La NRA si riorganizza e si sposta in Texas!
La National Rifle Association ha dichiarato lo scorso venerdì di aver fatto appello al Chapter 11 della legge fallimentare USA, e di aver avviato i piani per la ricollocazione in Texas: ma è davvero bancarotta? Vediamo come stanno davvero le cose...
Come al solito, quando si parla di mondo armiero e di Mass Media generalisti, c'è la notizia e c'è il modo in cui viene data.
Così, quando lo scorso venerdì 15 gennaio la National Rifle Association – la più importante associazione per la tutela del diritto alle armi degli Stati Uniti – ha dichiarato di aver aperto una procedura di cui all'articolo 11 della legge fallimentare USA al fine di riorganizzarsi e spostare la sua sede legale, le agenzie di stampa hanno dato la notizia con toni di questo tipo: "Coi suoi vertici nei guai con la legge, oltre 60 milioni di dollari di perdite in cinque anni, e Trump sconfitto, la NRA dichiara fallimento".
Davvero una brutta notizia per i difensori del Secondo emendamento, visto che il Presidente-eletto Joe Biden ha uno dei piani più folli e radicali per imporre restrizioni sulla detenzione legale di armi da fuoco che si siano visti negli USA da decenni, e molto recentemente ha dichiarato apertamente di voler "sconfiggere l'NRA".
Le cose stanno davvero così?
Per distinguere la notizia dal modo in cui la si dà, in questo caso, è necessario conoscere il codice fallimentare degli Stati Uniti, e per la precisione l'articolo a cui la NRA ha dichiarato di appellarsi: il Chapter 11.
A disciplinare il fallimento vero e proprio, nella legge statunitense, non è l'art.11, ma un altro: il Chapter 7. Il Chapter 11 è invece intitolato "riorganizzazione", e consente alle entità di diritto privato – aziende, associazioni, enti senza scopo di lucro – che vi facciano appello di riorganizzare i loro asset senza dichiarare fallimento e andare in liquidazione.
La ratio della legge sta nel consentire ad un'entità di diritto privato che sia in guai economici ma che possa sopravvivere di continuare ad operare accedendo a piani di rateizzazione dei debiti coi propri creditori. In anni recentissimi lo hanno fatto anche aziende del comparto armiero USA come Colt e Remington, che continuano ad operare.
Nella pratica, tuttavia, al Chapter 11 si appellano soprattutto aziende che desiderino accedere ad una forma facilitata di "reincorporazione", ovvero di annullamento del proprio statuto costitutivo e stenderne un altro.
Ed è proprio questo, in realtà, ciò a cui la NRA mira.
È indubbio il fatto che la National Rifle Association abbia avuto, e continui ad avere, numerosi guai legati alla gestione quantomeno controversa di Wayne LaPierre, suo vicepresidente esecutivo dal 1991. Ma le finanze dell'associazione sono solide, e il numero dei suoi membri è in ascesa da anni, così come le vendite di armi nel Paese, che nel 2020 hanno registrato record mai raggiunti.
Sul sito aperto appositamente per l'occasione – nraforward.org – la NRA spiega i suoi piani per il futuro, e chiarisce apertamente che lo scopo della procedura aperta in base al famigerato Chapter 11 è di reincorporarsi in Texas.
Fuga da New York
La sede dell'NRA, infatti, è da tempo in Virginia, ma lo statuto dell'associazione risulta depositato nello Stato di New York fin dal 1871, anno della sua prima fondazione. Tuttavia, oggi, lo Stato di New York è solidamente in mano ai democrats, e ad alcuni degli antiarmi più radicali d'America.
Già ad agosto 2020, Letitia James – Procuratore generale dello Stato di New York, eletta coi democratici e forte oppositrice del diritto alle armi – ha dichiarato di mirare allo scioglimento dell'organizzazione per vie legali. Poiché negli USA sono elettivi anche i giudici, ed essendo lo Stato di New York un feudo antiarmi, il rischio che l'NRA potesse andare incontro ad una sentenza sfavorevole per motivi puramente politici c'era tutto.
Con Joe Biden alla Casa Bianca, pronto a sfruttare un momento di debolezza per mettere in atto i suoi piani proibizionisti, il rischio era diventato troppo grave per essere ulteriormente preso sottogamba.
La riorganizzazione sociale in Texas – già suggerita da Donald Trump lo scorso agosto e accolta favorevolmente dal governatore repubblicano del Texas Greg Abbott – consentirà dunque all'NRA di continuare ad operare, pur in seguito a una ristrutturazione e a numerosi cambiamenti peraltro da lungo tempo attesi, in uno Stato che è da sempre uno dei più favorevoli al godimento dei diritti di cui al Secondo Emendamento della Costituzione USA, e che parrebbe avere intenzione di rifiutarsi di applicare sul suo territorio eventuali leggi restrittive approvate a livello federale.
Pare, insomma, che nonostante le speranze degli antiarmi e le dichiarazioni dei Mass Media, la più antica ed importante organizzazione per la difesa dei diritti individuali negli Stati Uniti non abbia alcuna intenzione di far calare il sipario, e che anzi sia pronta a combattere più duramente che mai.
Buono a sapersi, perché l'amministrazione Biden gode della maggioranza in entrambi i rami del Congresso, anche se al Senato si parla di una maggioranza risicatissima: i numeri sono pari, solo il voto del vicepresidente Harris farà pendere l'ago della bilancia da una parte o dall'altra, al netto di eventuali "cambi di casacca" da una parte o dall'altra. E sarà dunque necessario un impegno costante per proteggere il diritto alle armi dei cittadini USA da quello che promette di essere uno degli attacchi più violenti che esso abbia mai subito nei suoi 244 anni di storia.