Smith & Wesson 53: un inusuale revolver calibro .22 Remington Jet
Figlio del boom di munizioni Wildcat degli anni ’50 del secolo scorso, il revolver Smith & Wesson Model 53 è un’arma singolare, concepita per offrire alte prestazioni nel tiro alla silhouette e nella caccia alla piccola selvaggina
Il revolver Smith & Wesson Modello 53 fu prodotto dal 1961 al 1974, con una tiratura di appena 15.000 esemplari e uno scarso successo commerciale. Per comprendere i “veri perché” del particolarissimo revolver di cui trattiamo su queste pagine – un’arma assolutamente singolare – bisogna tornare indietro agli anni ‘50 del secolo scorso, all’epoca d’oro delle munizioni Wildcat, munizioni custom non commerciali per armi specificamente modificate.
Nel decennio della (ri)esplosione della passione degli americani per il tiro e la caccia dopo il fisiologico calo dovuto alla Seconda guerra mondiale, l’armaiolo James Willard “Jim” Harvey aveva concepito la munizione .224 Harvey Kay-Chuck, essenzialmente un calibro .22 Hornet a percussione centrale ridotto nelle dimensioni per l’uso su revolver Smith & Wesson Mod. 17 appositamente modificati, il cui telaio K – nato per il calibro .38 Special – avrebbe garantito la necessaria solidità a una cartuccia con palla da 40 grani spinte a velocità alla volata di 730 m/s con energia di 70 kgm (oltre 686 joule).
La destinazione d’uso del calibro .224 Harvey Kay-Chuck era la caccia (che negli USA è consentita con la pistola) e il tiro alla silhouette metallica; e pur restando sempre un prodotto di nicchia, l’interesse per il concetto della comunità degli appassionati di tiro e di armi negli Stati Uniti fu evidentemente sufficiente perché Smith & Wesson decidesse di tentarne lo sviluppo in un prodotto commerciale di larga diffusione.
Lo sviluppo di una munizione paragonabile al .224 Harvey Kay-Chuck fu commissionato alla Remington, che si basò sul calibro .357 Magnum – rastremando il bossolo fino al calibro .22, ottenendo una munizione con un collo di bottiglia insolitamente lungo – per partorire quello che poi sarebbe divenuto il calibro .22 Remington Jet, a percussione centrale, con innesco Small Pistol; Smith & Wesson partì invece dal Model 17 per sviluppare il revolver Model 53, con una canna da undici, quindici o ventun centimetri marcata “.22 Magnum”, forata e rigata.
La caratteristica peculiare del modello 53 è sicuramente legato al sistema d’alimentazione e allo scatto in doppia azione: il tamburo, da sei colpi, era ovviamente predisposto per il calibro .22 Jet, ma per ridurre i costi d’esercizio, in particolar modo nell’allenamento al tiro, era possibile utilizzare munizioni a percussione anulare calibro .22 Short, .22 Long o .22 Long Rifle utilizzando specifici inserti per le camere del tamburo, forniti in dotazione, o alternativamente acquistare da Smith & Wesson un tamburo sostitutivo appositamente forato per le munizioni a percussione anulare.
Lo Smith & Wesson Mod.53 era munito infatti di due percussori – uno per le munizioni a percussione centrale, uno per i calibri a percussione anulare – e presentava un selettore a cursore zigrinato sulla cresta del cane che faceva ruotare di circa trenta gradi in alto o in basso una massa battente posizionata sulla sua faccia. Agendo sul selettore era possibile allineare tale massa battente ad uno o all’altro dei due percussori.
L’arma venne prodotta soltanto in versione brunita, con impugnatura in noce di tipo Target, un mirino a rampa di tipo Baughman e una tacca di mira micrometrica, regolabile di fino. Si trattava dunque di un’arma in grado di esprimere livelli di precisione – nonché di energia alla volata – particolarmente elevati, appunto per la caccia o in subordine per il tiro.
Tuttavia, le limitazioni tecniche del revolver, in particolar modo l’effetto del Cylinder Gap, non consentivano alla munizione .22 Remington Jet di raggiungere il suo pieno potenziale, con livelli di velocità alla bocca molto inferiori al previsto: 549 metri al secondo al massimo, con grossi problemi di Setback (rientro della palla nel colletto del bossolo).
Smith & Wesson sovrastimò gravemente l’appeal e l’efficacia del concetto della .22 Remington Jet in un mercato già ampiamente popolato di alternative ben sperimentate, affidabili, e più comuni e a buon mercato.
Nessun altro revolver fu mai camerato per questa cartuccia; i piani di Marlin di realizzare una carabina a leva in .22 Remington Jet non si realizzarono mai, mentre Thompson/Center produsse in effetti la pistola monocolpo Contender in tale calibro, che in quella piattaforma riusciva a raggiungere il suo pieno potenziale.
Oggi, gli esemplari di Smith & Wesson Mod.53 che sopravvivono sono relativamente pochi, e molto ricercati dai collezionisti.
L’utilizzabilità è scarsa per la mancanza di munizioni calibro .22 Remington Jet sul mercato – l’unica fonte sembra essere la PPU, o Prvi Partizan, che produce sia munizioni cariche che componenti per la ricarica – a meno di non voler usare gli inserti per il calibro .22 Long Rifle, che però equivale a possedere una Lamborghini, o quantomeno una Maserati, e non poterla mai guidare fuori dal vialetto di casa.
Di certo, quello che alla Mod.53 non mancava, e non manca, è la finezza costruttiva. Per il collezionista di revolver, in particolare di Smith & Wesson dell’epoca d’oro, si tratta di un oggetto da non lasciarsi scappare.