Tecnica: "mungere" l'impugnatura della pistola
Un classico errore nel tiro con la pistola, la cosiddetta "mungitura dell’impugnatura", unita a una trazione errata sul grilletto, provoca errori grossolani che portano persino a far mancare il bersaglio. Incappare in questo errore è più facile di quanto si creda.
Mungere l’impugnatura della pistola, oltre a non far uscire dalla canna del buon latte, provoca al contrario gravi errori sul bersaglio, portando addirittura a mancarlo.
La mungitura dell’impugnatura è un errore subdolo che si verifica senza che il tiratore se ne accorga. Il tutto avviene in termini di millisecondi.
Il tiratore anticipa il colpo nella speranza di contrastare il rilevamento, strizza l’impugnatura e indirizza l’arma verso il basso, proprio mentre sta tirando il grilletto. Lo stesso rilevamento della pistola, che fa sembrare che l’arma stessa sia rimasta perfettamente allineata con il bersaglio, nasconde al tiratore l’errore commesso.
L’impugnatura è inoltre strizzata istintivamente per varie ragioni: fastidio del rinculo; paura dell’arma che rilevando sembra voler sfuggire di mano; per semplice paura del botto; per cercare di sparare più colpi in sequenza, con una rapidità maggiore della propria destrezza.
Esiste anche una ragione fisiologica, che risiede nel controllo della muscolatura della mano. Durante l’azione di scatto la mano che impugna esercita due forze.
La prima forza è esercitata dal dito che impegna il grilletto: il dito indice deve aumentare la pressione sulla leva di scatto progressivamente, fino allo sgancio dei piani di scatto. La velocità con cui avviene la trazione “perfetta” del grilletto è in relazione alla destrezza del tiratore.
La seconda forza è esercitata dal resto della mano che avvolge l’impugnatura: indipendentemente dal fatto che si spari una o più cartucce in rapida successione, questa forza non deve mai variare o essere pulsante, stringendo e allentando la presa, ma DEVE restare sempre costante, durante tutta l’azione del tiro.
Questo è il problema: riuscire a disgiungere e controllare le due forze nella mano. Fortunatamente non serve la mano di un pianista.
Per limitare questo errore, ci viene in aiuto la solita e noiosa tecnica dello scatto a secco che permette di esercitarsi senza che il “botto” e il pensiero del risultato distragga dall’azione.
Dopo un certo numero di ripetizioni “ben eseguite”, si dovrebbe riuscire a esercitare la giusta pressione sulla leva di scatto, mantenendo la presa dell’impugnatura in maniera costante, senza interferire con l’allineamento dell’arma verso il bersaglio.
l controllo avviene traguardando i congegni di mira per verificare che questi restino allineati. Ma una volta ottenuto questo primo risultato, occorrerà eliminare la paura del botto, sparando a fuoco.
I trucchi per capire se abbiamo imparato a non mungere l’impugnatura sono gli stessi che servono per controllare se abbiamo appreso a eliminare l’errore sulla leva di scatto. Di solito questi due errori vanno a braccetto.
Nel caso di una pistola semiautomatica si possono utilizzare cartucce disattivate, inserite a caso nel caricatore. Con un revolver invece la cosa è più semplice, in quanto basta riempire parzialmente le camere del tamburo. In ambedue i casi, traguardando i congegni di mira, quando si sente il “click”, l’arma deve restare in linea con il bersaglio, senza tremolii o abbassamenti repentini della volata.
Un altro consiglio resta sempre quello di scegliere un’arma dotata di una impugnatura confortevole per la nostra mano. Chi ha mani piccole dovrebbe evitare pistole o revolver full size.
Sparare tenendo l’arma impugnata con due mani, potrebbe addirittura nascondere e raddoppiare l’errore. Invece di una, a mungere sarebbero due mani. Una buona regola è quella di imparare a sparare inizialmente con una sola mano (forte e debole). Anche la percentuale di forza da applicare all’impugnatura, sparando con due mani, è opinabile.
Credo che nessun tiratore abbia un trasduttore di pressione applicato alla mano quindi, non parlerei di 40 - 60 % o altre percentuali ma semplicemente di applicare più forza con la mano debole e meno con quella forte che deve anche impegnare il grilletto.
Se è possibile avere risultati in ambito sportivo, in ambito difensivo la tecnica della percentuale credo perda ogni significato. Dobbiamo sempre fare i conti con lo stress dove persino un’azione grossolana, come stringere un’impugnatura, cercando di dosare la forza ripartendola in percentuale tra le due mani, diventa un’azione fine, ragionata e non trova riscontro con le modifiche cognitive e sensoriali che avvengono nel corpo di noi comuni mortali.
Una possibile soluzione, per chi vuole addestrasi al tiro difensivo, consiste nel cercare in allenamento di stringere l’impugnatura con la massima forza posseduta, ovvero quello che probabilmente avviene quando siamo in pericolo.
In questo modo, non avendo forza extra nella mano, sarà impossibile mungere l’impugnatura dell’arma. Questa tecnica inizialmente potrebbe peggiorare la prestazione, aumentando la difficoltà della gestione della leva di scatto.
Per evitare di mandare i colpi in tutte le direzioni, occorrerà un addestramento supplementare, sia a secco che a fuoco, indirizzato a simulare la reazione che avrà il nostro corpo, durante le peggiori situazioni immaginabili.