L'elezione è avvenuta a margine della settantesima assemblea plenaria ISSF, tenutasi il 30 novembre a Sharm-el-Sheikh, in Egitto.

Già vicepresidente ISSF dal 1998 al 2018, Rossi era già candidato alla presidenza contro lo stesso Lisin proprio nel 2018; all'epoca l'oligarca russo – soprannominato "re dell'acciaio" in quanto presidente del colosso siderurgico Novolipetsk, e noto fino all'aprile di quest'anno per la sua vicinanza a Vladimir Putin – aveva vinto l'elezione per uno scarto di quattro voti.

Nei mesi precedenti all'elezione del 2018, la candidatura di Rossi era stata segnata dalle polemiche, tra minacce e sanzioni disciplinari poi ribaltate dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.

Quest'anno, tuttavia, la situazione si è ribaltata: Rossi ha superato Lisin con uno scarto di nove voti – 136 contro 127. Non nettissimo, ma decisamente superiore a quello registrato da Lisin su Rossi nel 2018.

«Sono naturalmente felicissimo di questo risultato, che arriva dopo anni difficili in cui ho svolto un duro lavoro con tutto il mio staff.» ha dichiarato Luciano Rossi, l’ottavo dirigente a rivestire il massimo incarico nella storia ultracentenaria dell’ISSF.

«Certamente con questo risultato oggi viene premiata la mia determinazione e la passione per lo sport del tiro. Ringrazio tutti: in particolare la mia famiglia e coloro che mi hanno entusiasticamente votato, ma ringrazio anche chi non mi ha votato perché intendo essere davvero il presidente di tutti per il rilancio di questo nostro sport e per una gestione democratica della Federazione internazionale. Prometto di continuare con ancora più energico impegno il lavoro per lo sviluppo del tiro per un futuro migliore di quell’attività sportiva che è la mia vita e che più amo!»