UNARMI sul divieto di utilizzo di munizioni ricaricate nei poligoni TSN
Le recenti decisioni del Genio militare e dell'UITS sull'utilizzo di munizioni ricaricate nelle sezioni del Tiro a Segno Nazionale penalizzano lo sviluppo del tiro sportivo in Italia
UNARMI: considerazioni sull’utilizzo di munizionamento ricaricato nelle Sezioni del TSN e sulla circolare del I Reparto Infrastrutture del 26/02/2025.
Riceviamo e pubblichiamo / Lettera UNARMI inviata alla UITS - Unione Italiana Tiro a Segno
In merito alla circolare del I Reparto Infrastrutture del Genio ed al successivo comunicato UITS, riguardanti il divieto di uso di "cartucciame ricaricato" nelle sezioni del Tiro a Segno Nazionale, l'Unione degli Armigeri Italiani(link is external) pone le seguenti considerazioni:
- sarebbe stata opportuna, anzi doverosa, una preventiva disamina sull'eventuale reale esistenza di incidenti con uso di munizioni ricaricate;
- alla luce dell'assetto normativo e regolamentare vigente, sussistono più che fondati dubbi in merito alle concrete facoltà in capo al Genio, ovvero all'UITS, di imporre limitazioni come quelle già di fatto disposte dal I Reparto Infrastrutture e che risultano in vigore anche in Sezioni del TSN sotto altra competenza territoriale;
- già da molti anni in moltissime Sezioni del TSN i soci che utilizzano munizioni ricaricate sono tenuti a dichiararlo prima delle esercitazioni, assumendosi ogni responsabilità e manlevando allo stesso tempo le Sezioni stesse in caso di eventuali danni causati da incidente. Desta di conseguenza fortissime perplessità il fatto che tale soluzione, ritenuta da decenni giuridicamente valida ed efficace (e tuttora applicata nella maggioranza delle Sezioni), venga oggi messa in discussione dichiarandone in sostanza addirittura la totale inefficacia ed invalidità;
- qualsiasi preoccupazione in merito alla sicurezza dei tiratori che si trovassero in prossimità di un qualsiasi ipotetico incidente causato da errata ricarica è ampiamente arginabile con idonee paratie che delimitino le piazzole di tiro;
- qualora le preoccupazioni del I Reparto Infrastrutture fossero invece più concentrate sul rispetto dei livelli energetici prescritti dal CIP, appare banalissima e decisamente economica la soluzione secondo la quale possa imporsi una prova a campione del munizionamento ricaricato presso una postazione di tiro dotata di cronografo, di modo da poter valutare prima dell'esercitazione l'energia media e la costanza del munizionamento ricaricato, come peraltro condivisibilmente proposto nella circolare in oggetto;
- le arbitrarie disposizioni del I Reparto Infrastrutture nella sostanza impediranno l'uso di tutte le armi camerate in calibri non disponibili commercialmente, mettendo conseguentemente a rischio l'esistenza di intere discipline sportive come, ad esempio, il tiro con armi ex-ordinanza;
- la totale illogicità delle disposizioni in oggetto lasciano anche ragionevolmente prevedere che ulteriori divieti potrebbero essere presto adottati per impedire l'uso delle armi ad avancarica (ed a maggior ragione, posto che di queste per definizione non si può garantire in alcun modo l'impossibilità di caricamenti errati);
- ferma restando non solo l'assoluta assenza di divieti, come da tempo rilevato nella circolare ministeriale citata nella circolare del I Reparto Infrastrutture, il complesso delle norme vigenti ed in particolare di quelle che disciplinano l'acquisto ed il deposito di sostanze esplodenti consente e legittima senza dubbio alcuno l'attività di ricarica delle munizioni da parte dei privati e non si comprende per quali scopi un tiratore sarebbe pienamente legittimato a ricaricare le proprie munizioni se non per farne uso anzitutto nelle strutture gestite dallo Stato.
Le asserzioni giuridiche del I Reparto Infrastrutture appaiono di conseguenza del tutto inconsistenti ed infondate, quando non palesemente pretestuose.
Altrettanto pretestuosa (e in più occasioni smentita dai ritiri di interi lotti) appare, inoltre, l'assoluta confidenza nelle garanzie di costanza e correttezza dei caricamenti commerciali, a scapito di quelle caricate dai privati, così come paradossale appare l'affermazione secondo la quale "ogni cartuccia è sottoposta a severi test di conformità prima dell’immissione in commercio";
- al contrario non si rinviene alcun fondamento giuridico alla base della maggior parte delle proposte esplicitate nella circolare in oggetto, a cominciare dall'individuazione dei soggetti che dovrebbero erogare corsi e/o rilasciare attestazioni ed a maggior ragione della validità di detti corsi e/o attestazioni;
- in relazione a quanto sopra, ci si domanda inevitabilmente quali ulteriori costi (ed a beneficio di chi) i tiratori dovrebbero sostenere per la frequentazione dei corsi ed il rilascio delle abilitazioni proposte.
