Direttiva Europea Armi: siamo alle Termopili?
Le informazioni rilasciate ieri dalla relatrice Vicky Ford in occasione della riunione del comitato IMCO dell'Europarlamento lasciano poche speranze su una conclusione positiva del trilogo: toccherà puntare sui voti di febbraio e marzo
E così è arrivato il 29 novembre, e con esso l'annunciata relazione di Vicky Ford al Parlamento Europeo sull'andamento del trilogo relativamente alla proposta di modifica della direttiva europea sulle armi da fuoco.
Date le già note pesantissime pressioni che gli europarlamentari stavano e stanno subendo dalla Commissione Europea e dai governi di molti Stati membri – in primis Francia, Germania e Italia – era difficile che la sua dichiarazione si scostasse da quanto già dichiarato in occasione della conferenza del 16 novembre scorso.
Insomma, salvo imprevisti pare proprio che il trilogo sia destinato a chiudersi con l'incontro del prossimo lunedì, 5 dicembre, e che potrebbe trovarsi un accordo con l'Europarlamento sulla posizione "di compromesso" del Consiglio.
Categoria A7
Le armi di categoria B7 non saranno tutte messe al bando, né sottoposte a restrizioni. Con un' eccezione: le armi demilitarizzate (quelle a raffica convertite in semi-automatico) saranno vietate.
Quelle già in mano ai tiratori potranno essere ancora detenute, usate, cedute, scambiate, lasciate in eredità, ma non ne potranno essere immesse altre sul mercato.
Caricatori
Vi saranno limitazioni sui caricatori: chi non goda della annunciata "esenzione per i collezionisti e i tiratori sportivi" non potrà acquistare o usare, dopo la data di entrata in vigore della legge di recepimento della direttiva, i caricatori sopra una certa capacità.
Durate delle licenze e controlli medici
Non ci sono specifiche indicazioni sulla durata massima delle licenze di porto d'armi, anche se alcuni testi parlano di cinque anni. Questo non è un problema per alcuni Paesi, ma potrebbe esserlo per altri dove le licenze di detenzione d'armi non hanno una data di scadenza.
Per quanto riguarda invece la questione dei controlli medici periodici a cui i titolari di licenze d'armi dovrebbero sottoporsi, citiamo le parole della stessa Vicky Ford:
Il Parlamento insiste affinché gli Stati Membri abbiano sistemi di controllo che si occupino della rilevazione di eventuali condizioni ostative mediche e psicologiche in accordo con le leggi nazionali, su base continua o non continua.
Poche luci, molte ombre
Per "ragionevole" che possa sembrare, l'accordo di compromesso in realtà è tutto fuorché accettabile.
Quantomeno in Italia, se fosse recepito in base a tali linee generali, esso fotograferebbe la situazione attuale (con la considerevole eccezione della messa al bando delle armi demilitarizzate), ma possiamo fidarci del fatto che nella legge di recepimento le misure non saranno inasprite? No di certo. E che dire della situazione negli altri Stati membri?
In alcuni Paesi dell'Europa dell'est, ad esempio, le armi B7 demilitarizzate sono le più comuni, perché quelle native sono troppo costose per il reddito medio dei tiratori civili. Anche in Italia e in altri Paesi dell'Unione esse sono molto popolari, e in genere trattate da piccole e medie imprese che finiranno per chiudere.
In alcuni Paesi non esiste un sistema di certificazione medica, che dovrà essere messo in piedi ex novo.
Paesi come la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria e la Polonia hanno già annunciato che non si conformeranno – e ad essi potrebbero aggiungersi le repubbliche baltiche e la Finlandia. E la Svizzera, pur di non recepire alcuna restrizione, è pronta a uscire da Schengen.
E come si gestirà la questione dei caricatori?
Armi sportive, tiratori sportivi, A7 ed esenzioni
Le armi di categoria B7 diventeranno A7 (vietate), se dotate di un caricatore ad alta capacità.
Ma cosa definisce il "tiratore sportivo" e il "collezionista" che saranno esenti? Vorranno forse imporre l'iscrizione obbligatoria alle federazioni di tiro o la partecipazione obbligatoria ad un certo numero di gare?
E per quale motivo una persona quasiasi (= libero cittadino europeo) dotata di regolare licenza di porto d'armi non dovrebbe poter praticare del tiro ricreativo usando i caricatori che desidera?
E siamo sicuri che gli Stati membri vorranno accettare la norma con questa chiave di lettura e non in maniera più restrittiva, ad esempio limitando il mercato di tutte le armi che siano anche solo capaci di accettare caricatori "ad alta capacità"? Ciò potrebbe significare di fatto la messa al bando di un numero enorme di armi lunghe.
Caricatori (ancora)...
Se il testo del Consiglio come dibattuto mesi fa non è stato cambiato, sotto questo punto di vista saremmo di fronte ad un'ecatombe:
- I caricatori potrebbero essere acquistati e detenuti solo da chi possiede una licenza d'armi, e si potranno acquistare e possedere solo caricatori per le armi che si possiedono
- I caricatori dovranno avere una capacità limitata a 20 colpi per chi non è interessato dall'esenzione da "tiratore sportivo" o da collezionista, ma in altri documenti si parlava addirittura di 20 colpi per le armi corte e 10 colpi per le armi lunghe
Quantomeno la norma non dovrebbe essere retroattiva. Resta comunque il dubbio su come si farà a farla rispettare, visto e considerato che i caricatori in circolazione sono milioni e che si possono facilmente importare in Europa da fuori UE in un pacco o in una valigia, essendo fatti in plastica o metallo ed essendo irrintracciabili (si tratta di parti fatte in serie senza numeri identificativi).
