Ranger antibracconaggio: missioni e armi
Anti Poaching Units: sono le Unità Anti Bracconaggio attive in Africa nella tutela del territorio e la protezione della fauna selvatica. Purtroppo non sempre ben equipaggiate.
di Kyt Lyn Walken Allsopp e Andy Martin
La parola "Ranger" in origine significava "uomo che sorveglia un territorio", ma oggi viene utilizzata anche per indicare personale militare e altre figure professionali. Per rendere le cose ancora più confuse, coloro che proteggono l'ambiente sul campo sono chiamati Conservation Rangers, Park Wardens, Anti-Poaching Operators... e molti altri nomi che talvolta non possono essere tradotti letteralmente dalla lingua inglese.
Chiediamo pertanto perdono ai lettori perché potremmo usare termini diversi pur facendo riferimento alla stessa categoria.
Anti Poaching Units
La missione delle APU (Anti Poaching Units – Unità Anti Bracconaggio) è quella di proteggere un'area specifica dai trafficanti di fauna selvatica e dai bracconieri: può sembrare un compito facile per chi vive nel mondo occidentale, dove il bracconaggio è legato principalmente al consumo di carne e i cacciatori sono armati alla leggera, ma in diversi paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’Asia il valore di mercato di corna, zanne, squame, ossa, zampe di alcune specie in via di estinzione è un business miliardario che attira sia i poveri locali sia le organizzazioni criminali e i terroristi internazionali.
Non entreremo nei dettagli di questo traffico illecito e nelle sue implicazioni sociali ed economiche, concentreremo piuttosto la nostra attenzione sui Rangers che ogni giorno combattono una guerra contro i trafficanti e le loro attrezzature.
Il mondo degli equipaggiamenti tattici è un dedalo di prodotti e accessori iperspecializzati. Purtroppo, la maggior parte di essi sono pensati per determinati ambienti, per lo più zone temperate o desertiche, e per determinate applicazioni professionali, come la sicurezza militare o privata, ma difficilmente si adattano alle esigenze dei Rangers che, ad esempio, combattono i bracconieri pesantemente armati, o addirittura i terroristi, nella giungla congolese.
Fortunatamente esistono prodotti che rispondono quasi perfettamente alle esigenze dei ranger: come ad esempio vecchie cinghie militari dismesse degli anni '70-'80, ma ancora ottime per le APU.
La moltitudine di situazioni e ambienti in cui operano questi Ranger costituisce uno dei principali ostacoli ad una standardizzazione internazionale delle attrezzature e delle procedure operative.
Di fatto, nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, l'accesso a determinati prodotti (soprattutto attrezzature tattico-mediche) è limitato dalla disponibilità del mercato locale e dai limiti di budget dei Rangers locali.
Teniamo quindi a precisare che descriveremo ciò che riteniamo, nella nostra pluridecennale esperienza sul campo, il “set-up ideale del Ranger" e non ciò che è realmente usato, che è estremamente diversificato in quanto dipende da fattori non direttamente associati alle esigenze tattiche.
Ancora più nello specifico, concentreremo la nostra attenzione sui Rangers che combattono i più pericolosi sindacati del bracconaggio, o le organizzazioni terroristiche, nell'Africa centrale, orientale e meridionale.
Dal Congo RDC allo Swaziland: caccia ai bracconieri e rimozione delle trappole
L'attrezzatura trasportata dai Ranger dipende dall'ambiente e dalla durata del compito, ma i parchi più grandi spesso hanno più squadre assegnate a compiti diversi: quindi mentre una squadra si occupa del controllo della recinzione, un'altra cerca le trappole, e altre ancora potrebbero presidiare i cancelli o restare in stand-by (QRT – Quick Response Teams) in caso di emergenza. Una squadra a cui viene assegnato un compito specifico, temporaneamente o permanentemente, viene equipaggiata in base alle specifiche esigenze.
Ranger antibracconaggio: le armi
Tutto sta nella efficacia relativa al Ranger al suo equipaggiamento: molti prodotti fantasiosi fabbricati nel mondo occidentale non trovano impiego reale in situazioni in cui semplicità e robustezza sono tutto ciò che conta davvero. Non sorprende che la maggior parte delle APU abbia adottato vecchi fucili testati in battaglia come AK-47, FN FAL, Heckler & Koch G3 e ogni genere di fucili da caccia.
Poiché quasi la metà delle vittime tra i Rangers sono provocate da animali selvatici, i loro fucili devono essere efficaci sia contro i criminali che contro i grossi animali in carica: sparare a un animale che dovrebbe essere protetto è ovviamente una risposta estrema in una situazione di autodifesa, eppure succede a volte e in una situazione del genere la dimensione del proiettile fa davvero la differenza.