In definitiva, oltre alla quasi integrale contestazione del contenuto e dei presupposti della circolare del I Reparto Infrastrutture, l’Unione degli Armigeri Italiani si domanda se codesti Enti si siano posti minimamente il problema in merito alla complessiva legittimità di tali innovativi divieti ed alle conseguenze che questi avranno sull'immagine del Tiro a Segno Nazionale e sulla sopravvivenza stessa di questa Istituzione, già minata da ultradecennali problematiche più o meno note al pubblico, con tutte le ripercussioni che potrebbero estendersi dall'esercizio sportivo e diportistico delle discipline di tiro a tutte quelle che sono le ulteriori funzioni che le Sezioni svolgono per finalità anche militari e di Pubblica Sicurezza.
Con l'auspicio che l'incontro annunciato nel comunicato UITS ed ogni altra occasione di confronto possano portare a più approfondite riflessioni, inviamo i più cordiali saluti.
Leggi la Circolare del I Reparto Infrastrutture del Genio
Leggi il Comunicato UITS(link is external)
Considerazioni a margine...
Che all'interno delle Sezioni del Tiro a Segno Nazionale si decida di non far utilizzare munizionamento ricaricato, potrebbe anche risultare una decisione tecnicamente comprensibile, rispetto ad esigenze di sicurezza, non tanto degli impianti di tiro, quanto delle persone che li frequentano.
Potremmo discutere su aspetti tecnici e di stile delle argomentazioni addotte nel documento emanato dal I Reparto Infrastrutture del Genio Militare, ma non è questa la sede adatta, né nostro il compito di farlo.
Come anche, potremmo discutere dell'oggettiva inefficacia manageriale della UITS rispetto alle esigenze del mondo del tiro sportivo italiano (TUTTO il tiro sportivo, di TUTTE le discipline di tiro esistenti); inefficacia le cui responsabilità non possono comunque essere addebitate unicamente all'ultima Presidenza in carica nel quadriennio 2021-2024, ma che purtroppo risalgono a problemi gestionali di cui la UITS soffre da molti, troppi anni.
Una cosa è certa: il Tiro a Segno Nazionale, Istituzione storicamente e tecnicamente di fondamentale importanza nel nostro paese per chiunque si avvicini al mondo delle armi e del tiro - non importa quali e come - non ha bisogno di divieti, ma di autorizzazioni.
Al contrario, da troppi anni ormai assistiamo al progressivo "annientamento" del TSN a causa della supervisione di una burocrazia vecchia e stantia che per assenza di competenze adeguate ai tempi e al mondo in cui viviamo non è in grado di proporre, né tantomeno di attuare, soluzioni manageriali efficaci utili a restituire al Tiro a Segno Nazionale quel ruolo "socialmente educativo" centrale che era stato alla base della sua stessa nascita, nel 1882, con la finalità di "curare l'istruzione nell'impiego delle armi e di coltivare l'esercizio del tiro".
È comunque triste constatare che la UITS (Unione Italiana Tiro a Segno), organizzazione nata nel 1894 per curare gli aspetti "puramente sportivi/agonistici" del tiro, ma sostanzialmente differenti da quelli "educativi e formativi" istituzionali propri del Tiro a Segno Nazionale, resti ancora impantanata nella convinzione assolutamente errata che focalizzando tutte le (scarse) energie disponibili solo ed esclusivamente sulle discipline di tiro olimpico, questo sia sufficiente a consentire all'Italia di potersi confrontare efficacemente con il modo di gestire (tutti) gli sport del tiro oggi praticati in molti paesi del mondo.
Resta il fatto che chiunque creda che per promuovere e sostenere il tiro sportivo - in tutte le sue forme, con il grande indotto commerciale che vi ruota attorno, ovvero la vita lavorativa di decine di migliaia di persone - sia sufficiente occuparsi di calibro .22 e aria compressa, se non addirittura di "armi laser"... non solo non ha capito nulla, ma è responsabile della distruzione delle fondamenta della "cultura del tiro", ovvero dell'unica forza in grado di contrastare le azioni politiche delle fazioni anti-armi più estremiste. Chi si vuol sentire offeso si offenda, ma per il bene di tutte le attività di tiro e dello sport, sarebbe il caso di mettere definitivamente da parte ogni forma di ipocrisia e trovare soluzioni semplici, chiare ed efficaci, nel rispetto dei diritti degli appassionati e dei legali detentori di armi in generale.
Tutto questo, lo ribadiamo, indipendentemente da questioni legate a criticità ed esigenze di sicurezza rilevanti rispetto all'uso di munizionamento ricaricato sul quale (al di là di soluzioni di controllo assurde) non è possibile attuare controlli efficaci.
NDR ----------