Certificati medici
Quale sarà la scadenza per la revisione medica dei possessori di porto d'armi? Cinque anni, come alcuni documenti indicherebbero? Non è chiaro, ma è probabile.
E con quali criteri si dovrebbero rilasciare i certificati? Già oggi il sistema italiano consente una certa sicurezza sotto questo punto di vista, ma non è un mistero che in tanti vorrebbero aggiungere lacci e lacciuoli per poter negare le licenze a chiunque, da chi porta gli occhiali a chi ha avuto un periodo di depressione vent'anni prima a causa di problemi coniugali. Se si dovesse adottare un sistema di screening psichiatrico, difficilmente si scapperebbe da una diagnosi di malattia mentale che sarebbe ostativa al porto d'armi, dato il normale stress della vita moderna e soprattutto data la natura controversa del DSM-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali nella sua ultima edizione.
Il giorno del tradimento?
Per quanto sia difficile da digerire, non è esatto dire che Vicky Ford, o chi per lei, ci abbia traditi o che gli europarlamentari abbiano ignorato i messaggi arrivati in seguito alla chiamata all'azione della rete di Firearms United di pochi giorni fa.
Stando alle informazioni della stessa rete, sono entrati in gioco alcuni fattori esterni negli ultimi giorni. Tanto per iniziare, il ruolo di Vicky Ford è diventato sempre più debole: nel corso della campagna elettorale per il referendum dello scorso giugno, Vicky Ford ha fatto campagna per il "Remain".
Con la sconfitta della sua posizione e l'inizio della procedura della Brexit l'anno prossimo, Vicky Ford è stata costretta a chiudere i giochi il prima possibile per evitare di dover cedere ancora di più nei prossimi mesi.
Non si parla, infatti, solo delle già note pressioni della Commissione Europea – il cui Presidente Jean-Claude Juncker recentemente è tornato ad accusare di antieuropeismo chi si è opposto alla modifica della direttiva e chi l'ha "annacquata" – ma anche di quelle di molti Stati membri, i cui europarlamentari sono stati sottoposti a forte pressing dai rispettivi partiti d'appartenenza, dai governi e dai parlamentari nazionali.
Tra questi, soprattutto, ci sarebbe la Francia, il principale sponsor delle restrizioni, il cui Premier Manuel Valls dovrebbe presto dimettersi per potersi candidare alle Presidenziali dell'aprile 2017; il suo posto dovrebbe essere preso dall'attuale Ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, che è anche uno dei principali ispiratori delle restrizioni. Il Partito Socialista, a cui entrambi appartengono assieme all'attuale Presidente François Hollande, è in profonda crisi dopo cinque anni di amministrazione fallimentare, e spera di portare a casa almeno un risultato di propaganda.
Ha giocato un ruolo, nonostante l'apparente sconfitta, anche la sempre crescente popolarità e influenza della rete di Firearms United.
Come già segnalato, la crescita del movimento sta dando gli incubi a molti nei governi nazionali e nelle istituzioni europee; questi si sono dunque affrettati a far passare "qualcosa, qualsiasi cosa", pur di non doversi dichiarare sconfitti dalla "Lobby delle armi".
O il giorno della sconfitta?
Queste notizie non devono tuttavia far dimenticare che il confronto per la tutela dei diritti dei cittadini europei non è concluso.
Alla conclusione del trilogo seguiranno infatti due voti: a febbraio al comitato IMCO e a marzo al Plenum dell'Europarlamento.
In particolare in quest'ultima sede c'è ancora una forte possibilità di apportare modifiche a nostro favore al provvedimento: basta infatti un fronte di circa 70 eurodeputati, che in effetti è presente. Le informazioni di cui dispone la rete di Firearms United indica infatti che almeno due gruppi parlamentari (ALDE ed ECR) siano compattamente a nostro favore e contro ogni restrizioni, assieme ad una buona parte del PPE e persino una parte minoritaria dei socialdemocratici, oltre ovviamente ai gruppi ENF ed EFDD.
La rete di Firearms United sta preparando una forte risposta politica, a cui dovrà corrispondere un forte supporto dei possessori d'armi di tutt'Europa. La chiamata all'azione di qualche giorno fa è ancora valida, e aiuterà a compattare l'opposizione laddove vi sono i margini per farlo – quei margini che al trilogo non sono stati possibili.
Infine, anche dopo il passaggio del testo – qualsiasi esso sia – si dovranno attendere le leggi di recepimento nazionali: altri quindici mesi per lottare.
Non è il momento di mollare il colpo, o la Commissione Europea ne approfitterà per strappare dei divieti ancora più radicali.
Ogni qualvolta i legislatori tentino di sottrarre o distruggere la proprietà del popolo, o di renderlo schiavo d’un potere arbitrario, si mettono in istato di guerra col popolo stesso, che pertanto è assolto da ogni ulteriore obbedienza e resta libero di ricorrere al comune rimedio che Dio ha messo a disposizione di tutti gli uomini contro la forza e la prepotenza.
John Locke, Secondo trattato sul governo (1690)