WFSA: la riunione plenaria 2018 a Norimberga
"Restare informati per non restare indietro": questo il tema della riunione plenaria del World Forum on Shooting Activities, tenutosi l'8 marzo scorso presso la Fiera di Norimberga nell'ambito di una situazione internazionale quanto mai travagliata
Il quadro internazionale è quantomai poco roseo per il nostro mondo.
Nonostante la solida maggioranza pro-armi al Congresso e alla Casa Bianca, dopo la sparatoria di Parkland, a livello locale, statale e federale si susseguono i tentativi di far passare leggi restrittive. In Europa, mentre numerosi Paesi (tra cui l'Italia, uscita dalle elezioni con un quadro politico quantomai incerto!) proseguono l'iter d'approvazione della direttiva sulle armi, arrivano gli attacchi alla caccia in Polonia e Norvegia. Sul fronte della libertà d'espressione, in particolar modo su Internet, la nostra comunità viene soggetta a forti restrizioni dalle nuove regole di YouTube e Reddit – solo gli ultimi Social Media di una lunga lista ad imporre limitazioni alla possibilità degli onesti possessori d'armi di condividere le loro passioni. E a livello europeo e ONU, proseguono gli sforzi per la messa al bando totale delle munizioni al piombo.
Sono queste le criticità con cui quest'anno si è dovuto confrontare il World Forum on Shooting Activities – organizzazione proattiva riconosciuta come ONG a carattere consultivo dalle Nazioni Unite che riunisce alcune importanti associazioni di produttori e utilizzatori di armi sportive e civili in tutto il mondo e si batte per assicurare un futuro radioso ai nostri sport, alle nostre passioni e ai nostri interessi. Una missione difficile, forse impossibile, date le nubi che si addensano all'orizzonte.
La riunione plenaria del WFSA per il 2018 ha avuto luogo l'8 marzo scorso presso la fiera di Norimberga, come di consueto, il giorno prima dell'apertura di IWA OutdoorClassics. Il tema – "Stay informed to stay ahead" ("Restare informati per non rimanere indietro") – già preludeva ad un incontro più in chiave relazionale che programmatica, e infatti gli interventi degli americani William Kullman – consigliere dell'ATF – e Rick Patterson – direttore esecutivo del SAAMI – si sono incentrati soprattutto sull'analisi delle minacce che il nostro mondo affronta in questo periodo, mentre l'irlandese David Scallan – direttore generale dell'area conservazione per la FACE – e Mario Ge – consigliere anziano per l'AFEMS – hanno presieduto un Panel sugli "sviluppi ambientali", relativo soprattutto ai rischi di messa al bando di tutte le munizioni a base di piombo che arrivano dall'Unione Europea e dall'ONU.
Molto più positiva dal punto di vista della tutela dei diritti è stata l'assegnazione del premio Vito Genco come ambasciatore dell'anno per la promozione degli sport di tiro allo statunitense Tom Gresham, sostenitore del diritto alle armi e conduttore di Gun Talk Radio, show radiofonico oggi disponibile anche in Streaming sulla rete Internet.
Nel suo discorso d'accettazione del premio, Gresham si è dilungato in una diffusa retrospettiva dell'evoluzione delle tendenze a leggi sempre più severe sul controllo delle armi. A partire dagli anni '50, quando anche negli Stati Uniti (e già in Inghilterra!) si parlava di imporre restrizioni alle armi corte, ma il possesso d'armi soprattutto per la caccia e il tiro informale era cosa normale, si è passati alla "rivoluzione" degli anni '60 e più tardi degli anni '70, quando le spinte dei movimenti Hippy e dei pacifisti in opposizione alla guerra in Vietnam, gli omicidi politici di Martin Luther King e John Fitzgerald Kennedy negli USA e il terrorismo politico in Europa, hanno dato il "là" ad una serie di restrizioni da entrambe le sponde dell'Oceano Atlantico – che pure di certo non hanno contribuito a ridurre il livello di violenza nelle rispettive società.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno visto la trasformazione della National Rifle Association da semplice associazione sportiva a Lobby per la difesa del diritto alle armi, con la nascita nel 1975 della Initiative for Legislative Action.
A salvare il diritto alle armi negli Stati Uniti è stato il cambiamento di sensibilità nella società, con la percezione del concetto di difesa personale come un diritto anziché come monopolio da lasciare nelle mani dello Stato – concetto che ha fatto sì che i Democratici, partito USA più favorevole al Gun Control, perdesse il controllo del Congresso che aveva saldamente mantenuto per quasi quarant'anni all'ìndomani del passaggio dello Assault Weapons Ban con scadenza decennale nel 1994.
Ma, avverte Gresham, il pericolo è sempre dietro l'angolo. Ci aggiungiamo noi, con l'incapacità del nostro mondo – anche istituzionale – di educare le nuove generazioni agli sport di tiro e sensibilizzarli al diritto alle armi, lasciandoli così alla mercé della propaganda disarmista che inizia prestissimo già presso le istituzioni scolastiche, rischiamo di avere a che fare presto con le nuove leve dell'opinione pubblica a noi fortemente ostili, educate a odiarci sin dalla più tenera età.
Sotto questo punto di vista fa specie dover constatare che nonostante i soliti appelli alla proattività, ancora una volta le organizzazioni facenti parte del WFSA si stiano preoccupando poco o nulla di comunicare con l'opinione pubblica, come se l'apposito seminario organizzato proprio dal World Forum on Shooting Activities lo scorso settembre fosse rimasto lettera morta – e con l'aggravante che proprio sui siti e sulle reti d'interazione sociale il nostro mondo perde costantemente terreno senza che l'industria e le associazioni riescano ad opporre un'efficace resistenza.
E se non può che fare piacere che il premio Vito Genco, quest'anno, sia stato assegnato ad un grande comunicatore, le intenzioni del WFSA e delle associazioni nazionali e internazionali che ne fanno parte di comunicare al grande pubblico restano tragicamente sulla carta. "Rimanere informati" non basta per non restare indietro: bisogna anche comunicare. E sotto questo punto di vista, l'industria e il mondo del tiro sportivo sono tragicamente indietro.