I calibri piccoli (fino a 5,56 mm) non hanno la potenza d'arresto necessaria per fermare un animale in carica, il che spiega perché la maggior parte dei Ranger porta fucili calibro 7,62X39, 7,62X51 o .12.
Ai ranger vengono solitamente forniti solo 2 o 3 caricatori, o un certo numero di proiettili per fucili, ma non sono destinati a ingaggiare uno scontro a fuoco con i bracconieri, ma sono pensati solo per l'autodifesa. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, è difficile trovare più di 3 bracconieri armati.
Vecchie piattaforme contro nuove piattaforme
Quando confrontiamo i fucili sviluppati negli anni '50 con quelli moderni, dovremmo prendere in considerazione le diverse dottrine militari e il loro sviluppo.
Da un lato, i paesi della NATO hanno sviluppato e prodotto diverse piattaforme, dalla G3 alla FN FAL, dall'AR-15 alla SA-80... la maggior parte delle piattaforme è stata progettata per funzionare in condizioni specifiche, ad esempio quando utilizzata da soldati professionisti nel loro paese d'origine.
Oggi i paesi della NATO hanno generalmente in dotazione carabine Colt M-4 e sue varianti in calibro 5.56 mm, molto più leggere dei vecchi fucili degli anni '50-'60. I paesi in via di sviluppo e quelli aderenti al Patto Sovietico invece hanno da sempre in dotazione AK-47 e SKS economici e affidabili: semplici fucili originariamente progettati per essere utilizzati da eserciti di massa, come quello russo e cinese.
Non sorprende che diversi paesi dell'Africa siano stati inondati, durante i loro conflitti interni, da varianti economiche del Kalashnikov invece delle costose controparti occidentali. L'affidabilità e la semplicità dell'AK in mani poco allenate hanno dimostrato la sua superiorità rispetto alla concorrenza.
Il mondo è cambiato, ma dopo più di mezzo secolo quelle armi sono ancora lì, in Africa, usate da soldati, terroristi e ranger: a volte mancano di mira, calcio o astina, ma in qualche modo continuano a sparare.
Non sorprende che i Rangers siano solitamente equipaggiati con vecchi fucili, ma oltre a qualsiasi considerazione finanziaria (con le armerie piene di vecchi fucili, perché comprarne di nuovi costosi per equipaggiare i Rangers?), ci sono altri motivi per non cambiarli.
Il primo è che le estreme capacità modulari di una piattaforma moderna non possono essere sfruttate in Paesi dove è molto difficile trovare mirini olografici, supporti, batterie, pezzi di ricambio e accessori. In secondo luogo, le piattaforme moderne spesso richiedono un certo livello di manutenzione e cura, come quella fornita dai soldati professionisti con un buon kit di pulizia, mentre i Ranger raramente hanno esperienza militare o buoni kit di pulizia.
Non dimentichiamo infine che la maggior parte dei fucili moderni hanno un calibro inadatto a fermare le cariche animali e molti di essi necessitano di munizioni di alta qualità, mentre gli APU vengono solitamente forniti in eccedenza militare a buon mercato sia per contenere i costi sia per la limitata disponibilità di fucili e munizioni di qualità.
Conclusioni
L'equipaggiamento di un Ranger rispecchia le effettive necessità operative e le limitate opzioni a disposizione, in ogni caso le APU si arrangiano ed è estremamente interessante vedere quanto si può ottenere da poche persone motivate e preparate in questo settore.
Successi troppo spesso ignorati dai media, che favoriscono discorsi di vip e incontri politici: se molte specie a rischio di estinzione non sono ancora scomparse, è solo grazie a chi ogni giorno rischia la vita per combattere una guerra impari contro bracconieri e terroristi, una guerra stiamo tutti perdendo per mancanza di un reale sostegno politico ed economico.
Centinaia di Rangers muoiono ogni anno mentre svolgono il loro compito di protezione della fauna selvatica: a loro va tutto il nostro sostegno, non solo con le parole, ma con i fatti.
Note sugli autori di questo articolo
Kyt Lyn Walken Allsopp
Ranger certificato C.R.O.W. - Conservation Rangers Operations Worldwide
Rappresentante ufficiale e istruttore della Hull's Tracking School (Virginia, USA)
Directora de Rastreo Humano presso la Dynamic Tracking (Spagna)
Andy Martin
CEO e istruttore capo di C.R.O.W. - Conservation Rangers Operations Worldwide
Oltre 13 anni di esperienza in operazioni antibracconaggio e sicurezza privata in aree a medio/alto rischio.
Per maggiori informazioni:
C.R.O.W. - Conservation Rangers Operations Worldwide