sforzi della "malvagia lobby delle armi" che si oppone alle proposte restrittive della Commissione. Un tipico caso di stampa asservita all'ideologia della Commissione Europea, al quale il Presidente di Firearms United, Tomasz Stępień, non ha potuto che rispondere con una lettera aperta.
Clicca qui per leggere e scaricare la lettera ufficiale di Tomasz Stępień
Che cosa fare?
Il recente studio FIRE! – peraltro finanziato dall'Unione Europea con 600.000 Euro e affidato ad un collegio di Partner tra cui si annoveravano anche organizzazioni notoriamente antiarmi come il SIPRI – ha restituito i medesimi risultati a cui erano giunte mesi fa le ricerche di Firearms United: nei quattro anni oggetto di analisi, nei 28 Paesi membri appena la metà dei 4500 crimini commessi con armi da fuoco in tutta l'Unione Europea ha avuto conseguenze letali; delle morti causate da armi da fuoco, il 90% ha avuto come "attori" armi illegali. La stragrande maggioranza delle morti causate da armi da fuoco legali è costituita da incidenti.
Di fronte a questi dati, che sbugiardano la Commissione Europea e ne mettono a nudo le intenzioni di carattere puramente politico, pare chiaro come i tiratori e gli operatori del settore debbano mobilitarsi in massa per ottenere una soluzione della vicenda che non solo respinga le restrizioni volute dalla Commissione, ma anche qualsiasi soluzione "di compromesso". Semplicemente, non è necessario mettere mano alla direttiva europea sulle armi.
Per quanto quest'espressione possa suonare quantomeno controversa, l'unica soluzione potrebbe essere quella dell'equivalente digitale di una "marcia su Bruxelles".
La prosecuzione della campagna di E-Mail dovrebbe dunque essere indirizzata, oltre che a tutti e 751 i membri del Parlamento Europeo, anche al Consiglio e a tutti i governi e i Ministeri dell'Interno dei Paesi membri. E il messaggio dev'essere chiaro:
- Dati i risultati degli studi FIRE! e Transcrime, di cui è disponibile anche un comodo riassunto, non è necessario modificare la direttiva europea sulle armi, né cedendo alla Commissione, né tramite il trilogo – un istituto la cui scarsa trasparenza è stata condannata sia dal CEP che da EUobserver e dall'organizzazione non governativa Transparency International, e che la pubblicazione POLITICO ha definito chiaramente "il luogo ove la democrazia europea va' a morire". La modifica della direttiva europea sulle armi è un puntiglio politico della Commissione Europea e dei governi di alcuni "Big" a cui il Consiglio e l'Europarlamento non devono assolutamente cedere.
- Qualora la Commissione Europea richiedesse al Consiglio un voto, i cittadini europei si aspettano non solo che il Consiglio respinga quanto proposto, ma anche che di sua iniziativa respinga anche su due piedi la bozza della Commissione o qualsiasi alternativa proposta. La linea, insomma, dev'essere il respingimento totale, sia da parte del Consiglio che del Parlamento: i cittadini europei non accetteranno di vederli cedere al bullismo della Commissione.
- Alla Commissione Europea e a tutte le istituzioni dell'UE in generale dev'essere lanciata una sfida: sono in grado di partorire un testo che prenda di mira specificamente il traffico illecito e le armi illegali? Se ci sarà la volontà politica, i cittadini onesti di tutt'Europa l'appoggeranno e le associazioni in difesa del diritto alle armi – i veri esperti della materia – daranno il loro contributo attivo. Altrimenti per i cittadini europei che vogliano difendere i loro diritti resteranno poche alternative al voto in massa in favore dei movimenti e dei partiti anti-europei in occasione delle elezioni che si svolgeranno tra il 2017 e il 2018,